Raffineria di cocaina, ombra 'ndrangheta Lo sgomento dei vicini: 'Qui famiglie e anziani'
Nella foto, l’abitazione di San Marino di Gadesco sequestrata
Stupore e sgomento tra gli abitanti della zona alla notizia della scoperta di una raffineria di cocaina, con il sospetto di legami con ambienti di ‘ndrangheta, a San Marino di Gadesco, solamente qualche minuto di macchina da Cremona. Nella piccola frazione che si affaccia sulla via Mantova, e più precisamente nelle stradine a ridosso della casa in cui i carabinieri hanno scoperto il laboratorio clandestino nell’operazione che ha portato all’arresto dei fratelli cutresi Ercole e Antonio Salerno, i residenti mostrano incredulità e preoccupazione.
“Martedì ho visto arrivare i carabinieri e mi sono chiesto cosa stesse accadendo. Poi ho letto degli arresti. C’è totale stupore. Se le accuse risultano vere probabilmente si sono organizzati molto bene per non farsi scoprire, almeno dai vicini”. Le parole sono di un uomo che abita a poche decine di metri dall’abitazione di via Pestoni in cui hanno eseguito il blitz i militari dell’Arma. Chiede, come le altre persone interpellate, che non venga pubblicato il suo nome per la delicatezza e per la gravità della questione, sulla quale aleggia l’ombra della criminalità organizzata calabrese.
“Questa è una zona tranquilla – spiega un abitante dell’area – non mi sarei mai aspettato una vicenda del genere qui”. “Parliamo – aggiunge – di una frazione in cui vivono principalmente anziani e famiglie. Qualche anno fa hanno costruito delle nuove abitazioni. Ed è stata realizzata via Pestoni, che prima non esisteva, c’era solo un campo. In quel nuovo complesso, in cui si trova la casa del laboratorio di cocaina, sono arrivate per lo più famiglie”. Nella zona erano conosciuti i fratelli Salerno? “So che abitava lì Antonio, il professore delle scuole medie. Ma non lo vedevo molto in giro. So che qualcuno, più vicino alla sua casa, lo vedeva più spesso. Lo si salutava. Quello che è successo è una sorpresa”.
“Non sospettavo nulla – dice un altro vicino -. Conoscevo il professore, Antonio. Lo vedevo in giro. Lo salutavo normalmente. Qualche parola. Capitava di parlare, come può capitare a tutti, di temi legati alle regole e alle leggi da rispettare. Per le sue opinioni, orientate al rispetto delle norme, non avrei mai pensato di trovarlo coinvolto in una situazione così”.
Michele Ferro
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