Rilancio della siderurgia Europea, Arvedi esempio virtuoso
L’eccessiva burocrazia, la carenza di controlli dei prodotti di importazione, ma anche l’importanza del Piano dell’acciaio in Europa a fronte di una forte crisi del settore: questi i temi di cui si è discusso nel pomeriggio di mercoledì, durante la tavola rotonda svoltasi presso la sede di FinaRvedi (piazza Lodi), a cui hanno preso parte la Commissione Itre (Industria, Ricerca, Energia) del Parlamento Europeo insieme alle associazioni di categoria del territorio.
E’ stato proprio l’acciaio a portare la commissione a Cremona, come ha evidenziato la presidente Patrizia Toia nel suo discorso introduttivo. Presenti anche Antonio Tajani, vice presidente del Parlamento Europeo, Simona Bonafé, Werner Lagen e Massimiliano Salini, che ha organizzato la giornata. Gli europarlamentari, dopo un incontro con le autorità, la visita al Museo del Violino e un’altra all’acciaieria Arvedi, si sono incontrati per fare il punto sul Piano Junker, che mira a rilanciare gli investimenti in Europa. Un Piano ancora in fase di perfezionamento, ma che tuttavia ha già visto il primissimo progetto italiano finanziato: è proprio quello del Gruppo Arvedi, che h ottenuto un prestito da 100 milioni di euro attraverso la Banca Europea degli investimenti per mettere in atto un programma di investimenti per l’ammodernamento degli impianti produttivi del Gruppo.
“Beneficiari del progetto – ha spiegato Mario Caldonazzo, amministratore delegato di Finarvedi – saranno due realtà del gruppo: l’Acciaieria Arvedi di Cremona e la Siderurgica di Trieste. Il finanziamento copre solo una parte del progetto complessivo, del valore di 270 milioni di euro”. Al lato pratico, si tratta di installare presso l’acciaieria di Cremona “un nuovo forno elettrico che possiede la tecnologia più avanzata al mondo in termini di prestazioni per i consumi energetici – continua Caldonazzo -. Il secondo elemento è il finanziamento del rilancio industriale del sito di Servola (Trieste). Un piano che prevede l’assunzione di alcune centinaia di persone a Trieste e che porta al Gruppo Arvedi l’ultimo anello per completare la propria filiera industriale: in sostanza a Trieste finiremo quello che viene prodotto a Cremona. E si realizzeranno prodotti come i lamierini magnetici, che in Italia sono molto utilizzati ma che nessuno produce più”.
Grande la soddisfazione degli europarlamentari nel parlare del territorio cremonese, “una provincia all’avanguardia per il suo tessuto industriale, dell’acciaio in particolar modo, e per la sua produzione agricola”.
Le associazioni di categoria presenti al tavolo hanno quindi presentato le proprie istanze: dalla necessità di una sburocratizzazione che si attivi a tutti i livelli, alla semplificazione nell’accesso ai bandi europei, a una politica che consenta il rilancio dell’economia.
Ma anche la crisi della siderurgia europea è stata oggetto di discussione: in sette anni la produzione è crollata di circa 40 milioni di tonnellate, le nostre aziende hanno perso quote di mercato. “Il caso di Cremona è un caso eccezionale, un progetto virtuoso e riuscito che può fare da esempio”.
Anche perché l’Europa sta lavorando al perfezionamento del Piano europeo sulla siderurgia, che mira a creare una siderurgia più competitiva e sostenibile. In questo l’esempio del Gruppo Arvedi è virtuoso. “E’ vero, abbiamo perso competitività nel settore siderurgico, ma questa non è una condizione irreversibile – ha spiegato Toia -. Bisogna cambiare rotta, anche considerando che le nuovi fonti energetiche hanno bisogno di più acciaio; quindi ad una politica ambientale deve corrispondere una parallela politica industriale”.
LaBos
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