Politica

Caso direttore a Cremona Solidale, Rischia di saltare la donazione Azzolini

“Io non entro nei vostri cavilli, è chiaro che sono cavilli che non contano nulla. Per me quello che è importante è che gli ospiti, che sono alla fine della loro vita, hanno diritto di avere degli attimi anche dolci. Io le ho visitate tutte le strutture di Cremona Solidale, ho parlato con chi ci vive. E poi con il dottor Gipponi avevamo cominciato a fare dei ragionamenti per eventuali nuovi interventi. Ma a questo punto, prima di lasciarli i soldini, voglio capire come andranno le cose”. E’ la novantenne Lidia Azzolini, presidente del Comitato Donatori di Cremona Solidale, ad assestare il colpo ad effetto nella querelle sulla nomina del direttore di Cremona Solidale, in commissione Vigilanza. Invitata da parlare dal presidente Marcello Ventura, la studiosa d’arte – il cui nome è già legato all’ultima palazzina dell’ex Soldi, quella della Riabilitazione – ha fatto capire che è più che mai in bilico la sua intenzione di lasciare il proprio ingente patrimonio all’azienda speciale del Comune. E che il rapporto di fiducia creatosi con il direttore generale negli ultimi cinque anni è una condizione importante di quella donazione.

L’intervento è giunto a circa due ore dall’inizio di una commissione – fiume (iniziata alle 18, terminata oltre le 22) in cui erano presenti tutti i membri del cda di Cremona Solidale, alcuni ex amministratori, l’assessore alle Politiche Sociali Mauro Platé e il segretario generale del Comune Pasquale Criscuolo. A lui il compito di spiegare la legittimità della procedura seguita per la scelta del nuovo direttore, non un concorso pubblico, ma una procedura comparativa in cui gli elementi fiduciari erano nettamente prevalenti sul mero conteggio dei punti dati dai titoli. Ma questo era scritto chiaro nell’avviso, ha sottolineato Criscuolo, e nessuno lo ha impugnato. Certo, una procedura “perfettibile”, ha ripetuto più volte il segretario, “sicuramente non il non plus ultra delle procedure, ma non presentava, per questo, elementi di illegittimità”. Il Comune, ha poi spiegato la vicepresidente di Cremona Solidale Cristina Manfredini, era stato interpellato dal Cda per aiutare gli uffici dell’azienda (era inizio luglio, periodo di ferie) a vagliare l’idoneità delle candidature arrivate, trenta, rispetto ai requisiti posti nel bando. Come si ricorderà, il bando era stato chiuso una prima volta a metà giugno, poi riaperto, con scadenza presentazione domande un mese dopo. In commissione, per la prima volta da quando si è aperta la vicenda, un membro del Cda ha ricostruito quei convulsi momenti. “Certo che siamo arrivati in ritardo – ha spiegato Manfredini – e se abbiamo fatto un errore non ho problemi ad ammetterlo. I nove mesi di proroga al dottor Gipponi sono lunghi, è vero. Teniamo presente che questo Cda era nuovo del mestiere, tranne nel caso di Ilaria Giordano; i primi sei mesi sono serviti a conoscere l’attività gestionale e a costruire un rapporto con il dottor Gipponi”.

LA MINORANZA – La figura scelta, quella di Emilio Tanzi, laurea in Economia a Cà Foscari ed esperienza di docenza alla Bocconi, ma nessuna esperienza diretta nella direzione di una Rsa, risponde dunque ad una logica di discontinuità politica, e alla volontà del Cda di calcare strade nuove per il futuro dell’azienda che però, assicura Arcaini “non rappresentano un salto nel buio”. Invece è proprio questo il timore, anzi la certezza della minoranza, compatta nel sostenere Gipponi e il suo “ottimo operato” (cinque anni di risanamento dei conti; chiusura di bilancio con un attivo di 250mila euro ecc). “Vi sarebbe bastato dire che in questa scelta ha prevalso come sempre il criterio della discrezionalità, a fronte di una trasparenza solo di facciata”  ha detto Federico Fasani (Ncd). “La stessa strada che avete seguito per Aem: invitate ad inviare i curriculum e poi guarda caso viene scelta la stessa persona che qualche mese prima aveva fatto un viaggio con il sindaco. Questo è decisionismo mascherato. Il secondo bando di Cremona Solidale, guarda caso, estende i titoli di ammissione e consente la partecipazione del candidato che poi ha vinto”.

