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Doni: 'Nei guai per colpa di quei ciarlatani del gruppo di Erodiani'

Nella foto, Cristiano Doni con il suo avvocato Salvatore Pino

E’ durato 50 minuti l’interrogatorio dell’ex capitano dell’Atalanta Cristiano Doni, 42 anni, uno dei ‘grandi’ coinvolti nello scandalo del calcioscommesse, sentito oggi pomeriggio dal procuratore Roberto di Martino. A parlare, dopo l’interrogatorio, è stato l’avvocato della difesa Salvatore Pino. “Quello di Erodiani è un gruppo di ciarlatani che ha provato a pescare qualche notizia, ma non ci è mai riuscito”. Dunque un gruppo, quello dell’allibratore di Pescara Massimo Erodiani, che secondo la difesa di Doni tentava di fare le combine senza riuscirci. “E’ successo ad Ascoli con l’ex giocatore Vittorio Micolucci che vendeva le partite”, ha ricordato l’avvocato Pino, “ma che non è mai andato da Doni, è successo per Atalanta Piacenza, quando l’ex calciatore Carlo Gervasoni e altri vendevano le partite agli Zingari, ma hanno fatto tutto per conto loro, ed è successo a Crotone”. “Io ci ho messo il naso”, ha aggiunto lo stesso Doni, “sono venuto a saperlo, ma non ho detto niente”.

Il nuovo interrogatorio avrebbe dovuto permettere agli inquirenti di approfondire anche la posizione dell’ex allenatore dell’Atalanta Stefano Colantuono, indagato per frode sportiva in relazione al pareggio per 2-2 nella partita Crotone-Atalanta dell’aprile 2011. Poche ore prima della gara, il 21 aprile, in una discussione in chat tra Doni e Nicola Santoni, ex preparatore dei portieri del Ravenna, era stata utilizzata la sigla “mr”, che secondo gli investigatori si riferirebbe a “mister”, il termine con cui vengono comunemente chiamati gli allenatori di calcio. L’ex allenatore, interrogato il 19 marzo scorso, aveva respinto le accuse, negando accordi su partite e sostenendo di essere estraneo ai fatti. Era stato proprio Colantuono a chiedere al procuratore di sentire Doni in merito a quello che gli avvocati di Colantuono avevano definito un equivoco o una millanteria dell’ex capitano dell’Atalanta, che però di quella chat ha detto di non ricordarsi nulla. “Mi ricordo”, ha detto Doni, “che Santoni mi aveva lasciato intendere che stavano organizzando, ma poi non sono riusciti. I fatti hanno confermato che la partita è stata giocata”.

Cristiano Doni, in un faccia a faccia non privo di tensione con il procuratore di Martino, si è detto “stufo, dopo 4 anni, di dover ancora rispondere di cose che non ho fatto”. “Mi sono assunto le mie responsabilità, che però non sono quelle che mi si attribuisce”. “La mia colpa”, ha sottolineato l’ex capitano, che vive a Bergamo e che oggi fa il papà di due bambini, oltre che gestire dal  2012 un beach bar alle Baleari, “è quella di aver saputo e di non aver detto”, e ha chiarito che se sarà rinviato a giudizio, affronterà il processo. Nell’inchiesta sul calcio scommesse, Doni era stato arrestato nella seconda tranche nel dicembre del 2011.

Intanto è sempre più lontana l’ipotesi di un interrogatorio dell’allenatore della Nazionale Antonio Conte, accusato di frode sportiva quando era tecnico del Siena. Con la procura c’erano stati contatti attraverso i suoi legali Francesco Arata e Leonardo Cammarata, ma poi alla fine si è deciso di presentare al procuratore un memoriale in cui Conte respinge le accuse.

Sara Pizzorni

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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