Ambiente

Teleriscaldamento a energia solare Varese ce l'ha fatta, e Cremona?

Mentre a Cremona non è ancora chiaro con quale tecnologia potraà essere superato (ammesso che lo si voglia superare) il termovalorizzatore, a Varese la corrispondente di Aem, Aspem  ha inaugurato ieri il primo impianto fotovoltaico del sud Europa finalizzato alla produzione di energia per alimentare la rete di teleriscaldamento cittadina. Aspem è controllata da A2A, che rappresenta anche uno dei possibili approdi per Lgh, la holding proprietaria del termovalorizzatore di Cremona. Vari incontri ci sono già stati tra i sindaci azionisti di Lgh (Cremona, Crema, Lodi, Pavia), ma in assenza del socio più pesante (al pari di Cremona) Rovato, commissariato e in attesa di nuove elezioni a fine maggio, trovare una sintesi si sta rivelando difficile. A Cremona, il nuovo corso dell’amministrazione Galimberti ha tra i suoi punti forti proprio la partita energetica: graduale superamento dell’impianto di termovalorizzazione e sua sostituzione con altre tecnologie per lo smaltimento dei rifiuti. Con contestuale avvio di un impianto alternativo per la produzione di calore da convogliare  nella rete di teleriscaldamento. Quest’ultimo snodo costituisce la principale obiezione che i sostenitori dell’impianto di san Rocco hanno sempre frapposto al nuovo corso.

Varese da questo punto di vista ce l’ha fatta, o almeno, ha avviato il processo di riconversione. L’impianto inaugurato ieri produrrà calore da fonte completamente rinnovabile e andrà a sostituire la produzione degli altri impianti “storici” del teleriscaldamento già gestiti a Varese dal Gruppo A2A. L’impianto è integrato con la rete cittadina e consente lo stoccaggio di acqua, prima della distribuzione, in serbatoi della capacità di 430 m3. Ottanta pannelli solari di fabbricazione danese, i più all’avanguardia, sono stati installati nella centrale di via Ottorino Rossi e dal 13 marzo alimentano una parte della rete del teleriscaldamento di Varese: producendo 450 MWh di energia termica all’anno e rifornendo di acqua calda sanitaria 150 appartamenti. Una fonte rinnovabile che evita di impiegare combustibile fossile per 43 tonnellate equivalenti di petrolio, risparmiando 108 tonnellate di Co2. Il costo dell’operazione è stato di 620 milioni di euro. La centrale varesina è stata inaugurata alla presenza dei vertici di A2A: con l’amministratore delegato, c’era il presidente Giovanni Valotti, ed entrambi hanno ricordato la coerenza di questa scelta di conversione energetica con il piano industriale dell’azienda presentato di recente.

Aspem Varese era entrata nell’orbita A2A nel 2008, dopo essere stata corteggiata a lungo anche da Lgh. Una fusione che fu vista come un successo della Lega, che alle elezioni politiche aveva vinto insieme al centrodestra.

A Cremona, una svolta ‘green’ dell’impiantistica cittadina è fortemente caldeggiata dall’amministrazione Galimberti e il cambio ai vertici di Aem è stata una delle mosse per facilitarla.  I tempi per le decisioni sarebbero più che maturi, a un anno dalle elezioni, e all’interno della maggioranza c’è chi scalpita. Ma, per l’appunto, il termovalorizzatore non è di proprietà esclusiva di Cremona ma lo è di Lgh, a sua volta paralizzata nelle decisioni, in attesa dell’esito elettorale a Rovato. A fine maggio si vota, il ballottaggio è dato per scontato, e come niente si arriverà a luglio inoltrato perchè il nuovo sindaco si confronti con gli altri sugli indirizzi strategici della partecipata.

I RUMORS SU A2A – Nel frattempo  A2A starebbe facendo pressing sui comuni di Lgh per favorire la fusione. Secondo quanto riferisce l’online quibrescia.it, “rumors indicano che i sindaci dei comuni principali azionisti di Linea Group, la multiutility di Cremona, Pavia, Lodi e Rovato, hanno deciso di valutare l’opzione di un’aggregazione con A2A o in alternativa lo sbarco in Borsa. Nel Nord del paese il settore delle utility è in gran fermento e anche la rivale più piccola Iren (Torino, Genova, Reggio Emilia, Parma e Piacenza) starebbe sondando i vertici di Lgh, mentre Acsm-Agam, l’utility di Como e Monza, già controllata al 21% da A2A, non scopre ancora le carte, visto che i vertici si sono insediati a fine aprile e stanno valutando se fondersi con la superutility di Milano e Brescia. Dunque, il piano del presidente di A2A, Giovanni Valotti, di realizzare la multiutility dei territori in Lombardia, sta suscitando interesse da parte dei vari interlocutori. I tempi sembrano ristretti: bisogna chiudere il tutto entro il 2015 per usufruire – per i comuni che dovessero vendere le loro quote – degli incentivi legati all’utilizzo dei proventi dalla vendite delle partecipazioni al di fuori del patto di stabilità.“A2A sta facendo una corte spietata ai sindaci dei comuni azionisti di Linea Group e, se dovesse riuscirci, l’operazione potrebbe costare più del previsto”, dice la fonte politica vicina ai comuni soci di Lgh. Anche Iren sembra guardare alla stessa azienda e il presidente Francesco Profumo nei giorni scorsi avrebbe visto i vertici di Linea”.

LA SINISTRA: CON ENTRATA IN BORSA USCIAMO DA MAGGIORANZA – E d’altra parte il centrosinistra cremonese non è del tutto tranquillo sulla partita A2A – Lgh. La componente di sinistra della maggioranza vede di cattivo occhio l’ingresso in borsa di Lgh, sia tramite fusione in A2A, sia in maniera autonoma. A Crema quattro esponenti di Rifondazione hanno annunciato la loro uscita dal partito se questo si dovesse verificare; a Cremona le acque sono momentaneamente più tranquille, ma la sinistra non perde occasione per ricordare che tra i patti elettorali con Galimberti c’era il maggior controllo del Comune sulle aziende partecipate e questo sarebbe in antitesi con la quotazione in Borsa o la fusione in A2A. Un ordine del giorno ‘anti – privatizzazioni’ dei servizi pubblici  è stato approvato nell’ultimo consiglio comunale, con i voti di tutta la maggioranza, su proposta di Filippo Bonali (Sinistra per Cremona – Energia Civile). L’odg prevede anche che entro due mesi venga convocata una commissione consigliare aperta in temi di beni comuni, su emendamento della Pd Francesca Pontiggia, con invito ai rappresentanti del Comitato per l’acqua pubblica.

g.b.

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