Politica

Dietro le dimissioni di Zamboni FI teme la svendita di Aem/Lgh

Si parte dalle dimissioni di Federico Zamboni dal vertice di Aem Gestioni, ma si arriva al debito da 100 milioni di Aem Spa e al rischio di un eccessivo indebolimento di Lgh nelle trattative per le fusioni tra partecipate. Forza Italia provinciale e cittadina si arroccano nella difesa del presidente uscito di scena durante la commissione Vigilanza dell’11 marzo, lamentando eccessive pressioni su di lui da parte dell’amministrazione Galimberti, ma allo stesso tempo puntano il riflettore sul puzzle delle partecipate, ravvisando il rischio che eccessivi alleggerimenti degli asset di Lgh, di cui Aem Gestioni è un tassello, sminuiscano pericolosamente il peso della holding nelle trattative in corso con società già ora più pesanti. Però A2A, la ‘sorella’ maggiore bresciana, nata dalla fusione tra le municipalizzate di Brescia e Milano, non è mai stata nominata durante la conferenza stampa di stamattina, da parte di Mino Jotta coordinatore provinciale FI, del suo vice Fabio Bertusi, dal coordinatore cittadino Carloalberto Ghidotti e dal consigliere comunale Ferruccio Giovetti. Sullo sfondo, il tema dell’impianto bruciarifiuti di San Rocco, di proprietà Lgh, un valore aggiunto patrimoniale che Forza Italia considera sbagliato gettare alle ortiche nel nome di una promessa elettorale che il sindaco Galimberti si ostina a mantenere a dispetto del danno economico che verrebbe arrecato all’azienda di famiglia.

Dietro le dimissioni – lampo di Federico Zamboni – spiegano i vertici del partito – non ci stanno solo le presunte pressioni dell’amministrazione Galimberti a non partecipare alla commissione Vigilanza dell’11 marzo, ma una serie di contrasti sullo svolgimento del servizio di rifiuti che stanno andando avanti da mesi. Da quando, assessore Alessia Manfredini in testa, il Comune ha voluto concretizzare l’annunciata svolta sulla raccolta rifiuti, annunciando l’estensione della differenziata al 100% della città a partire da ottobre 2015, per arrivare così ad alimentare sempre meno l’impianto di San Rocco. “Non posso parlare per lui – ha detto Ghidotti, che a suo tempo propose ed ottenne la nomina di Zamboni – ma so che Federico guarda con molte perplessità alla rivoluzione nel servizio rifiuti imposta da questa amministrazione. Non sarà facile per i cittadini cremonesi abituarsi a dover portare i rifiuti in strada, rinunciando ad un servizio condominale che va avanti da sempre.  Un conto è farlo in piccoli comuni, altra cosa in città e soprattutto in determinati quartieri. Immaginatevi solo i marciapiedi coperti dai sacchi neri dell’immondizia, che per qualsiasi disguido non possano essere tempestivamente liberati”.

E questa è una. Più grave la questione inceneritore, sviscerata da Jotta: “Aem Spa ha un debito consistente, tutto il tema dello spegnimento dell’inceneritore  ha a che fare con questo. La sua chiusura ha un costo netto di 20 milioni di euro, che diventano 40 con l’indotto. La sua dismissione indebolirà Aem nei confronti dell’esterno. E’ come se si stessero mettendo delle mine anticarro attorno al terreno di lavoro dell’azienda, che sarà costretta a cedere degli asset che in bilancio hanno un valore nominale: se si indebolisce la posizione di chi va alla trattativa si indebolisce anche il valore di quegli  asset. Io posso anche capire le promesse elettorali, ma poi un politico lungimirante deve avere ben presenti a quali rischi espone la propria comunità, quando fa i conti con la realtà. Perseverare su questa linea prefigura anche un danno erariale, come ben si è accorto il sindaco di Parma Pizzarotti dopo essere stato eletto. E infatti  quell’inceneritore è ancora acceso”. Tra l’altro Jotta cita il Piano rifiuti datato 20 giugno 2014 della Giunta Regionale dove  il termovalorizzatore di Cremona si colloca secondo in regione  in termini di valorizzazione elettrica e termica. Quindi tutt’altro che obsoleto e da rottamare come vorrebbe il nuovo corso alla guida della città.

Un appello a quella parte del Pd che non ha mai condiviso la linea di Galimberti  e dell’assessore Manfredini sulla gestione dei rifiuti, viene da Fabio Bertusi: ” Io mi rivolgo all’azionista di maggioranza di questa amministrazione, al Pd. Il tema delle partecipate è vasto e richiede trasparenza, che il Pd si assuma le proprie responsabilità fino in fondo”. Anche perchè, sottolineano tutti i forzisti, “questa amministrazione ci continua a dare lezioni di trasparenza, ma poi non la pratica”. Come si è visto, afferma Giovetti, “nell’ultima commissione Vigilanza, legittimamente costituita all’inizio, essendoci il numero legale. Solo l’abbandono di Poli e Canale l’hanno invalidata, sorprendendo tutti, anche  Filippo Bonali che avrebbe voluto dire qualcosa ma non ha potuto. Poli ha detto di essere venuto per rispetto democratico? Ma facendo venir meno il numero legale hanno dimostrato proprio l’opposto, meglio avrebbero fatto a non partecipare neppure. Un atteggiamento che denota pressapochismo e superficialità, per via dell’invalidamento della commissione; e arroganza e prepotenza, sulla questione del gettone presenza, aspetto del quale non mi preoccupo, visto che sono tra quelli che per Natale ha devoluto il proprio al fondo di solidarietà”.

Sullo sfondo, convitato di pietra, l’ex presidente Federico Zamboni, descritto da tutti come un gentleman che mai avrebbe sbottato parlando di pressioni, se non fossero vere. Uomo paziente e pacato, ma che mercoledì se ne è andato via furibondo dalla commissione convocata e poi invalidata dalla maggioranza di centrosinistra. “Derubricare questo fatto ad un’arrabbiatura personale”, conclude Jotta, “è un atto di disonestà intellettuale”.

g.b.

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