Cronaca

Profughi: se i sindaci non rispondono decisioni saranno calate dall'alto

foto Sessa

“O i territori si confrontano e cooperano nel trovare soluzioni sostenibili, dignitose ed equilibrate, o subiranno decisioni calate dall’alto, con tutti i rischi connessi e le tensioni sociali che queste scelte determinano”. Sono le parole del sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, a margine dell’incontro svoltosi sabato 1 agosto con il Prefetto Picciafuochi e una quarantina di sindaci cremaschi, dopo il ‘caso-Chieve’ che ha portato alla luce i ritardi delle pubbliche amministrazioni nell’affrontare il tema dell’accoglienza. Non a caso il piccolo comune cremasco si è accorto dell’esistenza dei profughi quando un privato ha messo a disposizione un proprio immobile, senza informare né i vicini di casa,  né il sindaco, Davide Bettinelli. Questa la probabile piega che  prenderanno gli eventi (convenzioni Prefettura – privati)  se gli enti locali saranno latitanti nell’affrontare il problema dell’accoglienza.

Il problema era scoppiato a Cremona a inizio luglio con l’utilizzo delle ex scuole di Picenengo, messe a disposizione dal Comune a una cooperativa. Polemiche anche qui, da parte della Lega Nord e di alcuni residenti, ma almeno la gestione dei profughi è rimasta in capo all’ente locale (anche se tramite una cooperativa). Diversamente da quanto è accaduto sul cremasco: “Riteniamo peraltro necessario – continua infatti il sindaco di Crema, “sottrarre al ‘mercato privato’ questa gestione inserendo come punto imprescindibile l’intervento della Caritas, eventualmente affiancata da altri operatori sociali, per percorsi di affiancamento e mediazione culturale e progetti educativi. Sarà importante, successivamente, coinvolgere i migranti in lavori socialmente utili, come sta già avvenendo in altre comunità, per generare un ‘effetto restituzione’, importante per una reciproca accettazione e civile convivenza”.

Diverse le parole che arrivano oggi dal segretario cittadino della Lega Nord Alberto Mariaschi, i risposta a un intervento del segretario Roberto Galletti, Pd: “Mi pare che il pragmatismo per Galletti sia sinonimo di rassegnazione. Rinunciare a lottare per la propria identità. In lui forse fragile e annacquata.  O forse motivata solo dalla paura di contrastare l’arrivo di persone che, lo sa benissimo, come bene lo sanno le persone più influenti del suo partito, non sono qui la maggior parte per inserirsi in nuovi contesti, integrarsi, ma sono qui per approfittare proprio della debolezza  e codardia di molti di noi” (leggi la lettera integrale nella rubrica Lettere).

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