Tanti cremonesi alla protesta Coldiretti sul prezzo del latte
265 allevamenti di vacche da latte persi in dieci anni a Cremona. Nella provincia che da sola munge il dieci per cento del latte italiano (con oltre un milione di tonnellate annue), si è passati dalle 1072 aziende zootecniche da latte del 2003 alle 807 aziende operanti nel 2013. Significa che un quarto delle stalle da latte cremonesi in dieci anni ha chiuso. Il dato complessivo regionale è ancor più drammatico: si è passati dalle 8.761 stalle dell’anno 2003 alle 6.042 stalle dell’anno 2013 (con una perdita di -31%). Questi i numeri, elaborazione Coldiretti Lombardia su dati Agea e Dg Agricoltura Regione Lombardia.“Numeri che parlano da soli: siamo la terra di una zootecnia d’eccellenza, eppure le nostre stalle faticano a sopravvivere. Stalle che garantiscono il vero latte italiano, base imprescindibile di grandi dop riconosciute e ricercate in tutto il mondo – sottolinea Paolo Voltini, Presidente di Coldiretti Cremona –. Chiediamo un prezzo equo per il latte alla stalla: i prezzi che oggi l’industria impone alle aziende agricole sono palesemente inferiori ai costi di produzione sostenuti dagli allevatori per garantire qualità e salubrità. E intanto il prezzo di latte e formaggi chiesto ai consumatori non scende: è evidente chi ci guadagna. Ed è un guadagno che si basa sullo sfruttamento del primo anello della catena, gli allevatori, e sull’inganno verso l’ultimo anello, le famiglie italiane”.
Nonostante la fitta neve caduta nella notte in provincia, tanti allevatori di Coldiretti Cremona hanno preso parte allo straordinario appuntamento fissato a Milano (come in tutte le principali piazze del Paese), in piazza Affari, dove tremila allevatori lombardi si sono raccolti davanti alla Borsa, dando vita ad una vera e propria stalla dove è avvenuta la mungitura, così da mostrare quanta professionalità e quanta passione vi siano nella produzione del buon latte italiano.“Mediamente l’Italia produce 110 milioni di quintali di latte e ne importa 86 milioni. Per ogni milione importato in più perdiamo 17mila vacche e 1.200 occupati in agricoltura. Ciò che è vergognoso è il fatto che questo latte importato anonimo, e con esso le cagliate, si trasforma poi in prodotto italiano, venduto come nazionale a danno sia degli allevatori italiani che dei consumatori – aggiunge Tino Arosio, Direttore di Coldiretti Cremona –. Basti dire che oggi solo una busta di latte uht su quattro vendute in Italia è prodotta con latte italiano. Ma il cittadino-consumatore non lo sa. Per questo è essenziale vincere la battaglia sull’obbligo dell’origine in etichetta: vale per il latte uht, per tutti i prodotti lattiero caseari, come per tutto il cibo made in Italy. I consumatori italiani e di tutto il mondo vogliono il vero agroalimentare italiano. Rendere il nostro prodotto immediatamente e completamente riconoscibile, distinguerlo dagli altri attraverso l’origine in etichetta, è essenziale per ridare reddito alle nostre aziende”.
