Cronaca

Era in preda alle allucinazioni l'assalitore del comando dei vigili

L'avvocato Marilena Gigliotti

“Mi hanno dato il bastone e io l’ho usato per cercare di liberare i miei amici che credevo fossero chiusi all’interno degli edifici, ma ero andato al corteo con intenzioni assolutamente pacifiche”. Lo ha detto Mattia Croce, il 20enne del Kavarna che per la prima volta dopo il suo arresto ha spiegato al giudice Guido Salvini, che lo ha interrogato per tre ore, la sua posizione in merito ai fatti del 24 gennaio scorso, quando Cremona era stata messa a ferro e fuoco in occasione del corteo organizzato dal centro sociale Dordoni. Complici l’alcol e l’uso di sostanze, Croce ha detto di essersi trovato coinvolto nel parapiglia, e in quei momenti di concitazione dovuti all’azione dei black bloc che erano vicini a lui, di essersi visto armato di bastone, passatogli dai facinorosi, e, in preda alle allucinazioni, di aver cercato di liberare gli amici che aveva perduto e che credeva fossero chiusi negli edifici.

Mattia Croce, che si è riconosciuto in alcuni dei fotogrammi che gli sono stati mostrati, è in uno stato di sofferenza fisica e psicologica, tanto che l’interrogatorio è stato più volte sospeso. Mattia ha spiegato che il suo amore e il suo attaccamento a Cremona, sua città natale, ha scatenato un grande senso di frustrazione per quanto accaduto e soprattutto per quello che ha fatto. Si è detto in colpa per aver causato danni e dispiaceri, e il suo senso di colpa è cosi grande che ha persino pensato di togliersi la vita. Ha poi aggiunto di essere distante da qualsiasi schieramento politico e di essere legato al Kavarna unicamente per la musica tecno.

Il suo obiettivo, ora, è quello di curarsi e di lasciarsi curare, e ha rinnovato le proprie scuse. Al giudice ha detto che gli piacerebbe poter dare una svolta definitiva e positiva alla propria vita e che vorrebbe risolvere problemi personali e psicologici, rimarginare le ferite dell’anima provocate da lutti e perdite continue di punti di riferimento.

Il suo legale, l’avvocato Marilena Gigliotti, si è riservata di presentare una richiesta di incidente probatorio volto ad accertare le condizioni di salute e personali del suo assistito, e ha chiesto al giudice la revoca del carcere con la sostituzione di una misura meno afflittiva, magari i domiciliari presso una comunità terapeutica. “Penso, ad esempio”, ha detto l’avvocato, “alla comunità Exodus di don Mazzi”. Il giudice si e riservato.

Il giovane cremonese era finito in manette lunedì 30 marzo insieme al coetaneo bresciano Aioub Babassi con le accuse di devastazione e saccheggio. Il 2aprile scorso, davanti al giudice Letizia Plate’, entrambi si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, anche se avevano rilasciato dichiarazioni spontanee nelle quali Croce aveva chiesto scusa alla città e Babassi si era detto dispiaciuto per l’accaduto. Solo per il bresciano, sabato 4 aprile il giudice Plate’ aveva respinto la richiesta della libertà, o in subordine dei domiciliari, avanzata dall’avvocato Raffaella Parisi, decidendo per la custodia cautelare in carcere per non aver  “mostrato ravvedimento alla luce della gravità del fatto”.

Sara Pizzorni

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