Uccisioni al canile: per Cheti Nin 2 anni e 2 mesi Volontarie condannate La Facciolo: 'Giustizia è fatta' La difesa Butturini: 'Si è ristabilito un ordine' Dichiarazioni spontanee della principale imputata
Colpevoli delle uccisioni al canile e di esercizio abusivo della professione veterinaria, fatti accaduti nella struttura comunale di via Casello dal 17 agosto del 2007. Uccisioni di cani e di intere cucciolate messi in atto con crudeltà e senza necessità attraverso i farmaci eutanasici Tanax e Pentothal Sodium. Dopo 12 udienze e oltre 2 ore di camera di consiglio, così ha deciso il collegio dei giudici del tribunale di Cremona (presidente Pio Massa, a latere i magistrati Francesco Sora e Andrea Milesi) che ha condannato a due anni e due mesi Cheti Nin, la vice presidente della passata gestione dell’associazione Zoofili cremonesi, associazione che in base ad una convenzione con il Comune gestiva la struttura, e a un anno e tre mesi ciascuna le due volontarie Elena Caccialanza e Laura Gaiardi. Solo per queste ultime due la pena è sospesa.
Cheti Nin è stata invece assolta dall’altro reato che le era stato contestato dalla procura, rappresentata in aula dal pm Fabio Saponara: quello di malversazione ai danni dello stato. Dalla medesima accusa è stato assolto anche Maurizio Guerrini, presidente della passata gestione dell’associazione Zoofili cremonesi. Guerrini doveva anche rispondere del mancato controllo sul canile, di cui aveva lasciato la piena gestione alla Nin, ma i giudici hanno dichiarato estinto il reato per avvenuta prescrizione. Assolta da tutte le accuse, invece, la veterinaria referente Asl Michela Butturini.
I risarcimenti alle parti civili: 5.000 euro per l’Enpa – Ente nazionale protezione animali, 5.000 euro per Oipa – Oraganizzazione internazionale protezione animali, 5.000 euro per Anpana – Associazione nazionale protezione animali natura e ambiente, e 10.000 euro per la Lega nazionale del Cane.
La sola Cheti Nin dovrà risarcire con 2.500 euro anche Paola Bertani, la proprietaria del cane Matisse, un cucciolo di labrador preso al canile e ucciso dalla stessa Nin “per crudeltà e senza necessità”. Per il collegio la Nin aveva ucciso altri cinque cani, tra cui due pastori tedeschi di proprietà di due fratelli, un cane da caccia e un dalmata utilizzato per la pet therapy. Quest’ultimo ucciso perchè “era ingombrante”.
Sono invece state giudicate inammissibili le parti civili: Lav – Lega antivivisezione, Leal – Lega antivivisezionista, l’associazione animalista Earth e la Lega per la difesa del cane di Cremona rappresentata da Rosetta Facciolo (la sezione locale non era legittimata a costituirsi ed è stata ‘assorbita’ da quella nazionale che è stata risarcita con il doppio).
Il collegio ha poi ordinato il dissequestro e la restituzione all’associazione Zoofili cremonesi della somma di 3.478,20 euro, attualmente in deposito giudiziario, e la restituzione all’avente diritto di tutta la documentazione in sequestro, così come la confisca e la distruzione dei medicinali in sequestro.
Le motivazioni delle sentenza saranno disponibili tra 90 giorni.
LE REAZIONI:
“Giustizia è fatta”, ha commentato dopo la sentenza Rosetta Facciolo, responsabile della Lega di Cremona per la difesa del cane, attaccata dalle difese nel corso del processo perché accusata di aver voluto screditare gli imputati con l’obiettivo di ‘rubare’ la gestione del canile all’associazione Zoofili cremonesi. “Io ero l’obiettivo”, ha continuato la Facciolo, “io ero sul banco degli imputati, ma è stato riconosciuto che non era così. Sul banco degli imputati c’era qualcun altro”.
Soddisfatto anche l’avvocato Alessandro Nolli, che insieme al collega Francesco Gianzini ha difeso la veterinaria Michela Butturini. “Con questa sentenza si è ristabilito un ordine che era stato alterato sei anni fa”.
Accorate, prima che fosse pronunciata la sentenza, le dichiarazioni spontanee della principale imputata Cheti Nin: “Ho dedicato più di metà della mia vita al rifugio che ho trasformato con tutte le mie forze da struttura fatiscente quale era a quello che è oggi, superando difficoltà e sfide che adesso apparirebbero insormontabili. Nonostante il fango che mi è stato buttato addosso, il rifugio è stato ed è un modello di eccellenza per la qualità della vita degli animali che vi sono ospitati. Da sei anni, con accuse terribili, sono sulla ribalta mediatica e come se non bastasse, ogni mio avvicinamento al canile è stato controllato e riferito alla stampa come un comportamento illecito e sospetto. Ho assistito, impotente, al mio massacro mediatico. Questo processo è stato fortemente voluto da Rosetta Facciolo che ha messo in campo tutti i metodi leciti e illeciti per delegittimarmi e impossessarsi del canile. Oggi, alla mia età, mi ritrovo con la vita rovinata, umiliata, vituperata, offesa nella mia integrità morale e civile, travolta dall’onda di un’eco scandalosa che ha portato il mio nome nel fango. Tutto quello che è stato creato intorno per catturare l’immaginazione collettiva è quanto di più truce, assurdo e inverosimile si possa immaginare”.
Sara Pizzorni
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