Cultura

Don Primo Mazzolari ricordato al Boschetto a 125 anni dalla nascita

foto Sessa

Ricordata come ogni anno al Boschetto la figura di don Primo Mazzolari, nato il 13 gennaio 1890, cappellano militare e poi aperto pacifista, testimone tra le due guerre dell’antifascismo e per questo a lungo emarginato dalle alte gerarchie cattoliche. A riprendere i temi cardine della testimonianza cristiana del prete di Bozzolo, davanti al luogo natale della cascina San Colombano, è stato il gruppo di associazioni Acli, Tavola della pace di Cremona, Forum Terzo Settore, Forum per la pace e il diritto dei popoli Primo Mazzolari, Fondazione Mazzolari di Bozzolo, Parrocchia santa Maria del Boschetto, Movimento Federalista Europeo. Prima, la visita e la scopertura della lapide nella diroccata cascina della frazione cittadina (su cui presto saranno avviati lavori di recupero) con l’ex parlamentare Marco Pezzoni. A seguire, presso il salone della parrocchia del Boschetto, si è svolto l’incontro pubblico sul tema “Tu non uccidere”, a sessant’anni dalla pubblicazione di un libro scomodo che delegittima ogni tipo di guerra e a cento anni dalla Prima Guerra mondiale. Relatori don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari di Bozzolo e il professor Stefano Albertini, direttore Casa italiana Zerilli-Marimò presso la New York University. Don Mazzolari, nel 1944 quindi a guerra ancora in corso, fu tra i primi e pochi  esponenti del mondo cattolico a dichiarare incompatibile la guerra con il messaggio evangelico, chiamando in causa il primato della ‘coscienza’ rispetto a quello dell”obbedienza’. Andando così controcorrente all’interno del pensiero allora ancora dominante nella Chiesa, quello che legittimava la ‘guerra giusta’. Un contesto difficile da comprendere oggi, ma caratteristico del pensiero cattolico ‘ufficiale’ dalla prima guerra mondiale in poi, quando era normale che le decisioni delle  alte gerarchie – dello Stato da un lato, della Chiesa dall’altro – dovessero essere prese per buone da un popolo storicamente poco istruito e incline all’ubbidienza. In ‘Tu non uccidere’ don Mazzolari esprime un pensiero rivoluzionario per l’epoca, quello dell’obiezione di coscienza ben prima che questo tema diventasse legge, tema che avrà larghissima fortuna anche presso i non cattolici dal ’68 in poi.

E l’attualità di questo prete travagliato, emarginato dalla Chiesa ma accolto a braccia aperte tra gli intellettuali e nelle università? Albertini, al termine del suo intervento ha lanciato alcune provocazioni, in perfetto stile Mazzolari, il quale non dava risposte, ma sollecitava le coscienze. “Cosa ha a che fare la pace – si è chiesto Albertini – con temi come le unioni civili e l’utilizzo di contraccettivi, temi cari a quell’area che si definisce ‘teo-con’”? “Non è fuorviante sentirsi dire continuamente da molti nostri preti nelle prediche domenicali, che l’importante è essere in pace con la comunità che ci circonda, con i colleghi sul posto di lavoro, con i nostri famigliari, insomma, un quieto vivere?”. E soprattutto: “Non è che la creazione di un esercito professionale ha consentito a tutti noi la rimozione del problema della guerra e della difesa, quasi che le conseguenze delle guerre, a qualsiasi titolo dichiarate, siano un tema delegato ad altri, che scelgono l’esercito come professione e che quindi non interpella più le coscienze delle maggioranza?”.

Giuliana Biagi

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