Il ricatto del video hard, altra trappola ma cremonese non ci casca
“Sono sola in casa. Vediamoci con la webcam. Possiamo divertirci un po’. Ma promettimi di non registrare immagini”. Inizia così l’ennesimo tentativo di ricatto hard via web ai danni di un cittadino cremonese. Il piano dei criminali 2.0 questa volta è il seguente: lei prova a convincerlo a spogliarsi chiedendo di non salvare fotografie o video, rafforzando così la parvenza di un semplice incontro virtuale, ma alla fine il video lo registra lei per un ricatto, o meglio l’organizzazione che c’è dietro di lei.
Il fenomeno dei ricatti a luci rosse, scoppiato nell’area cremonese un anno fa, non accenna a placarsi e dopo i casi descritti nei giorni scorsi, nelle scorse settimane e nei mesi passati (vedi i link in basso) un nuovo episodio si aggiunge all’elenco. L’approccio non è molto differente dai precedenti. Un utente dal nome femminile compare tra i contatti di Skype (spesso i malviventi attingono a risorse web su cui in maniera incauta gli utenti hanno reso visibili i loro recapiti elettronici). Inizia la conversazione, in inglese. Tutto comincia nel pomeriggio di giovedì 7 maggio. “Ciao. Ti va di parlare un po? Sono americana. Ho 23 anni. Sono sola in casa. Ho voglia di divertirmi un po’”. Questa, in sintesi, la presentazione. In pochi minuti il clima si scalda e arriva l’invito ad accendere la webcam per poi arrivare a rimanere nudi. Con una richiesta da parte della giovane: “Non registrare immagini”. Parole che suonano in realtà come una presa in giro, digitate dall’altra parte della linea un po’ per non lasciare tracce visive del raggiro e un po’ per convincere il malcapitato del fatto che si tratterebbe solamente di un intimo incontro virtuale tra due persone. Il ragazzo, un 30enne, però non ci casca. Non accende la conversazione via webcam. Incuriosito e consapevole delle trappole dei cyberdelinquenti, infatti, il cremonese in realtà partecipa alla chiacchierata con messaggi via Skype solamente per capire meglio il modus operandi dei criminali. Dopo qualche minuto saluta e chiude. Nei giorni successivi riprova a contattare l’utente sospetto un paio di volte. L’ultimo messaggio nel pomeriggio di venerdì 15 maggio.
La conferma giunge con una ricerca successiva: tutto è un inganno. Le frasi digitate dalla ragazza sono identiche a quelle denunciate su alcuni siti, principalmente all’estero. Le riprese video imbarazzanti finirebbero diffuse sul web in caso di mancato pagamento in denaro. “La rapidità delle risposte mi ha insospettito – spiega il 30enne -. Si tratta di messaggi standard che i malfattori usano in questi casi e che ripropongono ogni volta con un semplice copia e incolla. La prova è arrivata quando ho ricontattato l’utente dopo qualche giorno. Non si ricordava della nostra prima conversazione. O si trattava di un’altra persona al computer oppure questi soggetti provano ad agganciare così tante persone che finiscono per dimenticarsi. Inoltre quando ho ricontattato l’utente ho ricevuto le stesse risposte della prima volta. Identiche. Messaggi standard da copiare e incollare, chiaramente. Invito tutti a non perdere tempo con queste cose e comunque a fare sempre molta attenzione”.
Michele Ferro
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