Politica

Pd, il sindaco Bonaldi attacca Renzi Ma dalla platea si levano i fischi Duro intervento del primo cittadino di Crema alla direzione del partito

Mentre nel Pd cremonese la tensione resta alle stelle, scoppia il caso Bonaldi. L’intervento del sindaco di Crema alla Direzione Pd del 29 settembre è diventato un caso politico, su scala nazionale. Migliaia le condivisioni del video sui social networks, centinaia i tweet di apprezzamento. Non sono mancate le menzioni su alcuni tra i maggiori quotidiani italiani.  Un discorso, quello del Primo Cittadino, in grado di accattivarsi le simpatie anche di noti militanti del centrodestra.

Ma non esiste discorso politico che non scontenti qualcuno. E quel qualcuno, nel caso della Bonaldi, era seduto in platea, davanti a lei, mentre sfibrava, senza troppi complimenti, la strategia comunicativa e politica di Renzi. “I Comuni sono allo stremo, stritolati da una politica nazionale ancora lontana dall’aver cambiato verso”, bacchetta dal pulpito. E via con una lunga serie di recriminazioni. A partire dagli 80 euro, cavallo di battaglia del Governo Renzi. Ottanta euro che, al Comune di Crema, sono costati 300mila euro in tagli ai trasferimenti.

Un discorso accorato, quello di Stefania Bonaldi. Parole da Primo Cittadino, anzitutto. Di appigli per difendere l’operato renziano ce n’erano. Ce ne sarebbero stati, per una pasionaria renziana. O, almeno, questo in molti credevano fosse, quando il 15 dicembre 2013 entrò nella Direzione Pd. Eppure, il 29 settembre è stata la volta. O la svolta, sarebbe meglio dire. Perché non s’è trattato di un semplice diverbio sui contenuti, ma anche sul modo di proporli. La Bonaldi punta il dito contro “questo avvilente modo di comunicare”, fatto di annunci, promesse da Prima Repubblica, e confessioni che i microfoni sarebbe meglio non raccogliessero. A dare particolarmente fastidio, il virgolettato “li fregherò tutti”, attribuito al Premier e mai rettificato. Questo modo di fare – sbotta il sindaco cremasco – “io non lo sopporto più”. Apriti cielo. Dalla platea giungono i primi borbottii. Brontolii che costringono la Bonaldi ad alzare il tono, quando, dopo il passaggio sull’articolo 18, rinfaccia al partito un “uso sciocco dei supporti digitali”. E con il livello degli attacchi – “assenti ingiustificati il senno e la profondità” – aumenta anche il rumore dei mal di pancia. Qualcuno, addirittura, suggerisce che il tempo dell’intervento fosse esaurito. “Impossibile – risponde lei – perché mi sono cronometrata”.

“La minoranza Pd – conclude la Bonaldi – non vanta statisti del calibro di Denis Verdini…”. Ma per la platea può bastare. Non importa la prosecuzione, per cui “qualche figura autorevole e saggia, tuttavia, può ancora esibirla”. Il sindaco di Crema viene invitata a desistere. E proprio mentre si rassegna – “avevo altre cose da dire, le dirò in un altro momento” – dalla platea, tra i forti malumori, qualche fischio si leva.

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