Bimbo ferito dopo parto 4 a processo, difesa 'Evento imprevedibile'
Quattro rinvii a giudizio sono stati disposti dal gup Pierpaolo Beluzzi nell’inchiesta della procura sulla vicenda della cremonese di 37 anni che alla 37esima settimana di gravidanza, il 13 ottobre del 2012, aveva partorito da sola e in piedi nel bagno della sua stanza in ospedale senza l’intervento del personale medico. In quelle condizioni, il bimbo, uscendo, era caduto a terra, procurandosi un ematoma alla testa. Quando era stato il momento di partorire, la 37enne aveva suonato il campanello per chiedere aiuto, ma nessuno del personale medico si era presentato. A trovarla in piedi, di fronte alla porta del bagno, con il bambino a terra, appena partorito, era stato il marito. Il personale medico, secondo il racconto dell’uomo, sarebbe arrivato “solo dopo almeno 15/20 secondi” dalle grida di aiuto della paziente. Il piccolo, nella caduta, si era procurato una frattura alla testa con conseguente emorragia che era stata asportata durante un’operazione all’ospedale di Bergamo, dove il bambino era stato trasferito il 15 ottobre.
A processo il prossimo 3 febbraio davanti al giudice Francesco Beraglia andranno il ginecologo del reparto di Ostetricia dell’ospedale di Cremona Antonello Pinzoni, difeso dall’avvocato Diego Munafò, le due ostetriche Chiara Cerioli e Sara Ziliani, assistite dall’avvocato Isabella Cantalupo, e la tirocinante ostetrica Amanda Fiorentini, difesa dagli avvocati Uliana Garoli ed Elena Guerreschi. Oggi, davanti al giudice, i legali Luca Curatti ed Alessandro De Nittis, che rappresentano i genitori e il bambino, si sono costituiti parte civile.
Per tutti gli imputati le ipotesi di reato sono quelle di lesioni colpose, mentre per la Cerioli e la Fiorentini è contestato anche un falso nella cartella clinica dove ci sarebbe stato scritto che era stata l’ostetrica ad eseguire il monitoraggio, mentre invece secondo l’accusa lo avrebbe compiuto la tirocinante.
Per la procura, il ginecologo e le ostetriche avrebbero determinato “l’espletamento del parto in condizioni di assenza completa di qualsivoglia assistenza e cura sanitaria adeguata con la conseguente caduta al suolo del feto al momento della nascita”. Non avrebbero quindi impedito che il piccolo “subisse lesioni personali dalle quali è derivata una malattia per un tempo superiore a venti giorni e non superiore a quaranta giorni , ma dalle quali deriverà una malattia probabilmente insanabile”.
Di “evento eccezionale ed imprevedibile” ha parlato l’avvocato della difesa Munafò, “considerato che l’espulsione è avvenuta in assenza di qualsiasi sintomo premonitore”. “La paziente”, ha continuato il legale, “era stata sottoposta a serrato controllo cardiotocografico da cui risultava che non aveva contrazioni ed aveva una dilatazione di un solo centimetro a fronte dei tre minimi per cui si ritiene che una partoriente sia in travaglio. Non esistono inoltre protocolli o linee guida atti ad evitare l’accadimento di fatti come questo”. Di “evento eccezionale” ha parlato anche l’avvocato Cantalupo, che assiste le due ostetriche: “hanno fatto tutto ciò che potevano, hanno solo fatto il loro dovere, e quindi respingiamo le accuse”.
“Si tratta di una brutta vicenda”, ha invece commentato l’avvocato Luca Curatti, parte civile insieme al collega De Nittis, “che francamente non pensavo potesse verificarsi ancora ai nostri tempi ed in queste condizioni. Tuttavia ci sarà un processo nel quale i nostri assistiti intenderanno fare accertare responsabili e responsabilità e chiedere la punizione di tutti i colpevoli alle pene di giustizia. Oggi il bambino, che ha tre anni, sta bene, anche se sono residuate delle patologie, come ad esempio ansia, difficoltà del linguaggio e quant’altro, per le quali valuteremo se ci sia stato o meno un nesso di causalità con i fatti accaduti”.
Sara Pizzorni
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