Cronaca

Caso Juliette, il maresciallo al gip: 'Volevo togliere la droga da Vescovato'

Sopra, da sinistra: l’avvocato Marco Simone, l’avvocato Antonino Andronico e l’avvocato Walter Ventura (foto Sessa)

Il maresciallo Grammatico

Voleva togliere la droga dalle strade di Vescovato. Questo, a detta della difesa, quanto si proponeva di fare il maresciallo Andrea Grammatico, 28 anni, il vicecomandante della stazione di Vescovato finito in carcere nell’operazione ‘Juliette’. Il militare, ex parà, assistito dagli avvocati Antonino Andronico e Marco Simone, è stato interrogato oggi in carcere per tre ore e mezza dal gip Letizia Platè. “Il nostro cliente”, ha spiegato l’avvocato Andronico, “aveva il pallino di togliere la droga da Vescovato, non voleva che si spacciasse negli oratori. Alcune mamme gli hanno persino scritto delle lettere per ringraziarlo di aver tolto i loro figli dal giro di droga, segnalandoli in Prefettura o al Sert”. “Per quanto riguarda le accuse testimoniali”, ha fatto sapere l’avvocato Andronico, “provengono da persone che direttamente o indirettamente avevano motivi di rivalità o di astio per precedenti indagini di arresti o denunce”.

“Il maresciallo Grammatico”, ha detto a sua volta l’avvocato Simone, “è molto provato, stanco e preoccupato per la sua famiglia. Davanti al giudice ha chiarito la propria posizione, respingendo l’accusa di spaccio”. Nell’interrogatorio, il carabiniere ha giustificato la propria presenza all’interno del locale cremonese dicendo di aver aiutato la moglie, che all’epoca aveva appena partorito, nella sua attività. La donna, infatti, è titolare a Parma di un’agenzia di stewart e personale artistico per molti locali, tra cui anche il Juliette. Secondo il suo racconto, Grammatico si sarebbe recato nel locale cremonese per controllare il lavoro del personale inviato dall’agenzia della moglie e per ritirare gli assegni per le prestazioni. “E’ tutto fatturato”, hanno sottolineato i legali della difesa.

Per quanto riguarda l’altra accusa di falso, l’avvocato Andronico ha ammesso “qualche incongruenza sugli atti – si parla di una data sbagliata su un verbale – , ma ha respinto con forza il reato di concussione. Il mio cliente non ha mai costretto nessuno ad effettuare arresti durante le attività di polizia giudiziaria”. Per l’avvocato Andronico, “non c’era alcun motivo per farlo. Fare zero arresti o venti non cambia nulla. Paradossalmente questa iperattività non gli ha portato alcun vantaggio, tanto che nel 2014 ha avuto una nota negativa per la quale Grammatico ha fatto ricorso”.

C’è infine l’accusa di aver effettuato un arresto ‘fasullo’ per resistenza a pubblico ufficiale. “La resistenza c’era”, ha raccontato l’avvocato Andronico. Il giorno di quel discusso arresto, le cose, per la difesa, sarebbero andate così: il maresciallo Grammatico e l’appuntato Varani avevano fermato un uomo accusato di violenza sessuale che aveva fatto resistenza ai due carabinieri. Il maresciallo aveva reagito, prendendolo per un braccio, e i due erano scivolati in un fosso. Grammatico aveva riacciuffato il fuggitivo e lo aveva spinto sulla strada, dove c’era l’appuntato Varani al quale l’uomo aveva sferrato un calcio. Grammatico aveva raccontato di non aver visto l’uomo dare il calcio al collega in quanto si trovava ancora nel fosso. All’attenzione degli inquirenti c’è la frase che Grammatico nell’intercettazione ambientale aveva detto a Varani una volta nell’auto di servizio: ‘Ma dove l’avresti preso il calcio ? Al ginocchio ?’. Per la difesa, gli inquirenti hanno isolato l’intercettazione contro il maresciallo, mentre in realtà la resistenza c’è stata davvero. “Ci sono anche i certificati medici che testimoniano che Varani ha preso il calcio”, hanno sostenuto i due legali.

Al gip, Andronico e Simone hanno depositato istanza con la richiesta di arresti domiciliari o in casa con la sua famiglia oppure in quella del padre. Il giudice si è riservato di decidere.

Marco Pizzi

Si è avvalso invece della facoltà di non rispondere, Marco Pizzi, socio e cugino del titolare del locale Luca Pizzi. “Il mio cliente non sta bene”, ha detto l’avvocato Walter Ventura. “Non capisce perché uno che svolge un’attività come la sua debba attendere in carcere un processo”. L’avvocato ha parlato di Marco Pizzi come di un “utilizzatore sporadico” di cocaina: “Nel corso di tutta l’indagine”, ha riferito il legale, “il mio cliente avrà utilizzato 3/4 grammi di cocaina che gli venivano consegnati una o due volte la settimana per uso personale”. “Il mio cliente”, ha concluso l’avvocato Ventura, “è ancora sotto shock e non si è sentito in grado di affrontare la discussione con il giudice, anche perché non ha ancora avuto modo di leggere tutta l’ordinanza”. Per Pizzi, la difesa ha chiesto la misura meno afflittiva dei domiciliari, e anche per lui il giudice si è riservato la decisione.

Sara Pizzorni

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...