Abusò della figlia dell’amante Sei anni all’autista di scuolabus
CREMA – E’ stato condannato a sei anni di carcere (il pm Laura Patelli ne aveva chiesti sette), O.T., il 54enne di Sergnano accusato di atti sessuali nei confronti di una ragazzina di 13 anni, oggi maggiorenne, figlia della sua amante. Il collegio dei giudici, composto dal presidente Pio Massa e dai giudici a latere Pierpaolo Beluzzi e Christian Colombo, ha anche condannato il 54enne al risarcimento di 50mila euro nei confronti della vittima e di 15mila euro per il padre, entrambi parti civili. Respinta, invece, la richiesta di risarcimento per la madre, anche lei parte civile. Nei suoi confronti è stata ordinata la trasmissione degli atti alla procura con l’ipotesi di reato di falsa testimonianza.
I fatti oggetto della condanna sono stati commessi a Sergnano dalla primavera del 2008 al 13 agosto del 2009, quando la vittima aveva ancora 13 anni. Assoluzione, invece, per l’altro periodo contestato, quello compreso tra il 14 agosto del 2009 e l’ottobre del 2011.
Secondo l’accusa, l’imputato, di professione meccanico e per vent’anni autista di scuolabus a Sergnano, sposato e con figli, avrebbe abusato della minore.
Nella sua requisitoria, il pm, che ha parlato di un “ambiente familiare disgregato e degradato”, ha ritenuto “credibili” le dichiarazioni della ragazza, portando all’attenzione dei giudici gli “escamotage del 54enne messi in atto pur di avere contatti fisici con la minore per toccarla”. “Escamotage” confermati anche dalle foto mostrate in aula: abbracci dell’imputato che lascia scivolare la mano sul seno della ragazza con fare più che affettuoso”. Il pm ha parlato poi del quaderno che nel 2008 la ragazzina aveva fatto trovare alla madre per farle capire quello che le stava accadendo, senza però essere creduta.
Al contrario del pm, la difesa, rappresentata dagli avvocati Giulia Bravi e Roberto Lassini, ha cercato di minare l’attendibilità della giovane, parlando del “senso di frustrazione di una minorenne sessualmente precoce costretta a coesistere con l’intensa vita sessuale della madre”. I legali hanno parlato di “indagini superficiali” e di “contraddizioni” da parte della ragazza, di “una prima incrinatura con la madre nell’agosto del 2011 per via del fidanzato”, delle “bugie della giovane”, del fatto che la minore considerasse l’imputato “colpevole di aver messo distanza tra lei e la madre” e delle “ricerche della ragazza su internet su come raccontare gli abusi”.
Per la difesa, dunque, l’accusa mossa dall’allora minorenne è stata dettata “dalla voglia di vendetta per il padre tradito”, ma anche “dal forte conflitto con la madre che limitava la sua libertà”, osteggiando la relazione della figlia con il fidanzato, un uomo di 34 anni che la ragazza aveva conosciuto in chat. L’avvocato Bravi ha parlato di “famiglia problematica”, di “vendette”, di “gelosie” e di “contesti familiari conflittuali”, mentre il collega Lassini, che ha definito l’imputato un “fedrifrago seriale”, ha sottolineato che un uomo che aveva “almeno quattro amanti acclarate della sua età non poteva certo essere un pedofilo”.
Figura centrale della vicenda, la madre della ragazza, amante dell’imputato, per la quale lo stesso pm ha chiesto la trasmissione degli atti in procura per “la sua totale inattendibilità”. “Anziché denunciare questi fatti gravissimi”, ha sostenuto il pm, riferendosi agli abusi, “la madre non ha voluto credere alla figlia, e anziché denunciare l’imputato, ha denunciato il fidanzato della ragazza”. Madre che, “inspiegabilmente”, come ha fatto notare il pm, “si è costituita parte civile”.
Per O.T. le manette erano scattate l’11 agosto del 2012, dopo indagini e in seguito alla perquisizione in due locali a sua disposizione: l’officina dove lavorava, e la sua abitazione. Nel novembre 2013, dopo un lungo periodo di carcerazione, il tribunale aveva disposto la scarcerazione, con il trasferimento ai domiciliari in un luogo top secret. Dai primi di gennaio di quest’anno l’uomo è completamente libero. In paese, i cittadini avevano organizzato una petizione con oltre 700 firme raccolte in favore dell’imputato.
La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni. La difesa ha già fatto sapere che ricorrerà in appello.
Sara Pizzorni
© RIPRODUZIONE RISERVATA