Cronaca

Caso Sapienza, trattative per risarcimento Lo sfogo della mamma

Nella foto, da sinistra l’avvocato della difesa Stefano Forzani, la famiglia di Riccardo in tribunale e l’avvocato di parte civile Gabriele Fornasari

Riccardo Sapienza

Si è aperto oggi il processo davanti al giudice Christian Colombo nei confronti  di Valerio Schinetti, l’anestesista dell’ospedale di Manerbio accusato di omicidio colposo per la morte di Riccardo Sapienza, il 20enne cremonese deceduto il 23 luglio del 2013 per arresto cardiaco nella sala operatoria dell’ospedale di Cremona poco prima di essere sottoposto ad un’operazione chirurgica.

L’udienza è stata aperta e subito rinviata per un vizio di notifica all’imputato. Si torna in aula il 22 giugno. L’imputato era assente. Al giudice, l’avvocato difensore Stefano Forzani aveva chiesto un rinvio più lungo in quanto pendono trattative per il risarcimento e perché il legale ha impugnato davanti alla Cassazione l’ordinanza del giudice Letizia Plate’ che in sede di udienza preliminare aveva rigettato due eccezioni sollevate dalla difesa. Una riguardava una richiesta di incidente probatorio, a suo tempo negata alla difesa, per l’esame di due infermiere che erano già state sentite dal pm Fabio Saponara. Secondo l’avvocato Forzani, in questo modo non sarebbero state rispettate le garanzie di difesa. L’altra, invece, riguardava una consulenza tecnica necroscopica effettuata in assenza degli indagati. All’epoca, infatti, si procedeva ancora contro ignoti, ma per la difesa sarebbe stata necessaria una comunicazione. Il giudice, però, non ha fissato altra data. Il 22 giugno, quindi, ci si dedicherà alla trattazione delle parti civili e alle eccezioni preliminari.

Per ora, in attesa di possibili accordi per il risarcimento, nel processo la famiglia Sapienza è parte civile: la mamma Annalisa, il papà Salvatore e il fratello minore Leonardo sono rappresentati dall’avvocato Gabriele Fornasari, mentre la sorella maggiore Emanuela dal legale Jolanda Tasca. Oggi i familiari erano tutti presenti. Al termine dell’udienza non sono mancati momenti di tensione: la mamma di Riccardo non ha potuto nascondere la sua disperazione e la sua rabbia per la perdita del figlio e per l’assenza in aula dell’imputato. “Mio figlio aveva solo vent’anni”, si è sfogata la donna, “il medico non si è mai fatto vedere e non abbiamo mai ricevuto delle scuse”.

L’ipotesi di reato per Valerio Schinetti è quella di omicidio colposo per aver agito con negligenza ed imperizia. Sembra che ci sia stato un errore nella manovra anestesiologica di intubazione.

Il  20enne avrebbe dovuto essere sottoposto ad un intervento pneumotorace spontaneo, considerato non particolarmente rischioso, resosi necessario per una recidiva. In quei giorni c’era una collaborazione tra l’ospedale di Manerbio e quello Cremona dove arrivavano anestesisti dal nosocomio bresciano. Prima ancora che iniziasse l’intervento, però, Riccardo, durante l’anestesia, aveva avuto un arresto cardiaco. L’èquipe medica, accertata la gravità della situazione, aveva effettuato tutte le pratiche rianimatorie, ma senza esito. Poco dopo il giovane era morto. All’ospedale, Riccardo c’era andato una prima volta il 3 luglio del 2013 per un fastidio alla schiena. Sei giorni dopo era stato dimesso, ma il dolore era tornato a farsi sentire, così il 14 luglio il giovane era stato ricoverato una seconda volta. Il 23 luglio l’ingresso in sala operatoria dalla quale purtroppo Riccardo non sarebbe più uscito. Sapienza abitava al Cambonino ed era un giocatore di calcio di buon livello: giocava nella squadra del Torrazzo.

Sara Pizzorni

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