Molto duri gli attacchi di Giorgio Everett e  Ferruccio Giovetti,  Forza Italia, il quale la butta sul procedurale: “Siamo sicuri che la commissione che ha effettuato la scelta del direttore sia stata validamente costituita? Le sue decisioni sono valide visto che mancava un membro (Ilaria Giordano)?; erano stati previsti i supplenti?”. Al vetriolo le frasi della stessa Giordano: “Quando il resto della commissione ha saputo che non sarei potuta essere presente alla selezione mi hanno risposto che ci avrebbero pensato loro. Come se non bastasse, non mi sono stati resi noti i criteri di comparazione utilizzati per la scelta del candidato ideale, che andavano stabiliti a monte dalla commissione. Per questo motivo ho dato voto contrario. Quando sono rientata mi hanno impedito di ascoltare un altro candidato, che ritenevo avesse un curriculum almeno comparabile a quello del dottor Gipponi. Così mi sono trovata davanti Tanzi (il candidato che è poi stato nominato, ndr) e altri tre. E quando, al colloquio, gli ho chiesto quali fossero le sue esperienze di diretta gestione di strutture, ha risposto che non ne aveva”. Secondo Giordano, i titoli di Tanzi non sono idonei alla direzione di una struttura complessa come quella di via Brescia.

Agguerrito anche Luigi Amore, Obiettivo Cremona con Perri, che con Gipponi e il precedente Cda ha collaborato per cinque anni come assessore al Welfare: “Avete buttato via nove mesi, quando avreste potuto semplicemente effettuare il cambiamento, com’è nel vostro diritto, alla scadenza dell’incarico di Gipponi, dopo il 31 dicembre 2014. Poi, proroghe su proroghe, e solo perchè è un gentiluomo le ha accettate. E adesso lo cambiate? Dopo averlo prorogato per nove mesi? Cosa avreste fatto se non avesse accettato? Quest’azienda è l’insieme di tutte le fragilità, serve un cda non forte, ma fortissimo, per mantenerla in carreggiata. I mesi estivi sono importantissimi per programmare l’autunno e sono stati persi”.

Ognuno resta sulle proprie posizioni e anche il consigliere di maggioranza Giovanni Gagliardi, Pd, evidenzia i grossi limiti di un bando che si presta ad una serie di ricorsi (già preannunciato quello di Gipponi): “Si poteva scegliere una procedura più regolare, Gipponi è una persona che merita stima e lo si poteva mandare a casa con più buon gusto. Ma noi non siamo giudici, qui affrontiamo un problema politico. La precedente amministrazione Perri è stata abbastanza rispettosa delle professionalità quando si è trattato di scegliere se cambiare o mantenerle. Non altrettanto si può dire sia avvenuto in amministrazione provinciale (con Salini), ma per carità sono le regole del gioco. Il punto è come vengono attuate queste scelte”. L’assessore Platè se ne guarda bene dall’entrare nel merito della scelta del Cda, ma ricorda che “adesso l’importante è garantire un’operatività immediata nell’affrontare le sfide che si pongono”, mentre Giordano ricorda a tutti che “inizialmente né il presidente Arcaini né l’assessore erano d’accordo sul cambiare il direttore”. E pesano, sul finale di questa maratona, le parole del  presidente Arcaini in riferimento alla presidente del Comitato donatori: “Il nostro obiettivo è quello di dare un servizio il più possibile efficace ed efficiente, questo non lo vuole soltanto la signora Azzolini che adesso state beatificando”.

“Dopo aver ascoltato il dibattito – ha concluso Ventura – l’insidacabilità della scelta del dg non può essere dettata dalle parole di Arcaini ma ce la darà il giudice con la sentenza del ricorso ormai certo di Gipponi. Diverso sarebbe stato se si fosse scelta una diversa procedura (contratto di diritto privato intuito personae), ma non con un bando ad evidenza pubblica a procedura comparata. Se il tutto dovesse essere annullato, l’azienda speciale resterebbe senza direttore e non ci sarà più un Gipponi da prorogare. Non è difficile ipotizzare un danno a 360 gradi per un’azienda di quasi 400 dipendenti e oltre 350 posti letto”.

g.biagi

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