Cronaca

Violenza sessuale su minore, archiviate le accuse per 35enne

L'avvocato Cortellazzi

Non era ubriaca e quindi era consapevole delle avances sessuali. Così ha ritenuto il gip Letizia Platè che ha accolto la richiesta di archiviazione del pm nei confronti di un cremonese di 35 anni accusato di violenza su una 15enne. I fatti risalgono alla notte di San Lorenzo dell’estate del 2014. A sporgere denuncia nei confronti dell’uomo, bagnino al centro sportivo San Zeno, erano stati, il 31 marzo scorso, i genitori della ragazza, che tramite il loro legale, il 20 giugno successivo, hanno fatto opposizione alla richiesta di archiviazione della procura. Secondo l’accusa, quella notte di San Lorenzo, nel corso di una festa, il 35enne avrebbe avvicinato la giovane, le avrebbe offerto da bere, l’avrebbe portata in un luogo appartato dove poi l’avrebbe baciata e costretta a praticargli un rapporto orale. Nella denuncia, i genitori della minore sostenevano che l’uomo avrebbe approfittato del’ingenuità della ragazza, inducendola a bere, così da renderla disponibile.

Nel corso delle indagini preliminari, la giovane era stata ascoltata dalla polizia giudiziaria alla presenza di una psicologa e in quell’occasione aveva riferito di essersi avvicinata per prima al 35enne per salutarlo. L’uomo le aveva fatto bere dal suo bicchiere di birra “qualche sorso” e a quel punto lui l’aveva baciata. Successivamente lei si era allontanata per poi raggiungerlo nuovamente. In quell’occasione lui le aveva proposto di appartarsi. “Io l’ho assecondato”, aveva raccontato la minore, “ero frastornata, non ho opposto alcuna resistenza, ma non riuscivo a capire tale comportamento”.

Nel decreto di archiviazione, il giudice scrive che “dal racconto della persona offesa emerge come l’uomo non abbia mai minacciato nemmeno indirettamente la ragazza, né abbia utilizzato una forza fisica costrittiva tale da impedirle di opporsi”. Inoltre, “pur essendo in un luogo all’aperto nelle cui vicinanze c’erano molte persone, non aveva cercato di allontanarsi dall’uomo, né al primo approccio, né successivamente”. Per il giudice, “il racconto della persona offesa lascia ampi margini di dubbio”. Per di più la minore, che aveva bevuto solo qualche sorso di birra, non era ubriaca,  e quindi “non ci fu alterazione significativa delle capacità di percezione della realtà”. Quanto al possibile abuso da parte del 35enne delle condizioni di inferiorità psichica della minore, il gip evidenzia che “tale abuso non può desumersi esclusivamente dalla sproporzione di età tra l’uomo e la giovane”, spiegando che “una persona minore di 18 anni e maggiore di 14 è considerata in grado di autodeterminarsi e di prestare un valido consenso anche agli atti sessuali”.

Il giovane era assistito dall’avvocato Massimiliano Cortellazzi, che nella sua memoria difensiva ha sostenuto che il suo cliente non aveva mai indotto la minore a bere, né tanto meno aveva cercato con lei contatti fisici. Anzi, era stato lui a respingerla quando lei aveva cercato di baciarlo. Di più: il legale della difesa ha puntato il dito contro i genitori della ragazza, “che senza neppure mettere in dubbio quanto raccontato dalla figlia, hanno sporto denuncia, negando al mio assistito la possibilità di discolparsi” e “omettendo di ammettere, innanzi tutto con se stessi, che le problematiche manifestate dalla ragazza all’inizio dell’anno scolastico 2014, in realtà si erano presentate anche precedentemente ai fatti”. L’avvocato Cortellazzi ha anche fatto notare che i genitori hanno “sostenuto ripetutamente” che la loro figlia avesse 14 anni compiuti al momento dei fatti, mentre in realtà ne aveva già compiuti 15. “Guarda caso”, si legge nella memoria della difesa, “nell’atto di opposizione non si sbaglia per eccesso, ma per difetto, andando a tangere l’età spartiacque che per il codice costituisce la cosiddetta età del consenso”. “Ora”, secondo il legale, “se si può anche ipotizzare che il difensore abbia sbagliato i conti, questo non è certamente credibile per dei genitori che certamente conoscono l’età della figlia, inducendo così il dubbio che si sia voluto rappresentare ciò che non è”.

Sara Pizzorni

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