Cronaca

Azienda sociale, il nuovo statuto va per le lunghe e i sindaci premono

Cambia l’assetto dei servizi sociali dell’ambito distrettuale cremonese, capoluogo più 46 comuni che da mesi stanno cercando di rinnovare il funzionamento dell’Azienda Sociale Cremonese anche in base alle nuove disposizioni della legge regionale. In ballo, ci sono tutti i servizi di assistenza sociale (per adulti, famiglie in difficoltà, minori in condizioni di fragilità; ma anche erogazione dei vari bonus regionali; agevolazioni per famiglie numerose, ecc) che  ormai da anni vengono gestiti in forma consortile, avvalendosi di contributi dei fondi sociali regionale e nazionale. Da mesi i sindaci stanno ragionando sulla modifica dello Statuto, in modo da istituzionalizzare un assetto che dia loro voce, attraverso una separazione più netta tra ruolo programmatorio e compito gestionale. L’Azienda sociale manterrà quest’ultimo compito, ma sarà un comitato ristretto di sindaci (esecutivo), eletti nell’ambito dell’assemblea a dettare gli indirizzi di intervento. Semplice, eppure complesso, perchè sono mesi che se ne parla, l’esecutivo dei sindaci (10, due per ciascuno dei sub ambiti in cui è diviso il distretto) si è costituito, ma lo statuto stenta a prendere forma e quindi il ruolo di programmazione dei sindaci resta al momento una bella intenzione non scritta. I piccoli comuni del territorio, quelli che non possono permettersi un’assistente sociale se non attraverso l’Azienda, sono i primi ad avere bisogno di far sentire la propria voce in azienda in modo da renderla rispondente ai loro effettivi bisogni. A tenere le fila è il comune maggiore, che esprime il presidente del Cda, ossia l’assessore cremonese al welfare Mauro Platé.  La scorsa settimana ha parlato delle modifiche allo statuto in Commissione welfare, ma senza arrivare a conclusioni, anche perché dallo stesso schieramento di centrosinistra (consiglieri Pontiggia e Lipara, entrambi Pd) è emersa la necessità ascoltare direttamente i sindaci del territorio, 12 dei quali avevano inviato una lettera di sollecito a Platé.  A quanto pare l’assessore ne aveva incontrati solo alcuni. L’audizione ci sarà la prossima settimana, il 6 ottobre. Molto più duro nel chiedere il coinvolgimento del territorio,  il consigliere di Obiettivo Cremona Luigi Amore, nello scorso mandato al posto di Platè quale assessore al welfare.

“Tra le incongruità che noto nella bozza di statuto – aggiunge Amore  – c’è quella sulla scelta del direttore generale, tema che non può passare inosservato, visto quello che è successo nell’altra azienda del welfare cittadino, Cremona Solidale. Noto che per l’Azienda Sociale chi amministra la città si è comportato in maniera del tutto diversa: il direttore uscente ha appena ricevuto un nuovo contratto (senza concorso) fino al 2018, ma nella bozza del nuovo statuto si prevede una selezione pubblica. Mi chiedo: perchè con il nuovo statuto in discussione, non si è prorogato il direttore uscente (Ettore Uccellini, dipendente del comune di Cremona in distacco all’Azienda, ndr) fino all’entrata in vigore delle nuove norme, mentre all’azienda Cremona Solidale, dove non vige alcun obbligo di selezione pubblica, si è tenuto in ‘salamoia’ il direttore uscente prorogandogli tre volte in nove mesi l’incarico, per poi sostituirlo?”. Obiezioni che Amore aveva già fatto nei giorni in cui era esploso il ‘caso – Gipponi’, il direttore generale uscente, chiamato dagli allora amministratori di centrodestra e sostituito dal 1 ottobre  con Emilio Tanzi. “Per quell’azienda – afferma Amore – che muove più di 20milioni di euro all’anno e ha come compito la gestione di tutte le fragilità possibili, occorre un cda non forte, ma fortissimo. E invece si è perso un anno, mentre altre strutture del territorio hanno progettato i prossimi interventi, quando si sarebbe potuto semplicemente non rinnovare l’incarico a Gipponi dal primo gennaio di quest’anno, alla scadenza naturale del suo contratto e lavorare sul futuro. Purtroppo temo che vedremo a breve i risultati di questo ritardo”.

Giuliana Biagi

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