Cultura

Viole da gamba Amati e Guarneri protagoniste il prossimo week end al Museo del Violino

La viola da gamba sarà protagonista assoluta di un intero week-end al Museo del Violino. Sabato 7 febbraio, alle 16, Carlo Chiesa e Rodney Prada offriranno inediti spunti di riflessione ed approfondimento sulle viole da gamba di scuola cremonese. Domenica 8, nell’Auditorium Giovanni Arvedi, alle 11, sarà invece la volta di un concerto unico ed irripetibile: Rodney Prada, in duo con il cembalista Francesco Baroni, suonerà la viola da gamba Girolamo Amati 1611 della Collezione di Stato della Federazione Russa e la viola da gamba Giuseppe Guarneri filius Andreae della Collezione Beare Violins Ltd di Londra.

Entrambi gli strumenti sono esposti al Museo del Violino nell’ambito del progetto “friends of Stradivari”, network internazionale tra quanti studiano, suonano o collezionano strumenti di liuteria classica cremonese. Abitualmente non utilizzati per concerti, possono essere suonati ed ascoltati solo in rarissime occasioni. Rarissimi sono gli strumenti della famiglia delle viole da gamba costruiti dai liutai Cremonesi.

Sono autentici capolavori quelli realizzati dai fratelli Amati alla fine del Seicento e nei pochi decenni del secolo successivo, fra questi oltre alla viola datata 1611 proveniente dal Museo Glinka di Mosca, un secondo esemplare conservato all’Ashmoleam Museum di Oxford.

Gli inventari del guardaroba della corte Medicea ci informano di un intero consort di viole da gamba dei fratelli Amati composto da strumenti di diverse taglie e tutti datati 1611; di questi strumenti nulle si è conservata a Firenze e in Italia.Dopo Antonio e Girolamo, Nicolò Amati non dedica particolare attenzione agli strumenti di questa famiglia, probabilmente meno presenti nella pratica musicale.  Anche per questo la viola di Giuseppe Guarneri del 1702 rappresenta senza alcun dubbio un unicum, strumento rarissimo nel panorama della liuteria cremonese all’inizio del XVIII secolo.

Il programma musicale del concerto di Rodney Prada e Francesco Baroni segue l’evoluzione dello strumento dal Rinascimento al Barocco. In Italia la viola da gamba è in auge nel Cinquecento, in Inghilterra è insieme al liuto lo strumento prediletto alla corte elisabettiana. Tra Sei e Settecento, in Francia, raggiunge l’apice della perfezione e diviene vessillo di tutte le raffinatezze di corte con l’insuperabile Marin Marais. Con Vivaldi cambia nome in Viola (o Violetta) “all’inglese”, ma non muta la sostanza: nella scrittura incandescente che è cifra stilistica del compositore sono già intuibili chiari bagliori del temperamentoso barocco italiano. Infine Bach porta a sintesi soluzioni sperimentate nelle diverse aree europee: lo stile della Sonata 1027 è italiano nella forma ma francese nel fraseggio elegante e nella sonorità un poco introversa.

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