Centro psico sociale in via Belgiardino Preoccupati i famigliari degli utenti
Il previsto trasferimento del centro psico sociale da viale Trento e Trieste (ex Inam) a via Belgiardino suona troppo come un ritorno al passato. Un passato che nessuno a Cremona ama ricordare, essendo stata questa una delle prime città italiane ad aver smantellato i manicomi post legge Basaglia. Ora, la chiusura del Cps (poco meno di 3000 utenti all’anno, circa 600 nuovi casi ogni anno) ultimo servizio ospedaliero rimasto nel palazzone dell’ex Inam e il suo trasferimento in via Belgiardino, accanto ad altri servizi psichiatrici destinati a pazienti ben più gravi, rischia di far tornare indietro di 35 anni l’approccio terapeutico alle malattie mentali.
“Il discorso è molto semplice – ci spiega Vincenzo Girelli, vicepresidente Di.di.a.psi, associazione a difesa diritti malati psichici – il luogo dove è collocata la ‘cittadella della salute’ e dove sono già presenti strutture di lungo degenza psichiatrica è il sito del vecchio manicomio. Il disegno dell’azienda ospedaliera riporta strutture che anni fa erano state dislocate sul territorio, in un unico contesto. Con tutto quello che abbiamo fatto per contrastare lo stigma nei confronti della malattia psichiatrica, qui rischiamo di creare un problema sia per chi già frequenta il centro psico sociale, sia per chi deve avvicinarsi”.
Il Cps infatti, secondo quanto descritto nel piano organizzativo aziendale 2015, si trasferirà in zona san Sebastiano (ex villa Salus) al piano terra della palazzina che già ospita la comunità terapeutica (riabilitazione ad alta assistenza – Cpa) e di fronte alla comunità protetta ad alta assistenza, quindi a luoghi dove i malati più gravi dimorano stabilmente. In aggiunta c’è anche un centro diurno. Il Cps di viale Trento e Trieste è un servizio ben diverso: si tratta di ambulatori per le sedute di psicoterapia di gruppo e dove vengono somministrate le terapie a persone che vivono al domicilio, persone affette da crisi di panico, nevrosi, disturbi dell’alimentazione, ad esempio. Si trova al secondo e al terzo piano di quell’ala dell’ex Inam che dà su viale Trento e Trieste, autonoma dalla parte più interna dove c’erano i poliambulatori. Occupa circa 1000 mq ristrutturati pochi anni fa dall’azienda ospedaliera, quando si decise di chiudere la sede inadeguata di via Ghinaglia (in affitto Asl). La nuova sede di via Belgiardino non è ancora completamente sistemata e implicherà altri costi.
“Noi come associazione – conclude Girelli – ci riuniremo presto e chiederemo un incontro alla direttrice generale, al dottor Minervino e al dottor De Luca, per capire qual’è la finalità di questo trasferimento. Perchè un conto è se si vuole estendere il servizio ambulatoriale, cosa di cui discutiamo volentieri; altra cosa se invece si tratta, come sempre accade, di un’operazione di risparmio”.
Di.di.a.psi, vent’anni di attività appena compiuti, con 50 associati e centinaia di persone seguite, tra familiari e pazienti, fa campagne di sensibilizzazione contro lo stigma nelle malattie psichiatriche e attua iniziative culturali e divulgative su argomenti scientifici, oltre ad attivarsi, come in questo caso, in difesa del diritto alla cura dei malati.
PER LA CGIL TUTTO A POSTO – Nessuna voce contro l’ormai prossimo trasferimento viene invece dal sindacato. “Non ci risultano malumori tra il personale”, afferma Monica Vangi, segretaria FpCgil. Forse perchè il personale, soprattutto infermieristico, potrebbe trovare giovamento dall’inserimento in un contesto meno isolato, con maggiori possibilità di turnazioni. Questo aspetto però, nulla ha a che vedere con la cura dei pazienti.
SEL CONTRARIA – Chi invece giudica negativamente l’operazione è il partito di Sinistra Ecologia e Libertà: “La relazione allegata al Bilancio previsionale presentato dalla D.G. Dott.ssa Mariani – scrive il segretario cittadino Lapo Pasquetti – prevede la riqualificazione e la messa a norma di locali presso la struttura di Via San Sebastiano, già sede di Comunità protette e riabilitative ad alta assistenza, per ospitare il CPS di Viale Trento-Trieste per liberare l’immobile dell’Ex Inam e “ottimizzare l’attività del personale medico e infermieristico” dell’area psichiatrica. L’operazione complessiva sta avvenendo nel più stretto riserbo e con un’accelerazione non giustificata da reali esigenze funzionali del servizio. Va ricordato che il CPS di Viale Trento-Trieste fu inaugurato neanche 6 anni fa, trasferendo il servizio dalla sede di Via Ghinaglia, con notevole impiego di risorse da parte di ASL e Azienda Ospedaliera per la riqualificazione e messa a norma dei locali. Oggi l’immobile di via Ghinaglia è vuoto e abbandonato al degrado. Il secondo trasferimento del CPS da viale Trento Trieste a via San Sebastiano dopo appena poco più di cinque anni dall’apertura è un inutile ulteriore sperpero di risorse per il sistema sanitario regionale che di fatto si permette il lusso di gettare alle ortiche quanto già speso e di sostenere ulteriori costi per riqualificare e mettere a norma la nuova sede. Senza considerare cosa ha comportato per il sistema sanitario il trasferimento della medicina dello sport (oggi in affitto nei locali di proprietà delle Figlie di San Camillo), degli ambulatori in Via Dante (sempre in affitto da privati) e delle altre attività specialistiche prima presenti nell’ex Inam.
A questo punto la domanda si impone: l’azienda Ospedaliera e il servizio sanitario regionale possono davvero permettersi il lusso di tutte queste spese? A giudicare dal livello dei tickets sanitari ancora in vigore, nonostante le promesse di Maroni, no. La razionalizzazione della spesa sanitaria lombarda passa solo attraverso la riduzione del personale medico e infermieristico del servizio pubblico. Il sospetto allora è che in realtà tutto ciò avvenga non tanto per rendere un miglior servizio all’utenza, con un’operazione peraltro contraria ai principi ispiratori della Legge 180 che volle separare le strutture di accesso degli utenti al servizio psichiatrico dai luoghi di ricovero, ma per non ben chiari interessi speculativi a cui è funzionale la necessità di liberare completamente e celermente l’ex Inam. Il patrimonio dell’Azienda Ospedaliera appartiene ai cittadini cremonesi e deve essere gestito nel loro esclusivo interesse. Chiediamo alla Dirigente Dottoressa Mariani di esplicitare una volta per tutte ai cittadini cremonesi quali sono i progetti per l’immobile di Viale Trento-Trieste”.
Silenzio, invece dall’altro partito della sinistra, Rifondazione Comunista, che quattro anni fa si era speso con tanto di raccolta firme contro la chiusura dei Poliambulatori.
g.b.
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