Cronaca

A caccia di aerei scomparsi lungo il corso del Po

Nella foto, l’anello del pilota ritrovato e alcuni resti del velivolo

CASALMAGGIORE – Chi va a caccia di tesori nascosti, chi di vecchie pergamene, e chi invece è sulle tracce di aerei scomparsi. Gli aerei sono quelli precipitati lungo il corso del Po nella Seconda Guerra Mondiale, soprattutto in quel 1944 che vedeva l’aviazione alleata bombardare le posizioni difese strenuamente dai tedeschi. L’area tra l’Emilia e il Veneto è la più ricca di reperti, in quanto è lì che si è registrato la maggiore concentrazione di missioni. Ed è lì che un gruppo di appassionati, tra i quali tre cremonesi, ha trovato un aereo scomparso nel marzo del ’44 ed il suo pilota, da quasi 70 anni disperso. E’ accaduto qualche giorno fa a Bagnoli, nel padovano, dove aereo e pilota si trovavano in aperta campagna alla profondità di 4 metri. Grande l’emozione di tutti all’atto del rinvenimento, tutt’altro che casuale. Il lavoro di ricerca infatti è durato anni, condotto dai volontari del “Romagna Air Finder”, che hanno poi svolto l’operazione coadiuvati dal gruppo di ricerca storica “Air Crash Po Airfinders”. Ed è qui che troviamo i nostri conterranei. Stefano Daniele Merli, cremonese trapiantato a Martignana di Po, è infatti il presidente, e ne fanno parte anche il fratello Luca, di Soresina, ed il professor Agostino Alberti di Soncino.

Si tratta dello stesso gruppo di appassionati che un paio di anni fa allestì una mostra a Casalmaggiore che ebbe grande successo, “Gh’è Pippo, smòrsa la lüs”, sulle attività aeree della Seconda Guerra del nostro territorio. L’“Air Crash Po Airfinders” è l’unico gruppo italiano associato al B.A.A.C. (British Aviation Archeologist Council), ed effettua attività di scavo alla scoperta di aerei caduto tra il luglio 1944 e l’aprile 1945. Ma torniamo al rinvenimento del 27 settembre. I resti trovati sono quelli di un Macchi 205, abbattuto dall’aviazione alleata l’11 marzo 1944 pilotato da Guerrino Bortolani, pilota dell’ANR (l’Aeronautica Repubblicana) dato per disperso. Il caccia si trovava nel mezzo di un campo di mais. Dopo quasi 70 anni il corpo di Guerino Bortolani, che all’epoca aveva 27 anni, è così stato estratto in un clima di grande emozione, acuita dalla presenza, durante gli scavi, di un testimone dell’epoca, Maffeo Zampieri, oggi 86enne. L’anziano ha aiutato la spedizione nella ricerca: aveva 16 anni, ha spiegato, quando si trovava in quel luogo per seminare erba medica. Il ricordo era ancora fresco: erano circa le 10,30 quando una mitragliata colpì l’aereo facendolo precipitare in picchiata. Rimase solo un buco: si era infatti conficcato in un fossato. Stabilito il tratto da verificare, l’equipe ha rintracciato il punto esatto, e il 27 settembre ha iniziato col recintare l’area dello scavo. In totale una quarantina di persone hanno contribuito, tra i membri dei due gruppi citati, forze dell’ordine, tecnici, protezione civile e Alpini. Per prima cosa è stato estratto il corpo del pilota, quindi il velivolo. Intensa la commemorazione sul posto alla presenza di autorità militari e del parroco locale, sulle note del “Silenzio”.

