Inchiesta Juliette, quella ragazza che ha detto no e le 25 testimonianze Le prostitute? Universitarie insospettabili
Tra le pagine dell’inchiesta dei carabinieri su cocaina e prostituzione nel locale Juliette di Cremona c’è anche la storia di una ragazza che non si era resa conto del giro in cui era finita e che ha detto no al business del sesso, abbandonando, sdegnata, un ambiente inquinato da prestazioni sessuali a pagamento (oltre che da polvere bianca). La sua identità e la sua vicenda, come quelle di clienti e altre ragazze, sono coperte dal massimo riserbo negli ambienti degli investigatori. La giovane è una delle tante reclutate in qualità di ragazze immagine. Al Juliette però, stando all’inchiesta, c’era la possibilità di fare qualcosa in più della semplice ragazza immagine: ad alcune di queste era stato proposto e permesso di prostituirsi, di fare soldi vendendo il proprio corpo. Le “ragazze giuste”, questa la definizione utilizzata in alcune intercettazioni, come spiegano i carabinieri. I militari dell’Arma impegnati nell’indagine parlano di un affare sia per i due uomini accusati di aver intascato denaro procacciandole che per il gestore del locale, il quale stando agli inquirenti non intascava direttamente soldi ma beneficiava di un “servizio” particolare capace di attirare e fidelizzare ricchi avventori (vedi link in basso). Tariffe dai 400 ai 1000 euro per il sesso. Evidentemente solo per i clienti più facoltosi o comunque decisi a sborsare certe somme. Non tutte le ragazze immagine si prostituivano. Anzi, sembra che alcune fossero completamente all’oscuro della faccenda. Fra chi è stata avvicinata a questa offerta a luci rosse, in modo più o meno velato, ce n’è però una, come accennato, che si è rifiutata e se n’è andata sbattendo la porta.
Secondo gli accertamenti dei carabinieri le ragazze che si prostituivano hanno la faccia pulita, sono insospettabili, principalmente attorno ai vent’anni, studentesse universitarie, disponibili a guadagnare soldi in cambio di sesso. Per la maggior parte italiane (non mancano alcune di nazionalità albanese, romena o magrebina) e reclutate fuori Cremona, soprattutto nelle province di Brescia, Bergamo e Verona. Diverse persone sono state sentite nel corso dell’indagine e hanno permesso, assieme a pedinamenti e intercettazioni, di mettere insieme il quadro accusatorio. Precisamente sono 25 coloro che hanno raccontato storie e situazioni ai carabinieri. Ci sono anche ex prostitute e clienti, che in più di un’occasione hanno confermato il business del sesso sviluppato attorno al Juliette.
Nel fascicolo dell’inchiesta, quindi, non compaiono solo frasi captate di nascosto dai militari o rapporti di appostamenti e pedinamenti degli uomini del Nucleo investigativo dell’Arma. Ci sono parole che rischiano di pesare come macigni per chi ora sta organizzando la propria difesa. Giovedì mattina inizieranno gli interrogatori di garanzia.
Michele Ferro
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