Violenti, segnali scritti nei giorni scorsi E ora esultano: 'Noi, 25enni orgogliosi' La polizia indaga anche in rete
Nella foto, lo schieramento dei black bloc poco prima degli scontri
Ecco i segnali scritti di una possibile degenerazione in violenza della manifestazione di sabato, comparsi in rete alcuni giorni prima. Frasi alle quali si aggiunge in queste ore la fiera pubblicazione di fotografie ritraenti il gruppo di soggetti con caschi neri e mazze a Cremona e di frasi ad effetto sui profili social di ragazzi e ragazze di varie parti d’Italia, presenti in città nel giorno della guerriglia urbana e che sostengono addirittura di essersi esclusivamente “difesi”. Osservando varie piattaforme di discussione web, utilizzate da simpatizzanti di questi ambienti e su cui stanno compiendo accertamenti gli investigatori, è possibile cogliere determinati messaggi. Tra le piattaforme utilizzate (con cautela, per non esporsi troppo) ci sono anche le pagine “Evento” create su Facebook per determinati appuntamenti a cui non mancare. Soprattutto le pagine “Evento” minori, quelle attivate per piccoli ritrovi da cui partire per partecipare a grandi iniziative come quella di Cremona (per la quale nell’invito ufficiale circolato sul web si parlava in modo già duro di corteo “determinato, autodifeso e militante”, “contro squadristi, polizia e istituzioni conniventi”). In qualcuna di queste pagine, parlando del corteo di sabato si è fatto riferimento alla necessità di cacciare i fascisti “con qualsiasi mezzo”. Non sono mancati utenti che hanno invitato alla “autodifesa concreta” nelle discussioni, sviluppate in particolare sulle bacheche di svariati profili. C’è pure chi ha scritto, il 19 gennaio, in vista della manifestazione di Cremona: “Io sono perplesso per un motivo. Probabilmente si tenterà inutilmente di assaltare la loro sede superdifesa dalle fdo (forze dell’ordine, ndr). E’ meglio agire senza sbandierarlo in rete”.
Il bacino di internet, come detto, è una delle realtà osservate dalla polizia per gli accertamenti, che proseguono comunque anche attraverso lo studio di fotografie e riprese video. Si sta delineando l’azione di un gruppo misto, composto principalmente da giovani, di tutta Italia. Sul web, s’è accennato, hanno fatto la loro comparsa in queste ore messaggi a favore dei soggetti con caschi neri e mazze visti in viale Trento e Trieste. Molte le fotografie del blocco schierato e avvolto dai fumogeni pubblicate su diversi profili social di partecipanti alla manifestazione degenerata (iscritti a pagine “Evento” di Facebook di ritrovi da cui partire alla volta di Cremona). Specialmente su profili bresciani e romani. Tra le frasi scritte per celebrare il sabato di Cremona c’è ad esempio “sbirri in fuga”. Oppure: “Fiducia nello Stato non ne abbiamo. L’antifascismo è nostro e non lo deleghiamo”. O ancora: “Questa è la risposta minima e necessaria che si deve mettere in campo ogni volta che la feccia fascista aggredisce un compagno”. Fino ad arrivare a un lungo intervento, che introduce una delle fotografie del blocco di soggetti con caschi neri e mazze in viale Trento e Trieste: “Normali ragazzi e ragazze di 20-25 anni, provenienti da ogni regione d’Italia, tutti insieme, uno vicino all’altro, uno affiancato all’altro, caschi in testa e bastoni in mano. Ragazzi e ragazze, non per aggredire ma per difendere, per difendere ogni singolo manifestante dietro di loro, anziani, donne e disabili presenti. Con loro e per loro, a far scudo con i propri corpi, e per me non esiste nulla che possa dare più onore di tutto ciò. Voi ci chiamate delinquenti, lo fate sparandoci lacrimogeni. Ci chiamate delinquenti quando come cinghiali caricate a occhi chiusi, difendete le sedi dei fascisti che come vigliacchi attaccano di notte 50 a 10. Beh, vi si dice una cosa. Noi ieri (sabato, ndr) c’eravamo, voi eravate nascosti dietro chi vi protegge, come sempre. Vili, vigliacchi, infami, traditori. Voi siete i delinquenti, noi siamo i resistenti. Cremona chiama, l’Italia antifascista risponde”.
Michele Ferro
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