Attentato in Kenya, non stessa reazione come per Charlie
Noi socialisti abbiamo partecipato tre mesi or sono alla manifestazione svoltasi in Cortile Federico II dopo l’attentato di Parigi che ha visto morire 12 membri della redazione di un giornale satirico francese, organizzata e sostenuta da una decina di associazioni cremonesi, che invitavano i partecipanti a portare una penna in difesa del diritto di critica giornalistica.
Niente di più giusto.
Ma, senza capirne il motivo, a fronte dell’attentato che pochi giorni fa ha ammazzato 148 studenti universitari in Kenya non ho visto la medesima mobilitazione “culturale” in difesa del diritto allo studio.
Eppure quei 148 sono morti perché cercavano Libertà nello studio, cioè perché assecondavano con la complicità dei libri quell’innata curiosità che respinge ogni dogma, perché insomma,studiando i dubbi dell’umanità, cercavano i limiti della conoscenza. Ecco perché sono morti!
E questo non vale una penna al cielo?
In entrambi i casi si è sferrato un attacco a quelle che che sono basi della cultura occidentale: il diritto di critica e quello alla conoscenza, ma allora l’istinto di sopravvivenza intellettuale degli studenti universitari africani, vale meno del diritto di critica satirica dei giornalisti francesi?
A noi non pare proprio e, soli, impugnamo senza esitazione la nostra penna, che da 120 è simbolo di libertà, uguaglianza e giustizia sociale, in memoria delle 148 vittime dell’attentato all’università di Garissa.
Paolo Carletti