Cronaca

Anche la Camera Penale di Cremona 'in silenzio' contro la tortura

Nella foto, da sinistra gli avvocati Luca Genesi e Alessio Romanelli, rispettivamente presidente e il segretario della Camera Penale di Cremona Sandro Bocchi

Un minuto di silenzio per chiedere una legge contro la tortura, affinchè l’Italia si adegui a quanto previsto dalle Nazioni Unite. All’iniziativa ha aderito anche la Camera Penale della Lombardia Orientale, e a Cremona la Camera Penale Sandro Bocchi. Oggi, nella giornata internazionale dei diritti umani, le associazioni organizzatrici (Arci, Amnesty International, Antigone e Cittadinanzattiva) hanno manifestato alla Camera dei Deputati per sollecitare il Parlamento italiano ad adempiere agli impegni internazionali con la previsione del reato di tortura sotto forma di reato del pubblico ufficiale, a tutela di tutti i cittadini sottoposti a restrizione della libertà e a garanzia del lavoro di tutti i pubblici ufficiali che svolgono nell’assoluto rispetto della legge il proprio impegnativo compito. “La Camera Penale della Lombardia Orientale, insieme all’Unione delle Camere Penali italiane”, hanno sottolineato Luca Genesi e Alessio Romanelli, rispettivamente presidente e il segretario della Camera Penale di Cremona Sandro Bocchi, “è da sempre impegnata sui temi delle garanzie e dei diritti di tutti, anche di coloro che si sono sottoposti alla privazione della libertà personale affinchè l’esecuzione di una pena non si traduca mai in comportamenti disumanizzanti e degradanti e perché l’incolumità fisica e psichica di ogni persona sottoposta a qualsiasi restrizione della libertà ad opera dello Stato sia garantita in modo assoluto”. Nell’ordinamento costituzionale italiano, oltre all’articolo  27, quarto comma, l’articolo 13, quarto comma, della Costituzione stabilisce che è “punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà”. Il 10 dicembre del 1984 a New York veniva conclusa tra le Nazioni Unite la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Con l’adesione alla Convenzione, gli Stati membri si sono impegnati ad introdurre nei propri ordinamenti provvedimenti legislativi, amministrativi e giudiziari efficaci per impedire che atti di tortura siano compiuti sul territorio dello Stato. L’Italia ha aderito alla Convenzione con la legge 3 novembre 1988 n.498, ma ad oltre 25 anni il reato di tortura non è ancora previsto dal nostro ordinamento.

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