PROVINCIA CHE VAI PREZZO AL DETTAGLIO CHE TROVI – Quando esce dalla stalla viene pagato 0,36 euro, mentre quando arriva sullo scaffale costa 1,57 euro, con un aumento di quattro volte. E’ questo lo “spread” sul prezzo del latte, che fa morire gli allevatori, spendere i consumatori e guadagnare le industrie. In occasione della mungitura pubblica realizzata oggi a Milano, in piazza Affari, davanti alla Borsa, la Coldiretti Lombardia ha anche disegnato la prima “Mappa regionale del prezzo del latte fresco al dettaglio”. Se il prezzo medio in Lombardia è di 1,57 euro, nei capoluoghi di provincia si va dall’euro e 40 centesimi di Brescia all’euro e 70 centesimi di Pavia, con un picco eccezionale di un euro e 99 centesimi trovato in vendita a Cremona, dove però la media è di 1,64 euro. A Bergamo si arriva a 1,69 euro, a Como e Monza siamo intorno a 1,60 euro, Sondrio e Varese hanno rispettivamente 1,50 e 1,57 euro, Milano si attesta su 1,64 euro, Mantova 1,57 euro, Lecco 1,49 euro e Lodi 1,44 euro. Le nostre rilevazioni – spiega la Coldiretti Lombardia – hanno preso in considerazione solo il latte fresco intero, senza contare quelli addizionati con omega 3 o vitamine oppure con un ridotto contenuto di lattosio che hanno prezzi più alti. Inoltre – aggiunge Coldiretti Lombardia – su un litro di latte che viene pagato agli allevatori 0,36 euro, le industrie non guadagnano solo con la vendita del latte, ma da quel litro di latte estraggono parte dei grassi per fare panna e burro che poi rivendono a parte guadagnando ancora. “Gli allevatori invece – conclude Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia – devono vendere tre litri di latte per potersi permettere un caffè al bar, altrettanti per una bottiglia di acqua, oppure ci vogliono 10 litri di latte per un panino in un bar a Milano. Tutto questo a fronte di un prezzo alla stalla che non copre neppure i costi per l’alimentazione degli animali e che, a livello nazionale sta portando alla chiusura di 4 stalle al giorno”.
LA TESTIMONIANZA – “Se si va avanti così non so chi di noi si potrà salvare: lavoriamo in perdita e le banche non ci fanno credito”. Giuseppe Tiraboschi, allevatore di Vaprio d’Adda (Milano), sfoga la sua rabbia e la sua delusione dal fronte della protesta del latte a Milano in piazza Affari, che ha riunito oggi oltre 300 produttori provenienti da Milano, Lodi e Monza Brianza, e circa tremila da tutta la Lombardia, in occasione della prima maxi mungitura pubblica organizzata da Coldiretti. “Era importante oggi essere qui davanti alla Borsa Italiana: le istituzioni devono capire che così non ce la facciamo. Allevo vacche da latte da 30 anni e oggi ne ho 250 in azienda, ma di questo passo saremo condannati tutti alla chiusura”. Una situazione drammatica nella quale le distorsioni della filiera peggiorano le cose. Nel percorso dal luogo di produzione alla tavola di casa nostra – spiega la Coldiretti Interprovinciale – il costo del latte lievita di quattro volte. Secondo una rilevazione della Coldiretti Lombardia, infatti, se oggi alla stalla viene pagato 0,36 euro al litro, i consumatori lo acquistano sullo scaffale ad un prezzo che raggiunge e supera anche 1,60 euro. L’indagine – continua la Coldiretti – ha preso in considerazione solo il latte fresco intero: si scopre così che a Lodi il prezzo medio al dettaglio è di circa 1,44 euro al litro, a Monza di 1,60 euro mentre a Milano sale a 1,64 euro. Il tutto a fronte di un prezzo medio in Lombardia di 1,57 euro. Una situazione – prosegue la Coldiretti – che non è vantaggiosa né per i consumatori, né per gli agricoltori. Basti pensare che un allevatore per pagarsi un caffè al bar o per acquistare una bottiglia d’acqua deve vendere 3 litri di latte, mentre per un semplice panino al bar deve “pagare” con almeno 10 litri di latte.
“Nella nostra azienda lavoriamo mio padre, mio fratello ed io ed è con il frutto di questo lavoro che manteniamo le nostre famiglie” – spiega Mauro Spingardi 42 anni di Maleo (Lodi) – Ora ditemi voi come si fa a sopravvivere a un calo del prezzo del 30% in un solo anno, cercando di programmare investimenti per migliorare sempre più gli standard della propria impresa e garantire così un futuro ai figli. Io devo andare avanti per rispettare gli impresi presi, ho puntato molto sul latte. Vista la situazione, però, mi domando se ho sbagliato tutto nella vita”.
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