Cronaca

Nel vivo i lavori su Cremona-Cava Petizione per raddoppio fino a Codogno

foto Sessa

Chiuso da questa mattina, 3 novembre,  e per il prossimo mese e mezzo, il passaggio a livello di Picenengo, dove stanno entrando nel vivo i lavori di elettrificazione della linea ferroviaria, parte integrante del raddoppio dei binari tra la stazione di Cremona e quella di Cavatigozzi. Un’opera di cui si sta parlando da anni, che sta lentamente volgendo al termine e che a regime comporterà il trasferimento di tutto il traffico merci dallo scalo cittadino a quello suburbano, con positivi riscontri – almeno si spera – anche sul traffico pendolari.

Il raddoppio di questo breve tratto è solo una goccia nel mare delle necessità della Codogno – Cremona – Mantova, su cui servirebbero interventi strutturali, promessi da regione Lombardia, ma ancora ben lontani dal vedere la luce. Proprio il raddoppio di questa linea, con estensione anche alla parte veneta (fino a Monselice) è l’oggetto di una petizione rivolta al presidente della Regione Lombardia Maroni, per chiedere il blocco del progetto di Tav tra Brescia e Verona e, in alternativa, il raddoppio della tratta binario Codogno-Cremona-Mantova-Legnago-Monselice.

La petizione è stata lanciata attraverso la piattaforma avaaz.org e ha già raggiunto le 500 sottoscrizioni. Parte dal presupposto che la Tav devasterebbe un territorio di grande rilevanza paesaggistica come i colli Morenici del basso Garda, “con decine di case, cascine e aziende abbattute, decine di famiglie espropriate e sfrattate; intere frazioni e quartieri isolati per anni da cantieri, che sorgeranno in molti casi a ridosso di siti dal grande valore storico e naturalistico (sito archeologico del Lavagnone, Lago del Frassino, ecc.); 2 milioni e 245 mila metri quadrati di suolo agricolo consumati (tra questi 300 ettari, sui 1300 complessivi, circa il 20% di vigneti del Lugana); un tunnel di 7 km sotto la cittadina di Lonato che creerà grossi scompensi idrici a questo territorio, interrompendo come una diga il flusso della falda acquifera dalle colline a nord del paese verso la pianura posta a sud (con il rischio che si prosciughino i pozzi per uso agricolo posti a sud della galleria e il conseguente innalzamento della falda a nord).”

La controproposta è appunto quella di ripescare “il progetto di collegamento ferroviario denominato Asse Mediopadano: raddoppio in sede della linea ferroviaria (Milano) Codogno-Cremona-Mantova-Legnago-Monselice (Padova) ora a semplice binario. Si tratterebbe di un secondo e utile collegamento Milano-Venezia con benefici per i produttivi territori che attraversa.

Quel progetto era (e resta) fondato sulla convinzione che esso sia più conveniente e più utile, per le esigenze dei residenti e delle attività economiche in essere, rispetto a faraonici interventi sulla Milano-Verona-Venezia, che, salvo il discutibile valore della prestigiosa velocità di marcia, non porterebbero nessun beneficio alla qualità ed efficienza dell’offerta ferroviaria nelle regioni più produttive d’Italia, che tanto al contrario ne avrebbero bisogno e lo meriterebbero”.

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