Stefano Daniele Merli presiede il gruppo “Air Crash Po Airfinders”, impegnato nel ritrovamento del caccia e del corpo di Guerrino Bortolani. Merli gestisce due negozi, uno a Casalmaggiore e uno a Soresina, per la vendita di prodotti per ufficio, di nome “Sintesi”. Gli chiediamo come nasca la passione per la ricerca di aerei scomparsi in guerra. “All’inizio ero appassionato di modellismo, realizzai un plastico di Soresina, e mi misi in contatto con gli archivi degli Stati Uniti. Lì è scoppiata la malattia. Negli Usa c’è grande attenzione per questo tipo di attività, che ovviamente li riguarda da vicino. Da loro ho avuto accesso a tanti dati su incursioni e incidenti aerei. Ho trovato altri che condividevano la stessa passione, ed iniziai a concentrare la mia attenzione sulla provincia di Cremona, di cui oggi ormai sappiamo tutto”. Cioé? “Conosciamo il numero di bombe sganciate. Ci sono una ventina di punti in cui sono precipitati aerei. In qualche caso abbiamo ritrovato frammenti, come ad esempio a San Bassano. A Spinadesco morì un pilota americano. Contattammo la sua famiglia negli Usa, ed il figlio venne in Italia a vedere il luogo in cui morì il padre. Gli facemmo dono di un frammento del suo aereo”.

Ricche testimonianze che aspettano di essere pubblicate: “Sì, io e il professor Alberti stiamo scrivendo un libro sulle incursioni aeree, dopo aver mappato tutti gli aerei caduti nel cremonese. Qui non sono mai stati ritrovati resti umani, ci è capitato invece in quattro casi fuori provincia, l’ultimo appunto nel padovano”. Ci si chiede come sia possibile che un aereo sia inghiottito dal terreno fino a non lasciare traccia. “Questo dipende da dove e come cade. Se precipita di punta e trova terreno morbido può terminare la sua corsa anche qualche metro sotto la superficie”.

Il vostro gruppo ha un sito: “Sì, è aircrashpo.com, e curiosamente è stato fatto dagli americani. Ripeto, ci tengono molto, in fondo gran parte degli aerei che hanno perso si trova qui. Credo che sarebbe bello realizzare un museo anche nella nostra zona per testimoniare quanto accaduto in quei tempi”. Il corpo del tenente Guerrino Bortolani è rimasto parecchi giorni a disposizione del Comune di Bagnoli in attesa delle esequie. “Sappiamo che la famiglia del pilota si trasferì, stiamo ancora cercando i famigliari”. Quel ragazzo di 27 anni era originario di Zocca, nel modenese (comune celebre per aver dato i natali a Vasco Rossi). Prima o poi qualche discendente tornerà in pianura padana per ritrovare le origini, e la sua commozione ripagherà gli sforzi di chi come i tre cremonesi da anni si impegna per togliere dal fango corpi straziati di giovani vite.

L’11 marzo 1944 le Masaf (Mediterranean Allied Strategic Air Force, vale a dire la forza di bombardamento strategico degli Alleati) inviarono in missione ben 490 aerei sui porti della Francia meridionale e sugli scali ferroviari dell’Italia settentrionale. Di questi, 111 B-17 attaccarono lo scalo ferroviario di Padova, e in 7 minuti furono sganciate oltre 300 tonnellate di bombe, che provocarono danni ingenti, distruggendo edifici amministrativi, cisterne, stabilimenti e il ponte ferroviario a nord della stazione. Per contrastarli si alzarono in volo alcuni caccia nemici (ne furono avvistati poco meno di un centinaio), sia della Luftwaffe sia (in numero di 38) del 1° Gruppo Caccia dell’ANR. Gli italiani in particolare persero tre piloti (stesso numero per gli americani, leggermente superiore per i tedeschi), i cui caccia furono abbattuti: quelli del tenente Giovanni Battista Boscutti e del sottotenente Bruno Castellani si schiantarono rispettivamente nei pressi di Correzzola (Padova), e in mare nel Golfo di Venezia. Il terzo era appunto quello del tenente Guerrino Bortolani, che ha rivisto la luce dopo quasi 70 anni. Il corpo di Boscutti fu ritrovato nel 2006. Un quarto caccia italiano fu abbattuto, ma il pilota Andrea Stella riuscì ad atterrare fuori campo, incolume. Il giorno dopo i piloti del 1° Gruppo Caccia protestarono contro il licenziamento (dovuto a contrasti coi gerarchi fascisti) del sottosegretario Ernesto Botto, scrivendo anche a Roberto Farinacci, ma senza esito.

Vanni Raineri

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