Inceneritore, così lo Sblocca Italia scompiglia la politica locale
A destra la foto postata dall’ex assessore all’Ambiente Francesco Bordi sul suo profilo Facebook.
Ultimo appello delle associazioni ambientaliste capitanate da Creafuturo di Marco Pezzoni, per convincere il Governo a stralciare l’inceneritore dalla rete nazionale, così come previsto dall’art.35 della legge Sblocca Italia. L’appello ha il sapore dell’ultima spiaggia, dopo che i recenti passaggi dell’argomento nelle sedi pubbliche (vedi commissioni Ambiente e Vigilanza) hanno mostrato che la volontà di chiudere l’impianto di San Rocco non è compatibile con i tempi promessi dal centrosinistra in campagna elettorale.
Nella lettera inviata ai parlamentari locali, Pezzoni fa appello a tutti indipendentemente dal colore politico e la questione è effettivamente trasversale. Una forza di maggioranza locale come Sel presenta, attraverso il deputato Franco Bordo, un’interrogazione al Ministero dell’Ambiente spiegando che “fare arrivare all’impianto di San Rocco i rifiuti di tutta Italia sarebbe uno schiaffo agli sforzi che Cremona e l’intero territorio della nostra provincia stanno facendo da anni per arrivare a percentuali di raccolta differenziata oltre il 70%. L’inceneritore di Cremona è già inserito in un percorso di dismissione in collaborazione con la Regione Lombardia, questo percorso, avvallato dal mandato elettorale ricevuto dal Sindaco Galimberti, non deve essere interrotto. Per la salute di chi vive il nostro territorio e nel rispetto delle buone pratiche per un modello di gestione dei rifiuti sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, che potranno portare la nostra provincia ad essere esempio da imitare per tutto il Paese”.
Posizione molto vicina a quella dell’ex assessore all’Ambiente nella giunta di centrodestra Francesco Bordi, che in questi giorni ha inserito nel suo profilo Facebook una foto dei camini dell’inceneritore con applicata sopra una ‘S’ che sta per denaro. Didascalia: “Il vero significato dell’inceneritore”. Similmente, anche se da un punto di partenza diverso, alla posizione della Lega Nord, che per prima, attraverso i consiglieri Fanti e Carpani, aveva sollecitato il consiglio comunale a prendere posizione contro lo Sblocca Italia.
Il Pd, nonostante le assicurazioni di unitarietà espresse dal segretario provinciale Piloni e dalla segreteria cittadina, è in realtà tutt’altro che univoco sulla questione, con un fronte vicino alle posizioni ambientaliste (l’assessore all’ambiente Alessia Manfredini) ed un altro molto più ‘governativo’ (la presidente della commissione Ambiente Francesca Pontiggia). Il centrodestra, con Forza Italia e il martellamento continuo da sei mesi a questa parte di Federico Fasani di Ncd, è nettamente a favore del mantenimento dell’impianto, visti anche i risultati delle performance ambientali. Il Movimento 5 Stelle è da sempre a favore dello spegnimento, nonostante l’esempio di Parma, dove l’impresa non è riuscita.
In un quadro politico così composito, Marco Pezzoni (e dietro di lui Legambiente, WWF, Arci, Acli, Filiera Corta Solidale, A tutto compost, AmbienteScienze ed altri) getta la carta della democrazia dal basso: “(le associazioni) auspicano che la prevista Conferenza Stato-Regioni trovi soluzioni condivise e non imposte dall’alto al problema dello smaltimento nazionale dei rifiuti, attraverso il concorso e la libera adesione dei territori e delle loro rappresentanze, tenendo conto che l’U.E. non ci obbliga a soluzioni autarchiche e che il volume complessivo dei rifiuti è destinato a diminuire, anche in Italia.
“I parlamentari eletti nel nostro territorio – continua l’appello – indipendentemente dalle legittime opinioni personali, dalle diverse collocazioni politiche e dai diversi ruoli istituzionali ricoperti, dovrebbero rappresentare nelle Sedi appropriate la volontà esplicita e democraticamente espressa dalle istituzioni locali di non essere costrette ad accogliere rifiuti di provenienza extraregionale, visto che l’inceneritore di San Rocco ha ormai raggiunto il massimo delle sue potenzialità, che si è avviato il percorso della sua dismissione e che, al contrario, il revamping sarebbe costosissimo .
In un Paese democratico le autonomie locali e le loro scelte, se compiute nella legalità, andrebbero sempre rispettate, salvo casi di coscienza. Responsabilmente l’Amministrazione comunale di Cremona ha fatto presente al Governo il proprio chiaro orientamento e lo ha fatto sapere prima che il Ministero dell’Ambiente decida la lista degli inceneritori da inserire nella Rete Integrata nazionale.
Sarebbe un calcolo miope e poco responsabile puntare sullo scontro tra scelte del Governo e scelte del Comune di Cremona, quando questo scontro è ancora evitabile”.
Pezzoni ammette poi che il nodo è tutto politico ed economico: “Comprendiamo che calcoli politici diversi possano portare chi è all’opposizione del Governo Renzi a lasciar andare le cose per accentuare il solco tra locale e nazionale. Mentre chi sostiene il Governo potrebbe illudersi di piegare la volontà e l’autonomia del Comune di Cremona giustificando l’imposizione dall’alto con l’interesse nazionale.
Prevenire lo scenario dello scontro è ancora possibile, magari con un documento congiunto firmato dai parlamentari eletti nel nostro territorio. Rispettare gli orientamenti democraticamente espressi dalle autonomie locali rafforza, non indebolisce, la coesione nazionale. L’interesse nazionale non lo si impone con decisioni centralistiche, lo si afferma con una programmazione condivisa con Regioni e territori per affrontare e risolvere insieme l’emergenza rifiuti, con le tecniche e le modalità più avanzate e sostenibili”.
g.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA