Politica

Pd, eletta nuova segreteria cittadina Canale e Tadioli a fianco di Galletti. Il segretario richiama: 'Basta con le divisioni interne'

Con l’elezione della segreteria cittadina si chiude il cerchio del rinnovamento del Partito Democratico, almeno a livello comunale. La direzione riunitasi mercoledì sera ha votato all’unanimità il gruppo, che vede al proprio interno anche la presenza di un sostenitore di Roberto Poli, il contendente sconfitto di Roberto Galletti alla segreteria. Gli eletti sono Luigi Lipara, Santo Canale, Francesca Baldini, Giuseppe Tadioli, Eleonora Sessa (pro Galletti); Lia a Beccara (aveva firmato l’appello al voto per Poli). Sono tutti consiglieri comunali, tranne Tadioli, unico veterano del partito, proveniente dalle fila del Pci e la giovanissima Eleonora Sessa.

“E’ un momento importante e ricco di significati – ha detto il segretario Galletti -. Là fuori, c’è una società estremamente frantumata, i cui frammenti stanno combattendo quotidianamente una pluralità di battaglie delle quali mi sembra si sia smarrita la visione d’insieme. Al di qua, ho l’impressione che ci sia un Partito che, sebbene raccolga consensi elettorali da record, non è sempre in grado di leggere, interpretare e gestire la realtà che lo circonda, se non attraverso visioni che, per quanto autorevoli o competenti, rimangono pur sempre frammenti, visioni personali e personalistiche o, nel migliore dei casi, di corrente”.

Il segretario richiama la necessità di una visione di insieme. “Sono assolutamente consapevole che nessuno di noi, nonostante le vicende interne, abbia trascurato quanto accadeva all’esterno. Ma sono assolutamente convinto che ciascuna e ciascuno l’abbia fatto nell’ambito del proprio ruolo: perché parte dell’Amministrazione Comunale, perché membro di un’Associazione, di un gruppo, eccetera. Non l’abbiamo ancora fatto insieme. Non abbiamo ancora cercato di indossare lo stesso paio di occhiali e di provare insieme ad interpretare la realtà”.

Ma soprattutto, stop all’autoreferenzialità, che troppo spesso ha caratterizzato le dinamiche di partito. “Prendiamo l’abitudine di affrontare le nostre questioni senza perdere di vista la dimensione spazio-temporale in cui siamo. Rischiamo, altrimenti, di ripiegarci in discussioni autoreferenziali e di considerare noi stessi gli avversari, anziché gli altri. Come facciamo a difendere chi è vulnerabile, fragile, povero, ultimo, come facciamo a creare condizioni di pari opportunità, come facciamo a ridare speranza alla persone, se non condividiamo una visione comune? se non tracciamo una direzione insieme?”. Galletti evoca l’interruzione delle guerre intestine, che da troppo tempo dividono il partito: “Come facciamo ad occuparci del bene comune, se siamo principalmente impegnati a farci la guerra in casa, appigliandoci a questo o a quel passaggio regolamentare, ognuna e ognuno aggrappato al suo fortino?”.

Un cenno, Galletti, lo dedica agli immigrati richiedenti asilo, problema di cui ha parlato don Antonio Pezzetti, direttore Caritas, invitato a prendere parte alla serata. “Credo sia quanto meno urgente dedicarvi la dovuta attenzione, non solo in termini di analisi e di sostegno a determinate politiche territoriali di accoglienza ed integrazione, ma anche come politica di sviluppo del nostro territorio e del nostro stesso Partito. Ad esempio, dobbiamo porci seriamente la questione di come interloquire e aggregare anche questa fascia di popolazione. L’immigrazione rappresenta a mio avviso uno di quei temi che dovrebbe occupare molto tempo e spazio nel Partito Democratico. Diversamente, se ne occuperanno solo gli avversari politici, costruendo il proprio consenso sulla pelle delle persone”.

Insomma, per Galletti la vera minaccia sta a destra, tanto che ha esortato i propri a preoccuparsi maggiormente “di ciò che si sta muovendo a destra di noi. Dovremmo fare attenzione a come la Destra, in Europa così come in Italia, stia tessendo pericolose alleanze tra le espressioni più populiste e xenofobe, contaminando sempre di più gli strati popolari e, in particolare, gli abitanti delle periferie. Dovremmo attrezzarci per contrastare questo fenomeno, prima che provochi un conflitto sociale pericoloso il cui esito andrebbe a ridimensionare di molto le nostre performance elettorali”.

