Economia, appello alle istituzioni: il territorio deve tornare attrattivo per le imprese
Foto: Sessa
Un territorio che attualmente è ‘scivoloso’, ossia da cui le aziende tendono ad andarsene: questa la descrizione che il professor Fabio Antoldi, docente di economia dell’università Cattolica di Cremona, ha fatto della situazione economica locale, nel corso dell’iniziativa promossa presso la Camera di Commercio sull’economia lombarda.
“Credo che i primi a dover riflettere siano gli amministratori locali, oltre agli imprenditori – ha detto il docente -. La politica deve mettere in atto una strategia basata su confronto con il mondo produttivo. E per farlo bisogna ricordare che le catene produttive delle imprese di qualsiasi genere spesso vanno oltre il concetto di territorialità”. Per questo, secondo il docente, è assurdo che si continui a parlare di particellizzazione del territorio, di aree omogenee e di frammentazioni, quando invece l’economia guarda a spazi decisamente più ampi di quelli che sono le vecchie province. “Questo vale a maggior ragione su una realtà piccola come quella cremonese. Continuare a ragionare sullo spin off di parti del territorio non porta da nessuna parte. La sfida oggi è quella di ampliare invece i confini e credo che sotto questo punto di vista vi sia parecchio da fare”.
C’è poi la sfida principale: rendere nuovamente attrattivo il territorio, fare in modo che le imprese non se ne vadano, che i giovani laureati non fuggano. Far sì che nuove imprese arrivino ad insediarsi. “Per crescere servono alcuni punti fondamentali. Inanzitutto un mercato, poi un contesto locale favorevole al fare impresa. E qui si apre la sfida agli enti locali: sindaci e assessori devono creare un contesto locale ci regole, norme e facilitazioni che agevolino l’impresa che si vuole insediare. A partire dalla riduzione dei tempi di rilascio delle licenze, per passare alla semplificazione delle procedure attraverso l’informatizzazione, dove è possibile”.
E per arrivare a questo ci vuole un tavolo locale di discussione. E qui Antoldi ha lanciato una provocazione: “Lo scorso 10 aprile al Museo del Violino associazioni di categoria e istituzioni si sono trovate per un momento di confronto che avrebbe dovuto dare il via ad un percorso. A che punto siamo con quel percorso? A me risulta che non sia stato fatto più nulla…”.
Ma Antoldi ha fatto un monito anche alle imprese: “Il nostro territorio ha molte eccellenze, ma purtroppo oltre la metà delle realtà imprenditoriali sono molto fragili e difettano dei requisiti di competitività – evidenzia -. Delle 27mila imprese del nostro territorio, circa 18mila hanno zero addetti o uno solo. E il 50% della forza lavoro impegnata sul territorio lavora in aziende con meno di cinque addetti. Questo significa che buona parte delle nostrre imprese sono fragili”.
ALCUNI DATI
La situazione ancora incerta, del resto, è emersa anche dalle parole del presidente della Camera di Commercio, Gian Domenico Auricchio, che in apertura della giornata ha ricordato alcuni dati fondamentali, che emergono dal Rapporto elaborato dall’Ufficio Statistica e Studi della Camera.
Demografia. “In provincia permane l’importante vincolo demografico: nonostante la popolazione abbia presentato un leggerissimo incremento dello 0,1%, il saldo naturale rimane negativo di circa 1000 unità (-0,3% contro un dato regionale invariato e nazionale in calo dello 0,1%), controbilanciato però dal saldo migratorio che si attesta al +0,4% (contro una media regionale del +1,9% e nazionale del +2%) – ha evidenziato il presidente -. Gli stranieri in provincia costituiscono l’11,4% sulla popolazione residente (11,3% in Lombardia, 8,1% in Italia). La provincia presenta 56 persone in età non lavorativa ogni 100 lavoratori e 170 anziani ogni 100 bambini (erano 165 nel 2012), con un indice di ricambio della popolazione attiva che vede, dal punto di vista esclusivamente demografico, 145 persone in uscita dal mercato del lavoro contro 100 che entrano (la media regionale è di 133, quella italiana 127)”.
