Cronaca

Sassaiola a Gerusalemme, pellegrini cremonesi tra i testimoni

Una raffica di spari e (anche se i proiettili erano di gomma, a scopo intimidatorio) e l’intervento della polizia israeliana: una scena da film anzi, purtroppo, da telegiornale, che ha sorpreso anche alcuni pellegrini cremonesi e casalaschi che nei giorni scorsi, per un paio di settimane, hanno fatto visita alla Terra Santa sotto la guida di monsignor Alberto Franzini, già parroco di Casalmaggiore per 17 anni e ora parroco della Cattedrale di Cremona.

Al di fuori della ricerca del sensazionalismo ad ogni costo, tuttavia, va detto che la situazione non è degenerata e che l’avventura vissuta dai cremonesi e casalaschi in trasferta in Israele rientra per certi versi nella normalità (anche se fa specie usare questo termine) di una situazione politica e religiosa da secoli insanguinata e problematica in quelle zone. “Ogni volta che vado in Israele noto polizia agli angoli delle strade e tutto sommato questa presenza mi fa sentire anche più sicuro – racconta monsignor Franzini – . Certo, l’intervento di quella domenica (si trattava del 27 settembre, come più di un giornale nazionale ha riportato anche in Italia, ndr) è stato energico, ma tengo a precisare che nessuno del nostro pellegrinaggio con 45 fedeli al seguito ha rischiato di farsi male”.

Cosa è accaduto? “Si è trattato di una delle tante, troppe scaramucce, in questo caso però non tra ebrei e palestinesi, come quasi sempre accade, anche con conseguenze tragiche e morti innocenti. Stavolta invece alcuni ebrei ultra-ortodossi, di fatto veri e propri fondamentalisti, hanno preso d’assalto la Spianata delle Moschee, chiudendosi all’interno di uno degli edifici religiosi. Questo gruppo oltranzista di ebrei chiede infatti che le Moschee, simbolo dell’Islam, vengano abbattute e che sia ricostruito il vecchio Tempio di Gerusalemme. Non a caso la Spianata delle Moschee è definito uno dei luoghi religiosi più contesi del mondo, per la presenza di edifici sacri di Cristianesimo, Islam ed Ebraismo”.

Tornando all’incidente, l’intervento della polizia israeliana si è protratto per diverse ore e comunque alla fine anche la controparte palestinese avrebbe giocato un ruolo importante, tanto che, nel tumulto che ne è seguito, sono stati feriti ben 22 palestinesi, come riportato dalla cronaca internazionale. Un gioco di equilibri e delle parti davvero instabile, come questa terra del resto. Quello che i pellegrini cremonesi e casalaschi hanno potuto osservare è stato l’assembramento dei corpi di polizia che si stavano formando proprio vicino al Muro del Pianto, dove la comitiva di pellegrini era in visita in quel momento e che si trova a pochi metri in linea d’aria rispetto alla Spianata delle Moschee. “Alcuni pellegrini che per la prima volta visitavano Israele – ha raccontato monsignor Franzini – sono rimasti molto colpiti e volevano rientrare in albergo. Tuttavia ho fatto presente che si tratta, purtroppo, di una situazione abbastanza quotidiana e che si verifica molto spesso”.

Alcuni dei pellegrini hanno anche notato, nelle vie strette presidiate dalla polizia vicino al Muro del Pianto, alcuni sassi e pietre, che sembravano raccolte e racimolate per poi essere utilizzate come armi improprie. In effetti l’assalto degli ebrei più oltranzisti e, in secondo luogo, degli stessi palestinesi contro la polizia israeliana ha portato anche ad una sassaiola, fortunatamente lontana dalla presenza dei turisti, dunque degli stessi pellegrini. “Abbiamo assistito alla scena in lontananza – precisa monsignor Franzini – e sentito l’eco degli spari con proiettili di gomma, utilizzati per riportare l’ordine e non certo per ferire i presenti. Più che altro ci siamo informati successivamente su internet e tv sull’accaduto. Ma voglio precisare che, al di là della componente emotiva, non abbiamo corso alcun rischio”.

Giovanni Gardani

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