Fondamentale tornare ad occuparsi delle grandi questioni che hanno sempre caratterizzato la politica del Pd: immigrazione, diritti civili, coesione e inclusione sociale, lavoro ed economia, cultura, ambiente e legalità, salute pubblica: “Sono i grandi temi sui quali vorrei sviluppare alcune deleghe all’interno della segreteria che mi appresto a proporre – ha detto Galletti – . A questi si aggiungono alcune funzioni e tematiche trasversali: la comunicazione, lo sviluppo dei circoli e della partecipazione, i rapporti con l’Amministrazione Comunale, con gli altri organismi e livelli del Partito, i rapporti con i corpi intermedi (terzo settore, organizzazioni sindacali, associazioni datoriali) e con le realtà informali (Comitati, gruppi, reti, movimenti), la Festa dell’Unità e le nuove generazioni”.

Il tema del radicamento al partito non è passato in secondo piano. A questo proposito Galletti ritiene indispensabile tornare a puntare sui circoli. “Perché non recuperare e valorizzare qualcosa che, forse prima ancora delle imprese e dei policy maker, praticavano le grandi organizzazioni popolari? Noi dobbiamo tornare ad essere bene organizzati e presenti, in ogni quartiere, nei luoghi di lavoro, negli spazi di aggregazione e del tempo libero, nelle sagre di paese, nelle comunità extra-urbane”. Insomma, non si può pensare solo al virtuale come piazza in cui incontrarsi: “Se avviene un black out le tecnologie non funzionano. Le persone, al contrario, continuano ad esistere e hanno bisogno di non perdersi, hanno bisogno di punti di riferimento dove ritrovarsi. Ritengo un obiettivo prioritario per il Partito Democratico costruire un progetto sui Circoli per rafforzarli, svilupparli e, se possibile, aumentarli”.

Nella politica di coesione che vuole portare avanti Galletti non c’è più spazio per le liti interne: “Faccio appello al buon senso di tutte e di tutti, invitando a dare il giusto peso e la giusta dimensione alle battaglie interne, per non perdere le forze necessarie a cogliere e ad affrontare le sfide che ci attendono fuori”.

Anche la riflessione sulla scelta della segreteria è impietosa. “La situazione che si è venuta a creare ci ha costretto a ragionare in modo serrato, a tratti quasi imbarazzante, su dei nomi, perdendo di vista, anzi, mancando del tutto, un progetto complessivo/un indirizzo di ampio respiro sulle partecipate. Mancava una visione, perché non c’è stato modo di costruirla. Credo che il nodo dolente sia (stato) proprio questo. Di conseguenza, non ci è restato altro che focalizzarci sui nominativi. Su quale progetto ci si poteva confrontare? In queste condizioni io ho ritenuto di salvaguardare innanzitutto la dignità del Partito Democratico e ho lavorato nel tentativo di riequilibrare i rapporti con i nostri interlocutori, in modo da avere il peso dovuto e cercando di mettere un po’ di ordine tra ruoli, funzioni e rappresentatività. E da dirigente del Partito Democratico assumo la mia parte di responsabilità rispetto agli esiti”.

La squadra è stata quindi formata con l’intento di coinvlgere “una parte importante di quel gruppo di persone con le quali è nato il percorso e il progetto che mi ha portato sin qui, senza le quali non avrei potuto pensare ad una segreteria: Francesca Baldini, Luigi Lipara, Eleonora Sessa. A loro si affianca il supporto di una personalità storica del Partito, di nota esperienza politica, una delle persone che hanno contribuito alla mia formazione, che mi hanno visto crescere nella mia esperienza politica, mi riferisco a Giuseppe Tadioli. Infine, ma non meno importanti, nello spirito unitario che mi ha sempre contraddistinto, sono state coinvolte persone che esprimono altre sensibilità: Lia A Beccara e Santo Canale. Non si tratta di persone che partono dalle stesse condizioni. Tuttavia, se questo Partito intende rispondere a quella vocazione emancipatoria ed educativa, degna di una grande organizzazione popolare, ha il dovere di coltivare queste donne e questi uomini che hanno scelto di fare politica nel Pd e ha il dovere di recuperare e condividere con loro il valore autentico della Politica”.

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