Ambiente

Smog, occhi puntati su traffico, agricoltura e combustione legna Il Comune: i blocchi non bastano

Si cercano soluzioni per risolvere il problema mai risolto dello smog a Cremona: ennesimo vertice, nei giorni scorsi, tra i sindaci dell’area ex- A1 di Cremona per trovare delle azioni comuni nella lotta all’inquinamento che attanaglia la città. Presenti il Comune di Cremona (assessore al Territorio e alla Salute Alessia Manfredini), Bonemerse, Castelvetro Piacentino, Gerre Caprioli, Malagnino, Spinadesco e Persico Dosimo, nonché il direttore della Arpa di Cremona Fiorenzo Songini e Paola Carli di Arpa Lombardia.

“L’analisi dei dati ha consentito di individuare con maggior puntualità gli ambiti su cui intervenire, in considerazione delle diverse concentrazioni di emissioni rilevate per i vari macrosettori” fanno sapere dal Comune. Le misurazioni effettuate da Arpa, come è emerso durante la riunione, hanno rilevato che una parte consistente delle concentrazioni di Pm10 è da attribuire alla combustione non industriale ed in particolare alla combustione della legna; seguono il contributo delle emissioni derivanti dal traffico veicolare e dall’agricoltura.

Occhi puntanti quindi sulla legna, ed in particolare sulla diversa tipologia di impianti in uso (camino aperto tradizionale, stufa tradizionale a legna, camino chiuso, stufa o caldaia innovativa, stufa automatica a pellets o cippato) che immettono nell’aria quantità di Pm10 variabili da 3679 t/anno per gli impianti più obsoleti a 103 t/anno, nel caso di impianti più moderni ed efficienti. “La combustione della legna nei piccoli apparecchi, in alternativa al metano o al teleriscaldamento, può rappresentare un fattore di criticità emergente – evidenziano dal Comune -. Questo sistema di riscaldamento è ora utilizzato da molti cittadini che lo preferiscono principalmente per un fattore economico. Relativamente ai controlli, i Sindaci hanno sottolineato la necessità di avere una legislazione puntuale sugli impianti a legna e conseguentemente la specifica sulle competenze, in particolare sull’attività di controllo”.

Sono stati inoltre affrontati il tema degli impianti di biogas, numerosissimi in provincia di Cremona, la questione dei controlli sulle emissioni e il futuro utilizzo dell’energia per scaldare gli edifici. “Le azioni locali individuate nel passato erano quelle delle domeniche a piedi, che riducono comunque i picchi di inquinamento, ma che non riducono la concentrazione di polveri di fondo, rappresentata dalla consistente concentrazione di Pm10 secondario – fanno sapere dal Comune -. Tutti sono stati concordi sulla necessità di azioni strutturali, nella consapevolezza che ognuno deve dare il proprio contributo, soprattutto in vista degli obiettivi ambiziosi previsti dal Pria della riduzione delle emissioni del 15% al 2020 rispetto al 2010”.

I tecnici dell’Arpa hanno reso noti i dati dello scorso inverno rilevando che in provincia di Cremona, grazie anche alle condizioni meteorologiche più favorevoli, sono in linea con quelli a livello regionale. Le temperatura alte hanno determinato un minore utilizzo degli impianti di riscaldamento e la pioggia ha contribuito alla dispersione degli inquinanti.

A Cremona, dall’inizio dell’anno, si sono registrati 63 sforamenti alla capannina di via Fatebenefratelli, 47 a Cadorna, 62 a Spinadesco e 26 a Gerre Borghi. La media delle centraline è di 52 superamenti. Arpa si è detta disponibile ad utilizzare un mezzo mobile per poter approfondire i dati nei singoli comuni. Il prossimo appuntamento è previsto per il mese di gennaio.

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