Occupazione. Migliora leggermente la situazione occupazionale: il tasso di occupazione della popolazione fra i 15 e i 64 anni nel 2014 è in linea con tutte le altre province lombarde e si è attestato al 64,6%, contro il 63,3 del 2013. Il tasso di disoccupazione complessivo è diminuito dall’8,5% del 2013 al 7,6% del 2014, al di sotto del valore medio regionale, pari all’8,2%, con una percentuale fra i giovani fino a 34 anni del 21,3% in calo di un punto rispetto al 2013. “Siamo però ancora molto lontani dai valori pre crisi – ha detto ancora Auricchio -: ricordo che nel 2007 il tasso di disoccupazione in provincia era attestato al 3,1% e il tasso di attività era pari a circa il 70,3%. L’occupazione femminile nel 2014 si attesta al 55,3%, mentre la disoccupazione è all’8,5% (in Lombardia rispettivamente 57,5% e 7,7%)”.
Mortalità/natalità delle imprese. In linea con l’andamento lombardo, il numero delle imprese cremonesi è diminuito nel 2014 di 314 unità. “Il tasso di natalità cala al 5% (scendendo di mezzo punto), ma scende anche il tasso di mortalità, passato nel 2014 al 5,3% (era del 6,5% nel 2013) – ha spiegato il presidente -. Per quanto riguarda l’artigianato, il saldo nel 2014 è di -204 imprese, riferite per la gran parte al settore delle costruzioni”.
Tuttavia segnali positivi provengono dalle imprese giovanili attive, che costituiscono il 10,5% del totale: “un dato fra i più alti in Lombardia”. Altrettanto significativa la grande diffusione, superiore al 29% (che ci proietta al primo posto in regione) di imprese che hanno investito o programmato di investire in tecnologie green negli ultimi sette anni. “Ricordo, infine, che la provincia si conferma ai primi posti nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: nel 2013 si è arrivati a superare i 1000 GWh (giga watt ora), in aumento del 35%, rispetto ai 750 GWh del 2012 – ha spiegato -. Relativamente alle biomasse, la produzione cremonese è di 745 GWh, pari al 19% dell’intera produzione lombarda, con un aumento annuale del 38% che la pone al primo posto in valore assoluto in Lombardia. Inoltre, 5200 impianti attivi a maggio 2015 corrispondenti a 0,60 Kwh per abitante posizionano Cremona al primo posto in Lombardia per quanto riguarda il fotovoltaico”.
Il valore aggiunto. Nel 2013 (ultimo dato disponibile) l’agricoltura ha generato il 5,7% del valore aggiunto provinciale (il più alto in Lombardia, dove la media è dell’1,1%) con il 4,7% degli occupati (un dato che è quasi il triplo rispetto a quello della Lombardia, pari all’1,7%). Sono però i servizi, con il 59% degli addetti, a generare la percentuale maggiore di valore aggiunto, il 63%, contro il 72% della Lombardia. A seguire l’industria con il 25% e (il 22% in Lombardia ) e il 29% degli occupati e le costruzioni con il 6% del VA e il 7% degli occupati.
Per quanto riguarda il valore aggiunto pro-capite, Cremona, con poco più di 25,3 mila euro nel 2014, è nella media delle altre province lombarde (esclusa Milano), ma con un aumento dell’1,2% rispetto al 2013, la nostra provincia si colloca, per crescita annua, al primo posto in Lombardia ed al quarto in Italia dietro Trento, Bolzano e Gorizia. L’artigianato contribuisce per il 17,1% alla produzione totale del valore aggiunto provinciale, mentre la cooperazione costituisce il 6,7% del valore aggiunto con Cremona terza in Lombardia, dietro Sondrio e Lodi.
