Lettere

Tamoil: 'la verità comincia ad emergere, firma irresponsabile'

da Sergio Ravelli e Gino Ruggeri

La richiesta della Procura generale della Corte d’Appello di Brescia nei confronti dei cinque manager Tamoil non poteva arrivare in una occasione più opportuna. Esattamente 4 anni fa, enti locali e sindacati sottoscrivevano un ‘accordo bidone’ con l’amministratore delegato di Tamoil Raffinazione, il libico Mohamed Saleh Abulaiha, nel quale non solo non c’è traccia di garanzie fideiussorie e di concrete tutele per la città ma addirittura è stata inserita una sorta di clausola auto assolutoria che libera la società petrolifera da ogni responsabilità per l’inquinamento del suolo e della falda, prima ancora che avesse inizio il processo vero e proprio.
Dopo la sentenza del giudice Guido Salvini, che ha visto condannati quattro manager tamoil per disastro ambientale e omessa bonifica, e l’attuale iniziativa del sostituto procuratore della corte d’appello di Brescia, con la quale si chiede per tutti gli imputati la condanna anche per il più grave reato di avvelenamento delle acque, prendiamo atto che finalmente la verità comincia ad emergere in tutta la sua gravità. E appare in tutta la sua evidenza. L’autodenuncia e la conseguente caratterizzazione del sito, presentate da Tamoil nel marzo 2001, erano fondate su presupposti falsi: 1) Tamoil non è responsabile dell’inquinamento; 2) la contaminazione è circoscritta al sito industriale; 3) non c’è pericolo di contaminazione delle aree esterne e conseguentemente non sono  necessarie misure di messa in sicurezza d’emergenza. Tali presupposti hanno “rallentato e compromesso il procedimento amministrativo che in tal modo si è trascinato per molti anni mentre l’uscita e la migrazione del contaminante ancora non si era interrotta” (cit. sentenza Salvini).
A questo punto ci aspettiamo dagli enti interessati (e in particolare dal Comune di Cremona), che hanno irresponsabilmente dato credito alle assicurazione di Tamoil, un sussulto di dignità. Si abbia il coraggio di rimettere in discussione l’intera impostazione delle procedure finora seguite e si torni finalmente a tutelare gli interessi dell’intera comunità cremonese. Ne va della credibilità delle stesse istituzioni pubbliche.

Sergio Ravelli e Gino Ruggeri
presidente e segretario
dell’associazione radicale Piero Welby

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