Cronaca

'Circondata e importunata sul treno Servirebbero più controlli a bordo'

“Sono stata importunata da cinque ragazzi. Sono stata circondata. Ho avuto paura. Tutto è iniziato a poche fermate da Cremona. Erano stranieri. Prima hanno iniziato a parlare tra di loro, in una lingua dell’Est. Tenevano gli occhi su di me. Poi sono iniziati gli apprezzamenti. Avevano certi sguardi. Arrivata in città mi sono alzata rapidamente e, una volta scesa dal treno, ancora più rapidamente mi sono allontanata. Prima mischiandomi ai viaggiatori scesi dagli altri scompartimenti e poi raggiungedo mia madre, che mi aspettava con la macchina fuori dalla stazione”. E’ il racconto di una cremonese di vent’anni. Era sul treno partito lunedì alle 16,20 da Milano Centrale. Ha vissuto un’esperienza che l’ha fortemente messa a disagio. E ha deciso di raccontare pubblicamente quanto accaduto e chiedere più controlli.

“I ragazzi – prosegue il racconto – sono saliti poco dopo Milano Centrale, prima un gruppetto, a una fermata, e poi un altro, alla fermata successiva. Ma chiaramente si conoscevano. Inizialmente hanno occupato il vagone sedendosi un po’ qua e un po là. Uno è pero’ rimasto in piedi a parlare con uno degli altri, seduto accanto a me. Hanno subito iniziato a lanciare sguardi e a parlare a voce alta tra di loro, nella loro lingua, da un posto all’altro”.

Dopo Lodi il disagio si fa più forte: “A Lodi si è liberato dello spazio. Un uomo che era seduto in uno dei posti di fronte a me è sceso e sono stata circondata definitivamente. Io ero vicina al finestrino. Davanti a me avevo la mia valigia. Uno dei ragazzi si è seduto accanto alla mia valigia, nel posto rimasto vuoto. Di fianco a me si trovava già da prima un altro dei giovani. Un altro era in già in piedi accanto a quello che già era seduto. Un altro ha iniziato a fare avanti e indietro tra un vagone e l’altro, non so perché, e l’ultimo, invece, è rimasto seduto più avanti. Ma tutti hanno iniziato a tenere fissi gli occhi su di me. Parlavano tra di loro guardandomi e ogni tanto facevano apprezzamenti in italiano. Cose tipo ‘che bella’, ‘ciao bella’. Avevano degli sguardi davvero invadenti, espliciti e insistenti. Ero quasi impietrita per via del loro modo di fare. Ero molto a disagio. Oltre a noi nello scompartimento c’erano solo due signore di mezza età nei posti dietro. Ho trovato un po’ di conforto voltandomi: le due signore mi hanno un po’ rassicurato dicendo sottovoce: ‘Tranquilla, ci siamo qua noi’. Per timore e per non dare corda a quei ragazzi ho tenuto lo sguardo fisso sul finestrino, riuscendo comunque a tenerli d’occhio dal riflesso. E ho chiamato mia mamma, restando con lei al telefono tutto il viaggio. Sono stati minuti in cui ho avuto paura. Anche per questo, per paura di una loro reazione, non mi sono mossa da quel posto”.

Finalmente il treno si avvicina a Cremona: “Due di loro sono scesi prima di Cremona. Appena il treno ha iniziato ad avvicinarsi alla città mi sono alzata con velocità perché anche le signore dietro di me si erano alzate e si erano avvicinate alla porta d’uscita del treno. Ho quindi raggiunto pure io la porta. Pochi secondi dopo anche i tre ragazzi rimasti a bordo si sono alzati e si sono avvicinati alla porta, in attesa dell’arrivo alla stazione, dove poi sono scesi anche loro. Io ho pensato solamente a raggiungere mia madre fuori dalla stazione. Non riuscivo a pensare ad altro. Non so che intenzioni avessero. Non sono andati oltre sguardi e apprezzamenti e forse volevano solo fare un po’ gli stupidi durante il viaggio. Io per sicurezza mi sono allontanata rapidamente”.

La testimonianza si chiude con una richiesta: potenziare i controlli. “Di fronte al modo di fare di quei ragazzi, ripeto, ho avuto paura. Quel giorno da Milano a Cremona non è passato nessuno per chiedere biglietti o controllare – evidenzia la ventenne cremonese -. Non prendo il treno tutti i giorni ma non è capitato solo in quell’occasione di notare assenza di controlli. Mi sentirei più sicura con passaggi più frequenti di controllori o poliziotti a bordo”.

Michele Ferro
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