Cronaca

Aiuti alimentari, in un mese 400 pacchi Ma chi controlla se vengono buttati?

Quattrocento pacchi alimentari al mese distribuiti ai bisognosi, di cui 55 – nei mesi estivi – ‘supervisionati’ dal Comune, gli altri dalle associazioni di beneficienza. Ma con il grave problema della mancanza “negli anni passati, di azioni di coordinamento ed anche la composizione del pacco è stata sino ad ora molto variabile”. Lo ammette l’assessore al Welfare Mauro Platè, tirato in ballo da un’interrogazione della Lega Nord sul caso dei pacchi cibo trovati negli scorsi mesi nella spazzatura da parte degli operatori della nettezza urbana. Fermo restando che non viene data risposta circa le responsabilità di questo spreco, l’assessore fornisce altri dati che contribuiscono a disegnare il fenomeno degli aiuti alimentari. “Per quel che riguarda la distribuzione supervisionata direttamente dall’ente comunale – scrive –  nel periodo estivo, periodo a cui risale la denuncia degli operatori Aem, i nuclei beneficiari del pacco alimentare gestito dal Comune sono stati 55. Durante questo periodo il Comune ha potuto avvalersi della collaborazione di una realtà del volontariato che ha messo a disposizione, senza alcun costo per l’Amministrazione, diversi prodotti alimentari alcuni dei quali con marchio Aiuto Cee”, afferma l’assessore. Si tratta di nuclei individuati dagli assistenti sociali e già in carico ai Servizi comunali. Di questi 55, 50 sono italiani, 3 sono nuclei famigliari composti da coppie miste e 2 nuclei stranieri, di cui uno con gravi problemi di salute al proprio interno e un altro rifugiati politici. 17 di queste consegne sono state fatte dai volontari direttamente ai domicili dei beneficiari. Modalità che, risponde sempre Platé, “hanno consentito uno stretto controllo nella fase di distribuzione”, mentre molto più difficile è il monitoraggio sul loro consumo, quindi sull’utilità reale del contenuto dei pacchi, affidato ai colloqui tra chi li riceve e gli operatori di riferimento.

Il pacco – tipo estivo è composto da 3 kg di pasta, 2 kg di riso, e poi fagioli, piselli, camomilla, spezie, frutta e verdura. “Il deprecabile episodio – conclude Platé – per il quale è difficile individuare responsabili certi, conferma la convinzione della necessità di un maggior presidio, anche sociale, del territorio e il desiderio di attivare forme più efficaci di coordinamento nella distribuzione dei pacchi alimentari».

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