L’industria culturale e creativa ha inciso nel 2013 nella misura del 4,8% sul totale del valore aggiunto provinciale. Il settore occupa circa 6,6 mila addetti, il 5% del totale dell’economia provinciale. L’imprenditoria femminile costituisce il 20% del totale delle imprese attive, ed è concentrata soprattutto nel settore commercio al dettaglio, seguito dai servizi alla persona, dall’agricoltura e dai pubblici esercizi mentre l’imprenditoria straniera costituisce il 10% delle imprese attive, dato stabile rispetto al 2013.
Settore manifatturiero. “Dal punto di vista congiunturale i dati sul comparto manifatturiero cremonese del primo trimestre 2015 sembrano assestarsi verso una timida ripresa, pur in una situazione ancora molto fragile, con la produzione in crescita del +0,2% rispetto all’ultimo trimestre 2014 e del +0,3% rispetto al 1° trimestre 2014 (rispettivamente +0,2% e + 0,4 in Lombardia) – ha spiegato ancora il presidente -. Tornano a crescere anche gli ordini interni (con un +3,7% congiunturale e + 5,5% tendenziale – +0,4% e + 0,9% in Lombardia), mentre gli ordinativi esteri confermano il segno positivo con un più 0,5% congiunturale e una sostanziale stabilità a livello tendenziale, (mentre a livello regionale la crescita si attesta allo 0,4 a livello congiunturale e a un +2,5 tendenziale)”.
Insomma, l’incoraggiante momento della congiuntura produttiva dell’industria non sembra per il momento contagiare il comparto dell’artigianato produttivo, alle prese con una crisi che si protrae ormai da anni e con un peggioramento degli indici economici. Per il comparto agricolo, si registra nel 2014 un’evoluzione negativa dei principali indicatori, fatturato e redditività delle aziende. Ancora pesante, ma con qualche segnale di ripresa, la situazione del commercio che risente del calo dei consumi interni senza avere la valvola dell’esportazione.
Export. “In questi anni di crisi l’export ha rappresentato per le imprese cremonesi, di tutti i settori, un indubbio punto di forza. Dal 2009 al 2014 le esportazioni hanno registrato un incremento del 54,8% (contro il +33,2 della Lombardia e il +36,4% dell’Italia) toccando, nel 2014, con oltre 3,6 miliardi di euro, il massimo storico in termini di valore assoluto. Anche le esportazioni pro capite vedono Cremona, con oltre 10 mila euro, al di sopra della media italiana (6.500 euro), mentre il valore percentuale dell’export sul valore aggiunto pari al 40%, è al di sopra sia della media lombarda (33,4%), che nazionale (27,3%).
Riflessioni finali. “Accanto all’aumento della produzione, al trend positivo delle esportazioni ed all’inversione di tendenza degli impieghi bancari che, dopo il -3% registrato nel 2013, hanno registrato +0,5% nel 2014, alla crescita del 3% degli investimenti in Lombardia, è vitale che il ritorno alla fiducia sia sostenuto da un’azione di politica economica organica, chiara, determinata che sostenga l’impresa tenendo conto che è nelle impresa che si genera lo sviluppo economico, che si produce il reddito e il benessere poi distribuito a tutti attraverso imposte, profitti, stipendi, salari – ha concluso Auricchio -. E’ quello che la Camera di Cremona ha cercato di fare entro il perimetro delle proprie competenze, anche in questa fase di incertezza sul proprio futuro istituzionale e di diminuzione delle risorse, favorendo la semplificazione amministrativa e concentrando ogni risorsa disponibile per il rilancio del nostro sistema economico. Oltre 3,3 milioni di euro sono stati erogati a favore delle nostre imprese nel 2014, con iniziative volte a favorirne l’internazionalizzazione, l’innovazione e l’accesso al credito e anche nel 2015, nonostante la riduzione dei diritti camerali, riusciremo ad allocare a tal fine oltre 2 milioni di euro.
L’abbiamo già detto molte volte ma è necessario continuare a ribadire con forza, in ogni occasione, che vi è l’assoluta necessità di creare un ambiente più favorevole al ‘fare impresa’, così come è sempre più indispensabile investire in infrastrutture ferroviarie e stradali che consentano al nostro territorio collegamenti efficienti e in linea con gli standard europei”.
Laura Bosio
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