Cronaca

Carenza di personale, l'Archivio di Stato costretto a chiudere oltre due settimane

Non sarà chiuso per ferie, ma per carenza di organico, è questa la situazione dell’Archivio di Stato con sede in via Antica porta tintoria a Cremona. Su un cartello, fuori dal cancello, la scritta: “A causa della mancanza del personale l’Archivio di Stato è costretto ad effettuare la chiusura dei servizi dal 20 al 31 luglio e dal 7 al 14 agosto”. Brutta sorpresa dunque per chi vorrà consultare l’archivio, anche nei mesi estivi. Dunque quei poli culturali riconosciuti anche fuori dai confini cremonesi lasceranno fuori dai cancelli gli avventori, per lo più studiosi e ricercatori. I disagi sono dovuti, come spiega la direttrice Angela Bellardi, al fatto che nel giro di pochissimi anni i dipendenti dell’archivio sono andati in pensione, ma non sono mai stati sostituiti. Così da dodici, si è passati a cinque: i due direttivi, Angela Bellardi e la vice Emanuela Zanesi, due amministrativi e un custode. Il problema è che i visitatori vanno accompagnati, il materiale va ricercato e poi ci sono i problemi relativi alla sicurezza legati alle aperture e alle chiusure. Nonostante il programma di ferie rigidissimo, la chiusura si è resa necessaria. La direttrice, vista la situazione precaria e per evitare la chiusura, si è interessata. È andata di persona dal presidente della provincia Carlo Vezzini per chiedere la mobilità del suo personale, ha telefonato all’onorevole Pizzetti, ma la risposta è stata che si deve attendere che la ministra Madia riveda gli organici. Insomma uno che lavora in Provincia non può passare a lavorare all’Archivio statale. Per di più la situazione è peggiorata, perché è da tantissimi anni che non vengono organizzati bandi per gli archivisti. L’Archivio di Stato è molto frequentato, sono centinaia le persone al mese, oltre alle richieste scritte da parte di ricercatori da tutta Italia, e tra le curiosità si registrano moltissime richieste anagrafiche da parte di figli di emigrati, soprattutto argentini e brasiliani, che chiedono i loro alberi genealogici per poter ottenere anche la cittadinanza italiana.

Silvia Galli

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