'Edilizia e gioco d'azzardo, le mafie non devono essere sottovalutate' Il caso Cremona in Commissione antimafia regionale
Nella foto Girelli, presidente della Commissione Antimafia di Regione Lombardia
La situazione delle infiltrazioni mafiose a Cremona? Come per Mantova è meno preoccupante rispetto ad altre province lombarde, pensando ad esempio a Brescia, Milano e Monza Brianza, ma non per questo può essere sottovalutata. A sostenerlo, come sunto del dossier di 200 pagine presentato martedì mattina alle ore 12 presso il quinto piano del Pirellone di Milano, è Gian Antonio Girelli, esponente del Pd e presidente della Commissione antimafia di Regione Lombardia. Un incontro che ha visto la partecipazione anche di Gianluca Vago, rettore dell’Università di Milano che ha svolto la prima pubblicazione scientifica in questo campo dal titolo “Rivista di studi e ricerche sulla criminalità organizzata” e Nando Dalla Chiesa, per un appuntamento comunque incentrato in particolare sul secondo rapporto trimestrale sulle aree settentrionale per quanto concerne il fenomeno mafioso. Tre i campi che più interessano le varie mafie: ciclo del cemento, industria del divertimento e soprattutto gioco d’azzardo. In particolare il nome della città di Cremona compare a pagina 184 del rapporto proprio in riferimento a quest’ultimo campo. “Se parliamo di gioco d’azzardo peraltro – spiega Girelli – affrontiamo un settore in cui i soldi sono più facilmente riciclabili e in particolare analizziamo anche il problema dell’usura, perché dove l’azzardo diventa patologico, il soggetto malato è più portato a chiedere prestiti, dando luogo al fenomeno dello strozzinaggio”. Nella ricerca si parla di diverse sale Bingo nelle province di Milano, Monza, Brescia e, appunto, Cremona.
Se in generale in Lombardia non manca nulla, con infiltrazioni della mafia calabrese, pugliese, campana e siciliana, Cremona è una provincia spaccata a metà, per dirla a con Girelli. “Nella zona più a Nord, cremasca, prevale la mafia di provenienza siciliana o calabrese, ovvero la ‘ndrangheta, mentre nella zona cremonese abbiamo anche riferimenti al clan dei casalesi, dunque alla mafia campana. La provenienza – spiega Girelli – è molto importante perché la “conquista” della Lombardia da parte di questi movimento malavitosi viene portata avanti tenendo conto delle peculiarità e delle caratteristiche importate dai territori di appartenenza, dove clan e famiglie mafiose hanno ormai sviluppato il proprio modus operandi nei decenni”. Peraltro Girelli ha ricordato l’operazione Aemilia, che pur riguardando la vicina regione dell’Emilia Romagna, ha diversi riferimenti anche nella zona del Sud Lombardia, coinvolgendo anche Cremona, come noto.
Nando Dalla Chiesa ha evidenziato, riprendendo un vecchio detto contadino, che “della mafia non si butta via niente”, evidenziando le potenzialità che la malavita sfrutta, a pieno, in vari settori. Da reati ambientali, in particolare in Liguria, ai casi speciali dei Compro Oro e dei Paninari a Milano, alla nuova frontiera delle discoteche e del divertimento. E poi ci sono le aree grigie, quelle dei colletti bianchi, non mondo criminale a sé ma mondo più o meno organizzata che contribuisce con la forza dei suoi interessi e sua influenza ad abbassare il livello sociale medio di legalità. Nella provincia di Cremona prevale la mafia all’interno del settore dell’edilizia e, come abbiamo visto, del gioco d’azzardo, ma non mancano altri esempi.
Da temere soprattutto le situazioni più subdole, quelle di un riciclaggio di denaro e del loro reinvestimento in situazioni apparentemente pulite. Queste stanno prendendo piede anche nella nostra zona. “Parliamo di unità immobiliari confiscate – precisa Girelli – e di un fenomeno, quello del sequestro di beni, già presente nel precedente rapporto trimestrale, che rimane nascosto ed esce allo scoperto quasi all’improvviso. Facciamo un esempio: in molti comuni della provincia di Verona dove si sono verificati casi di sequestro dei beni della mafia, nessuno dei residenti aveva sospettato qualcosa. Per questo dobbiamo tenere alta la soglia di attenzione: è impossibile parlare di geografia e tracciare confini provinciali netti quando parliamo di malavita, perché naturalmente il desiderio di espansione non conosce barriere. Emerge dunque la necessità anche nelle realtà meno colpite di fare partire un’azione di prevenzione, analisi e attenzione al fenomeno. La presenza, spesso perché subdola, è più forte di quella percepita”.
Senza dimenticare, ovviamente, il caso Viadana, citato nel rapporto a pagina 79 con il famoso caso della presunta parentela dell’ex assessore comunale Carmine Tipaldi, la cui impresa edile è stata tolta dalla white list della ricostruzione post sisma, con uno dei boss di Isola Capo Rizzuto, arrivando fino alla famosa intercettazione “Viadana è in mano nostra”. A tal proposito, diversi riferimenti portano a Gualtieri, che dista da Viadana una decina di chilometri, sempre per ricordare la questione della geografia, davvero labile e interessante da analizzare per comprendere quando il fenomeno sia vicino, quando non già dentro la comunità comprensoriale. A margine, Luigi Gaetti, senatore mantovano di Movimento 5 Stelle molto legato al territorio Oglio-Po, ha chiesto che anche il settore agricolo possa essere tenuto sotto controllo: l’acquisto di terreni immensi, probabilmente con lo stesso meccanismo, e di società agroalimentari in grossa difficoltà economica, dove entrano con capitali e prestanome, è infatti particolarmente insidioso secondo il senatore, e potrebbe rivelarsi un vero e proprio campo minato.
Giovanni Gardani
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