Cronaca

Croce Rossa, peculato 'Altre persone avevano le chiavi dell'ufficio'

“Non solo Rizzi aveva le chiavi dell’ufficio dove c’era la cassaforte, ce l’avevano anche un dipendente, un volontario e l’addetta alle pulizie”. Ad affermarlo è stato questa mattina in aula Rino Berardi, di professione agente della polizia stradale di Casalmaggiore, commissario del comitato locale di Casalmaggiore della Croce Rossa, chiamato a testimoniare nel processo contro l’ex commissario del comitato locale della Croce Rossa Mirko Rizzi. L’imputato è accusato di peculato per la vicenda, scoppiata alla fine del 2011, dell’ammanco di 16.095 euro, scomparsi dalla cassaforte a muro custodita nel locale segreteria. Si trattava del ricavato della cena di gala organizzata dalla sezione femminile della Croce Rossa nell’ottobre del 2011. Oggi, Rizzi, assistito dagli avvocati Marco Bencivenga e Cristina Pugnoli, ha rinunciato a sottoporsi all’esame.

Nel 2012, in seguito alle sue dimissioni, Rino Berardi era stato chiamato per gestire ad interim la sezione di Cremona. “La chiave dell’ingresso dell’ufficio non ce l’avevo solo io, ma più persone, anche Barbara Bottazzi”, che era  impiegata presso il comitato locale con mansioni di segreteria e contabilità. Il testimone ha anche riferito di una scatola custodita in un cassetto dell’ufficio dove veniva messo del denaro. “Quello della cassetta era un’anomala alternativa alla cassaforte, ma all’interno non c’erano molti soldi“. Berardi non ha saputo dire quanto denaro vi fosse contenuto: “non, comunque, migliaia di euro”. Il testimone ha poi detto di aver ricevuto le chiavi della cassaforte solo successivamente al suo ingresso a Cremona in sostituzione di Rizzi. “Mirko Rizzi aveva le chiavi della cassaforte, ma non si riusciva a trovare. Poi è stato rintracciato”. “Quando io e il revisore dei conti abbiamo aperto la cassaforte”, ha concluso il testimone, “l’abbiamo trovata vuota”.

Davanti al presidente del collegio Maria Stella Leone (a latere i giudici Francesco Sora e Luciana Lucini Paioni), anche Maurizio Gussoni, giornalista in pensione del gruppo Mondadori e presidente regionale della Croce Rossa. Gussoni era venuto a sapere dell’ammanco dei fondi dall’allora commissario provinciale Eleonora Ducoli Parisi, e aveva chiesto a Rizzi le dimissioni. “Tutti i comitati hanno una cassaforte”, ha poi spiegato il presidente Gussoni. “Noi, però, non l’abbiamo: tra il cambio dei commissari e dei funzionari, poi ci sono le chiavi in circolazione”. “Rizzi ha sempre detto che i soldi non li ha presi lui”, ha aggiunto il testimone: “non si spiegava la mancanza di quel denaro, capiva di aver sbagliato ad averli lasciati lì e di non averli versati in banca”.

Tra i documenti che la difesa ha chiesto di produrre (i giudici si sono riservati la decisione), c’è anche una fattura di 10.000 euro per un catering di una manifestazione benefica. Che il denaro scomparso sia proprio  finito lì ?, ha ipotizzato la difesa. Alla produzione di quella fattura, il pm Francesco Messina si è opposto. La sentenza sarà emessa il prossimo 24 febbraio.

Sara Pizzorni

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