Cronaca

Ecosistema scuola Legambiente, Cremona peggiora e si classifica 32ª

A sinistra, il recente incontro del sindaco Galimberti, con i bambini del Piedibus in funzione a Borgo Loreto. A destra il complesso scolastico Aselli – Beltrami.

La situazione delle scuole cremonesi peggiora di anno in anno. Quest’anno (dati riferiti al 2013) la nostra provincia si colloca al 32esimo posto della classifica Ecosistema Scuola, redatta da Legambiente, perdendo sei posizioni dallo scorso anno (quando era al 26º posto) e 10 dal 2011 (quando era 22ª). Il rapporto si riferisce alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado e riguarda la qualità dell’edilizia scolastica, delle strutture e dei servizi, ma anche la sicurezza scolastica.

Anche le classifiche parziali non sono edificanti: nella classifica delle buone pratiche (I parametri sono relativi a: disponibilità del servizio di scuolabus, attivazione pedibus, biblioteche per ragazzi, finanziamenti per attività educative delle scuole e progetti rivolti agli under 14, sicurezza urbana nelle aree esterne agli edifici scolastici, mense scolastiche e pasti biologici, raccolta differenziata dei rifiuti nelle scuole, utilizzo di fonti d’illuminazione a basso consumo, fonti di energia rinnovabile negli edifici scolastici), la nostra città si colloca al 31º posto, quando l’anno prima era al 5º, con un balzo verso il basso di ben 26 posizioni. Nella graduatoria del rischio (dove nelle prime posizioni sono evidenziate le scuole con rischio elevato) Cremona è invece 55ª, con un punteggio di -1,8%

Il problema è la carenza di risorse per la manutenzione straordinaria da parte degli enti locali, come riferisce la ricerca. “Risorse, che diminuiscono dal 2012 al 2013 in media per ogni singolo edificio di circa 22mila euro, così come per la manutenzione ordinaria, che vede in media per ogni edificio restringersi di quasi 2mila euro l’esigua cifra di 8.808 euro dello scorso anno – si legge nel rapporto -. Inoltre, lo zoccolo duro di scuole che necessitano di interventi urgenti di manutenzione, pur vedendo un dato migliorato che passa dal 37,6% al 32,5% dello scorso anno, rimane comunque consistente. Questo significa che in media una scuola su quattro ha necessità di interventi urgenti”. Peraltro in Lombardia, a fronte di una necessità di interventi urgenti pari al 49,7% degli edifici, si investono mediamente solo 12.000 euro per edificio.

A livello regionale, sono Sondrio (7º) e Bergamo (8º) ad aprire la classifica dei Comuni, con la prima che si conferma nella top ten nazionale, mentre la seconda vi entra per la prima volta. Seguono Brescia (11º), Lecco (25º), Pavia (28º), non presente lo scorso anno in graduatoria, Cremona (32º), Milano (36º), Varese (37º), Como (45º), Lodi (48º), Mantova (49º).

Gli edifici scolastici della Lombardia risultano più vetusti della media nazionale, con il 73,6% costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore della normativa antisismica, contro il 57,9% nazionale. In linea o superiori alla media nazionale i dati sulle certificazioni per quanto riguarda il collaudo statico, con il 53,4% degli edifici che ne sono in possesso, l’idoneità statica, con il 50,4%, l’agibilità, con il 53,3%, la certificazione igienico-sanitaria, con il 59,4%. Sotto la media quelli relativi al certificato di prevenzione incendi, con il 25,8%, agli impianti elettrici a norma, con il 50,3%. Un risultato quest’ultimo di oltre 30 punti percentuali sotto la media nazionale. Anche sul fronte dell’accessibilità ci si ferma sotto la media nazionale con il 70,8% degli edifici in regola, contro l’84%.

Se il servizio di scuolabus risulta carente, solo il 10,3% di edifici ne usufruiscono, buono risulta quello di pedibus con l’8,3%, contro il 5,2% del dato medio nazionale. Negativi invece i dati sulle mense scolastiche: in nessuna vengono somministrati pasti interamente biologici, la media di tali prodotti nei pasti è del 45,1%, 8 punti sotto quella nazionale e in flessione rispetto allo scorso anno.

Infine stenta a decollare l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile nelle scuole, sono solo il 4,5% gli edifici che ne beneficiano, un terzo del dato medio nazionale (13,6%).

lb

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