Cronaca

La difesa di Mattia: 'Ragazzo dalla personalità fragile' Ecco le accuse

L'avvocato Marilena Gigliotti

“Il mio cliente è un ragazzo che ha avuto un percorso personale molto travagliato, molto sofferto, escludo comunque che ci possano essere fattori ideologici”. A parlare è l’avvocato Marilena Gigliotti, legale di fiducia del 20enne  cremonese Mattia Croce, il giovane del centro sociale Kavarna finito in manette insieme al coetaneo Aioub Babassi, nato ad Iseo e residente a Marone, in provincia di Brescia, e difeso d’ufficio dall’avvocato Raffaella Parisi. Entrambi sono accusati di devastazione e saccheggio per i danni arrecati alla città, e soprattutto al comando dei vigili urbani, in occasione del corteo promosso dal centro sociale Dordoni il 24 gennaio scorso.

L’avvocato Gigliotti ha parlato di “personalità fragile” del suo assistito “con un percorso di adolescenza disagiata”, ma si è detta anche “fiduciosa che si possa riuscire a ridimensionare la portata dei fatti contestati, anche perché, conoscendo il mio cliente, nutro forti riserve sui ruoli che sono stati descritti e che lo vedono come protagonista di condotte così gravi”.

A Mattia Croce, che era armato di un bastone della lunghezza di poco meno di un metro, è contestata in particolare la rottura di un cartello affisso alla parete della Banca di Credito Cooperativo del Cremonese di via Dante 213, il danneggiamento del relativo bancomat e la distruzione della penultima e della terz’ultima finestra dell’istituto di credito, la disintegrazione delle vetrine della filiale della Cariparma di via Dante 232, la distruzione della vetrina della porta d’ingresso e di un totem pubblicitario e di altri arredi interni del comando della polizia municipale di piazza Libertà.

Ad Aioub Babassi, armato di un cartello stradale metallico divelto dalla sede stradale, è invece contestata la distruzione dell’ultima e della penultima finestra della filiale della Banca di Credito Cooperativo del Cremonese di via Dante 213 e la distruzione delle vetrine della Cariparma di via Dante 232.

Nelle 17 pagine di ordinanza di arresto del gip Letizia Platè si legge che i due sono “costantemente impegnati in azioni di illegittima disobbedienza all’ordine democratico e sociale” e, se lasciati liberi, “vi è il concreto pericolo che possano reiterare il reato all’inaugurazione dell’Expo del primo maggio e anche prima, il 25 aprile, all’interno delle contestazioni del movimento antagonista”. Per il gip, sia il cremonese che il bresciano hanno partecipato sin dall’inizio al corteo di Cremona, “mantenendo una posizione pressoché costante di prima linea”.

Grazie all’osservazione dei capi di abbigliamento indossati, la polizia ha riconosciuto ed identificato nelle immagini registrate nel corso degli atti di violenza i due indagati, che, “attivamente, e con particolare irruenza e furore, anche con l’uso di bastoni, aste, e in un momento anche con un cartello divelto dalla sede stradale, si adoperano attivamente nell’azione compiuta ai danni della Banca di Credito Cooperativo del Cremonese, della Cariparma e nell’irruenta offensiva messa in atto ai danni del comando dei vigili urbani”.

Babassi portava un foulard azzurro, giubbino scuro “con alcuni disegni più chiari”, tipo “ragnatele”, pantaloni larghi grigi e scarpe scure. Croce, con un taglio all’arco sopracciliare destro, in testa aveva un cappellino da baseball con la scritta bianca ‘Osiris’, giubbino chiaro, pantaloni larghi e verdi, scarpe da ginnastica scure con lacci bianchi. “L’insieme dei dati evincibili dalle immagini”, c’è scritto nell’ordinanza, “rende evidente l’attribuzione agli stessi dei caratteristici capi di abbigliamento indossati sia all’inizio della manifestazione, quando ancora erano a volto scoperto, che nel corso dell’azione violenza”. Appare inoltre “significativa” la circostanza che “gli indagati abbiano compiuto l’azione stando sempre vicini, camminando a tratti a fianco e coordinandosi tra loro”.

Sara Pizzorni

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