Costi dello studio Leap Trasparenza è merito della minoranza
Gentile direttore,
a distanza di settimane dalle pressanti richieste da parte del Presidente Ventura e dei componenti di minoranza della commissione di vigilanza, finalmente, messo alle corde, il Professore rende noti i costi della relazione LEAP. Anche in questo caso, con il solito sgradevole stile, tenta di capovolgere la realtà. Ci aveva già provato quando, messo all’angolo sempre dal diligente Presidente Ventura che lamentava il ritardo nella consegna dell’elaborato, tentò di convocare, lui, una commissione per la presentazione dello studio. Anche lì provò ad intestarsi l’azione e la definì “atto di trasparenza”. Oggi ci è ricaduto intestandosi l’azione di avere reso noti i costi delle relazioni, come fosse farina del suo sacco. Leggendo i documenti si capisce cosa lo ha portato ancora una volta a tenere a lungo segreti i costi dello studio e a tentare di farli sprofondare maldestramente nell’oblio ferragostano. Lo capisco perchè i numeri sono imbarazzanti. Sono stati spesi 75.000€ di relazione aggiuntiva su 42.000€ di relazione originaria che giace ancora nascosta nei cassetti del Comune.
Ma la cosa più grave è che, in questo caso l’amministrazione tenta pure di prendere le distanze dalla spesa sconsiderata come se la relazione aggiuntiva l’avesse chiesta qualcun’altro quando dal documento pubblicato appare evidente che l’estensione dello studio è stata chiesta ed ottenuta dal Comune solo per tramite di AEM. Altrettanto grave è l’accusa che il Professore ha rivolto ai Consulenti di LEAP, all’indomani della presentazione della relazione, quella cioè di avere ipotizzato un nuovo impianto senza che nessuno lo avesse chiesto, ipotesi invece annoverata dal disciplinare di incarico per lo studio. Capisco anche che il contenuto della relazione possa avere destabilizzato chi presuntuosamente credeva di possedere le conoscenze per trattare e governare materie così complesse. Oggi è chiaro che l’autorevole Consorzio LEAP ha sotterrato per sempre la visione ideologica della questione “spegnimento inceneritore” attraverso un lavoro capillare frutto di una preparazione tecnica reale e non di chiacchere buone solo per la campagna elettorale. Ma tutto questo può ripercuotersi sulla trasparenza che una Amministrazione deve necessariamente avere? È giusto che all’indomani della presentazione dello studio l’amministrazione abbia tentato di delegittimare il documento con critiche sterili? O la preparazione genera forse invidiosa paura ad un mondo di politici abituato ad altre logiche lente e affaticate? Non basta continuare a pronunciare la parola “trasparenza” per trasformare una pozza di fango in un lago di montagna.
Federico Fasani – NCD
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