Cronaca

'Accorpare polizia postale in Questura? Poco spazio e insensato di questi tempi'

Nella foto, la Questura di Cremona

Per il momento la temuta chiusura dell’ufficio della polizia postale di via Verdi e il conseguente trasferimento degli operatori all’interno della Questura sono stati bloccati, ma la spada di Damocle di questa riorganizzazione è ancora pendente in mancanza di uno stop definitivo e la preoccupazione negli ambienti della polizia è che il possibile accorpamento dell’ufficio del reparto che si occupa in primis di reati informatici possa peggiorare una situazione già non semplice. “Spazi qua non è facile trovarne”, ragiona un poliziotto della Questura. “Complicato immaginare una collocazione della postale qua da noi”, è il commento che si ripete. Ma gli spazi non sono l’unico problema. Questione centrale potrebbe essere la perdita di una specializzazione a livello locale. Questo perché secondo la riorganizzazione non solo verrebbe cancellata la sede di via Verdi, ma potrebbe addirittura sparire la denominazione “polizia postale”, e in questo caso il personale verrebbe assegnato genericamente alla Questura (salvo possibili trasferimenti) e l’attività investigativa legata alle denunce locali rischia di finire prevalentemente accentrata nell’ufficio della polizia postale del capoluogo di Corte d’appello (Brescia). Il piano, infatti, mira a eliminare gran parte dei presìdi provinciali. Se l’esperienza accumulata fin qui dagli operatori della polpost cremonese non può essere cancellata da un accorpamento, certamente con la sparizione della polizia postale verrebbe meno quella diretta interfaccia con il cittadino che c’è adesso e, in più, nel giro di poco tempo, considerando il continuo evolversi del crimine informatico, la mancanza di un costante aggiornamento specifico del personale conseguente alla sparizione della polizia postale porterebbe gli operatori a perdere terreno sull’argomento (l’attività di aggiornamento, anche se fosse creato un nucleo di base all’interno della Questura, evidentemente finirebbe per coinvolgere principalmente gli uffici “ufficiali” della polizia postale esclusi dal taglio).

La battaglia condotta a livello nazionale dai sindacati del settore ha portato a fermare, per ora, lo schema di riorganizzazione, redatto a Roma, che prevede la chiusura e l’accorpamento di numerosi uffici di vario genere in tutta Italia, fra cui quello della polizia postale di Cremona. Se ne riparlerà. “Ma non è detto che alla fine tale riorganizzazione non venga attuata così com’è”. Sei le persone (questa l’attuale pianta organica della polizia postale) che finirebbero dalla sede via Verdi alla Questura di via dei Tribunali. Bisognerebbe ripensare gli spazi. E il modo di lavorare.

Il segretario provinciale del Siulp, Filippini

Timori sono ancora palpabili negli ambienti della polizia. “Si punta a chiudere uffici di primaria importanza, quando in Italia un reato su cinque avviene via internet con un aumento del 245% nell’ultimo triennio, e invece non si toccano gli abnormi apparati burocratici centrali, come quello romano e quello regionale”, commenta il segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp, Roberto Filippini. “Alcuni sindaci di città interessate sono arrivati ad opporsi con delibere, invitando il Ministero dell’Interno a fare marcia indietro – aggiunge -. Questo taglio non porterebbe benefici concreti. Sparendo la specializzazione ‘polizia postale’ a Cremona la materia informatica finirebbe sotto la responsabilità della Questura e di fatto sarebbe necessario comunque costituire un gruppo ad hoc”. “I presìdi locali come quello cremonese – conclude Filippini – sono fondamentali per assistenza e consulenza nell’immediato, ad esempio subito dopo attacchi hacker contro aziende, enti e cittadini. E non dimentichiamo gli incontri che vengono fatti con gli studenti, importanti per accrescere la sicurezza”.

Il segretario provinciale del Sap, Epicoco

“Di stanze libere o facilmente utilizzabili non ce ne sono. L’accorpamento in Questura della polizia postale sarebbe un problema”, dichiara sull’argomento il segretario provinciale del sindacato di polizia Sap, Gianluca Epicoco. “Ma la chiusura di un ufficio come quello – prosegue – sarebbe già di per sé un grosso problema, un depauperamento di una specializzazione così importante di questi tempi. C’è infatti da considerare la questione della professionalità. Il Ministero ha investito dei soldi per formare queste persone. Se si buttasse all’aria una specializzazione come questa, alla luce del continuo evolversi del crimine informatico, sarebbe un ulteriore sperpero di risorse. Sarebbe una follia”.

Michele Ferro
redazione@cremonaoggi.it

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