Cronaca

'Inchiesta Juliette, ecco come abbiamo indagato e arrestato i colleghi carabinieri' La droga? Anche gratis ad alcuni clienti

Sopra, da sinistra: il tenente colonnello Lenti, il procuratore di Martino, il capitano Iacovacci e il capitano Propato (foto Sessa)

Quella sul locale Juliette è un’inchiesta complessa alla luce del coinvolgimento di due militari dell’Arma in attività illegali, un’indagine (partita concretamente a settembre 2014 dopo accertamenti preliminari precedenti) con cui i carabinieri si sono occupati parallelamente di tre tipologie di illecito: la prostituzione, la droga e i comportamenti infedeli di due colleghi. Ci è voluto del tempo per raccogliere tutti gli elementi necessari a far scattare l’operazione nella notte tra martedì e mercoledì senza mai insospettire i due uomini in divisa finiti in arresto. Il personale del Nucleo investigativo è stato impegnato in accertamenti, pedinamenti, raccolta di testimonianze e intercettazioni che hanno portato frutti (anche relativamente a vicende risalenti fino al 2012), come spiegato mercoledì mattina nella caserma di Cremona, in viale Trento e Trieste, dal comandante provinciale, il tenente colonnello Cesare Lenti, e dal procuratore Roberto di Martino.

SOSTANZE STUPEFACENTI – Per quanto riguarda gli stupefacenti l’inchiesta indica un giro di cocaina nel locale. Per spaccio sono stati arrestati Luca Pizzi, titolare del Juliette, il cugino Marco, che lo aiutava nella gestione del ristorante-discoteca, il maresciallo Andrea Grammatico, vicecomandante della caserma di Vescovato, e David Mazzon, imprenditore francese nel settore dei locali ed ex gestore di una attività a Vescovato. Il quadro accusatorio indica un fiume di polvere bianca verso il Juliette da cinque fornitori (perquisiti e arrestati o denunciati tre ieri e i mesi scorsi), fra cui una donna, arrestata agli inizi dell’indagine, che ha raccontato di aver fornito droga al maresciallo Grammatico. Nelle intercettazioni, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si utilizzavano i termini “birre” e “aperitivi” per fare riferimento agli stupefacenti da acquistare durante telefonate con soggetti altamente sospetti, che apparentemente nulla c’entravano con birre da acquistare o aperitivi da organizzare. Importante sarebbe stato il ruolo del maresciallo, accusato di aver trasportato cocaina e di essersi inserito in quel mondo convinto di riuscire a coprire gli illeciti e a sviare i controlli grazie al suo lavoro nell’Arma. Alla fine, però, le sirene sono arrivate pure per lui. I due Pizzi avrebbero ceduto coca gratuitamente a clienti del locale per potenziare la fidelizzazione di svariati avventori.

SESSO E SOLDI – Il capitolo prostituzione parla invece di numerose ragazze, per la maggior parte italiane, universitarie, residenti fuori provincia, che risultavano ufficialmente impiegate come personale di immagine ma che in realtà si prostituivano con tariffe elevate, dai 400 ai 1000 euro, appagando (fisicamente) i clienti disposti e capaci di sborsare quelle cifre e soddisfando (economicamente) gli organizzatori del giro. A procurare le “ragazze giuste” (venivano chiamate così nelle intercettazioni, non tutte le ragazze immagine si prostituivano) secondo l’accusa erano Emilio Smerghetto e Matteo Pasotti, entrambi residenti in provincia di Brescia, arrestati. Devono rispondere di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, così come Luca Pizzi, Marco Pizzi e la moglie di quest’ultimo, Iham El Khalloufi, tutti in arresto. Pasotti e Smerghetto avrebbero guadagnato direttamente soldi, trattenendo parte del compenso delle ragazze, mentre gli altri avrebbero beneficiato della presenza di prostitute in ottica di guadagni legati alla presenza di clienti facoltosi nel locale, clienti affezionati al risvolto hard della vita notturna e inclini a spendere per pagare la prenotazione di tavoli in discoteca, grandi cene e numerosi alcolici. C’è il massimo riserbo sui nomi della clientela coinvolta.

MILITARI DELL’ARMA INFEDELI – Il maresciallo Grammatico oltre all’accusa legata alla droga deve rispondere di calunnia, falso e concussione, accuse identiche a quelle formulate per l’appuntato Massimo Varani, anche lui della caserma di Vescovato e anche lui arrestato. Si tratta di una parte di inchiesta non legata ai business illeciti del Juliette. Durante le indagini sono infatti emersi atteggiamenti irregolari dei due durante il servizio: ad esempio l’inserimento di false informazioni in atti o l’induzione di consumatori di stupefacenti verso un determinato pusher per arrestarlo. Comportamenti scorretti, fuori dalla legge, scoperti dai colleghi e su cui sono state avviate verifiche.

I due Pizzi, il maresciallo Grammatico e i due procacciatori di prostitute Smerghetto e Pasotti sono in carcere. Ai domiciliari l’appuntato Varani. Obbligo di firma, invece, per la compagna di Marco Pizzi, El Khalloufi, e per Mazzon.

Il procuratore di Martino, parlando del fascicolo coordinato dal pm Francesco Messina, ha posto l’accento sull’importanza dell’operazione e sul “comportamento positivo del personale dell’Arma, che una volta scoperti i colleghi infedeli si è messo a disposizione per intervenire con professionalità”. Il tenente colonnello Lenti ha evidenziato le difficoltà dell’operazione dovute all’implicazione di due carabinieri: “Necessario portare avanti gli accertamenti con attenzione, senza insospettire i due militari, le cui attività quotidiane sono state tenute sotto stretta osservazione”. Talvolta sono stati simulati servizi per giustificare incontri e movimenti. Difficoltà confermate dal comandante del Nucleo investigativo, il capitano Valentino Iacovacci (che non ha nascosto “l’amaro in bocca” per quanto scoperto sui due militari arrestati) e dal comandante della Compagnia cremonese dell’Arma, il capitano Livio Propato (rammaricato per la vicenda dei carabinieri infedeli).

Michele Ferro
redazione@cremonaoggi.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...