Vetrine fuxia all'ingresso di corso Campi Così il centro perde la sua identità
Sei scritte enormi color fucsia su altrettanti occhi di bottega. Così da una settimana si presenta l’immobile dell’ex farmacia centrale (prima ancora la Casa di Bianco) nella palazzina liberty all’angolo tra corso Campi, il corso per antonomasia di Cremona, e via Guarneri del Gesù oggi occupato da una multinazionale della chirurgia odontoiatrica. Uno shock visivo per chi ama la nostra città e che mai, in passato, era stato permesso in pieno centro. Tra i commercianti di corso Campi è forte l’irritazione, specialmente da parte di chi – per mantenere le caratteristiche commerciali dell’antica Strata Magna (o Magistra nella mappa del Campi) – ha provveduto a restaurare le vecchie insegne, pur di non perdere le caratteristiche del commercio elegante della zona. Pensate a come il gruppo Abelli ha provveduto a recuperare il negozio e le insegne dell’ex profumeria Longega della famiglia Corbani o dell’ex negozio Zucchi. Così hanno fatto altri operatori. Ma chi vigila su insegne, negozi, facciate e decori della città? Probabilmente nessuno, visti gli scempi ai quali stiamo assistendo negli ultimi tempi.
Una volta, in Comune, c’era la bella consuetudine di chiamare a far parte della commissione artistica gli artisti cremonesi per permettere di conservare memoria dei colori, dei decori, dei materiali che avevano resa celebre la nostra città “rossa” come l’aveva definita Corrado Stajano. In commissione, negli anni, sono così passati parecchi grandi artisti cremonesi: Iginio Sartori, Piero Ferraroni, Sergio Tarquinio, Dante Ruffini, Sereno Cordani e Mario Coppetti. Era un vero e proprio cenacolo culturale. Come non ricordare le battaglie di Coppetti e di Cordani per evitare alcuni scempi, per salvaguardare le vecchie botteghe, le insegne, le scritte nei negozi, i colori delle facciate che dovevano rispettare la storia e la tradizione della tavolozza cremonese. Da un po’ di anni gli artisti non ci sono più nelle commissioni comunali, è addirittura sparita la commissione edilizia ed al suo posto c’è una anonima commissione paesaggio. Nessuno si occupa più degli arredi e delle scritte. Così lo scempio della storia e della tradizione cremonese continua.
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