Yogurteria e pizzeria lasciano il corso Onde blu e gazebo non bastano
Corso Garibaldi senza pace dal punto di vista commerciale, con due chiusure quasi in contemporanea, una già avviata (la Yogurteria sta smantellando le attrezzature) e un’altra annunciata da un vistoso cartello. Claudio è il titolare della Antica Pizzeria, quella con Pulcinella fuori dalla porta. “Trasloco in galleria Kennedy, sono ottimista e sono abituato alle scommesse. Qui ho avuto grosse difficoltà ad utilizzare il plateatico, ho rischiato più volte che i tavolini venissero travolti dalle auto in manovra” (di fronte c’è un passo carraio, ndr). Una conferma che non è facile trasformare corso Garibaldi in una vera isola pedonale, quale è divenata da due anni a questa parte, a forza di strisce blu, fioriere, gazebo, bolle wi-fi, animazione e da ultimo anche la telecamera all’incrocio con via Villa Glori. Tutto questo messo insieme non risolve il problema strutturale della convivenza tra residenti e vetrine, tante vuote, concentrate sul lato sinistro venendo da corso Campi. “Ci sono anche altri motivi”, spiega Claudio, che qualche anno fa si era trasferito qui dalla precedente sede, sempre in corso Garibaldi, ma nel tratto oltre via dei Mille. Tra questi, oltre che problemi con il Comune per una richiesta esorbitante di oneri, anche i disagi derivanti dai nuovi orari di raccolta della carta da parte della nettezza urbana. “Si può avere il camion che passa proprio all’ora di pranzo? Ma in quale città che vuole attrarre turisti la raccolta dei rifiuti avviene tra le 12 e le 14, in una strada piena di bar e attività di ristorazione? Su questo non mi lamento solo io. Prima la raccolta era di mattina, non so perchè hanno cambiato orario. Ho chiesto spiegazioni ad Aem, sono venuti, hanno fatto sopralluoghi, ma vedo che nulla sta cambiando. Se incontro l’assessore Manfredini (Alessia, ndr), le dico sicuramente queste cose”. Da qui la scelta di acquistare dei locali (di fianco all’ex Playboy) in galleria Kennedy, spazio privato, anche se commercialmente desolato, ma questo potrebbe essere l’inizio di una qualche forma di rinascita: “almeno lì mi basterà il permesso del condominio”.
Discorso diverso per la Yogurteria, gestita da bresciani che avevano scommesso su corso Garibaldi da poco più di un anno, proprio all’inizio della fase di pedonalizzazione. Nessuna volontà polemica, “non diamo la colpa a nessuno,” dice la titolare, ma chiudere dopo un anno e mezzo fa pensare che le aspettative fossero ben diverse. Costi generali di gestione probabilmente troppo elevati per la resa del locale. Le onde blu dello scorso anno qui sono piaciute e difatti l’estate 2014 ha dato migliori risultati di quella appena conclusa, ci spiega. Ma qui conta anche l’effetto caldo torrido di luglio, come conferma Daniela Romani, titolare di Chicco e presidente del gruppo Fismo (moda) di Confesercenti: “In effetti il clima ha penalizzato molto il passaggio. Devo dire però che per alcuni eventi, come quelli dei burattini, il richiamo è stato notevole nonostante il caldo torrido”. Vuole vedere le cose in positivo: “Basta negatività, non aiuta nessuno. E’ vero, ci sono chiusure sul corso, come del resto altrove, ma anche nuovi arrivi, fra poco aprirà un altro locale qui vicino” (di fronte al Lord Cafè, ndr). La rigenerazione urbana che ruota attorno all’installazione dei gazebo va bene, “ma non possiamo certo limitarci a questo. Non bastano i gazebo per tenere viva la zona. Occorre che anche i commercianti ci mettano del loro, ad esempio ci stiamo coordinando per non chiudere nella pausa pranzo, duranti i mercoledì del cittadino. Non è facile, ci vuole del tempo per organizzare i turni, ma si può fare e a me sta dando buoni risultati”.
Congiuntura generale, cambi di abitudini nei consumi, situazioni specifiche della piccola impresa famigliare, alla quale sono chiesti sempre maggiori sforzi e a cui la burocrazia non fa sconti, sono cause fondamentali delle chiusure. La rigenerazione urbana non fa miracoli, e corso Garibaldi lo dimostra. Ormai per l’antica “Strata Magistra” della carta del Campi di metà del Cinquecento il declino pare inarrestabile. Da porta Milano fino a corso Campi è una desolazione assoluta ma neppure quest’ultimo corso se la passa benissimo, a giudicare dai negozi vuoti (causa anche affitti improponibili nell’attuale contingenza economica) e dallo scarso appeal commerciale che esercita. E’ fallito anche il tentativo del Comune di utilizzo temporaneo dei negozi vuoti. I palliativi finora portati avanti dalle amministrazioni (onde blu, rigenerazione, Ztl ribaltata) non hanno dato risultati. Serve ben altro.Forse il Comune dovrebbe affidarsi a qualche consulente esterno capace di studiare soluzioni, come hanno fatto altre città, anzichè andare per tentativi. Con i risultati che sono sotto gli occhi di i cremonesi.
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