Omicidio Gobbi, i due spari partiti da un fucile da caccia
Praticamente certo che i due spari contro Giorgio Gobbi siano usciti da un fucile da caccia a pallini. L’indiscrezione arriva direttamente dalla città emiliana in cui è stata ritrovata la Range Rover con il corpo del 43enne di Cicognolo nel bagagliaio e in cui stanno lavorando alle indagini i carabinieri del posto: a darne notizia, la Gazzetta di Parma. Gli spari di un fucile da caccia di quel genere creano una sorta di “alone” dovuto ai pallini, una “rosata”. Un “alone” piccolo nel caso di Gobbi (colpito al petto e al volto) a causa della distanza ravvicinata dell’esplosione, e per questo poco visibile a una primissima occhiata.
Attesa in giornata la fine dell’autopsia, che dovrebbe confermare l’indiscrezione del fucile da caccia (emersa prima dell’autopsia, a quanto pare in seguito ad un accurato esame visivo delle ferite). Con l’accertamento autoptico gli investigatori dovrebbero riuscire ad apprendere, tra le altre cose, quando Gobbi è stato ucciso (l’uomo è scomparso a partire da giovedì pomeriggio e il corpo nell’auto è stato scoperto venerdì sera). Alcuni risultati e quindi l’esito completo dell’autopsia, comunque, non sono immediati.
Caduta, invece, l’ipotesi di un collegamento con il nostro territorio o addirittura con l’omicidio di Gobbi per la scoperta del cadavere di un uomo in riva al Po, avvolto in due sacchi di plastica, lunedì mattina, a Bardelle di San Benedetto Po (Mantova). Tra gli scenari possibili c’era anche quello di un assassinio (lesione da corpo contundente sulla nuca) commesso più a ovest e di un cadavere trascinato fino a lì dalla corrente. Per la morte di quell’uomo (un 48enne di Magnacavallo, paese situato a una decina di chilometri da San Benedetto Po, più a est) è stato fermato un nipote 19enne della vittima, ora accusato di omicidio e occultamento di cadavere (il movente sarebbe legato a dissidi familiari).
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