Altro che chiusura, l'inceneritore dovrà bruciare anche i rifiuti del Sud Italia
Il decreto Sblocca Italia regala agli inceneritori del Nord, tra cui quello di Cremona, i rifiuti del Centro e del Sud. E’ il timore che si sta diffondendo in tutta la Lombardia e su cui l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi ha promesso battaglia, anche a costo di trascinare il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 13 settembre davanti alla Corte Costituzionale. E’ in Lombardia e in Emilia Romagna, infatti, che si trova il maggior numero di impianti e qui potrebbero finire i rifiuti del sud per i quali l’Italia rischia le sanzioni europee. Il passaggio dello Sblocca Italia che ha fatto inorridire la Lombardia è contenuto nell’articolo 35: “Tutti gli impianti, sia esistenti che da realizzare, devono essere autorizzati a saturazione del carico termico, come previsto dall’articolo 15 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n.46. Entro 60 giorni dalla entrata in vigore del presente decreto, per gli impianti esistenti, le Autorità competenti provvedono ad adeguare le autorizzazioni integrate ambientali”.
E più sotto: “Entro 60 giorni dalla entrata in vigore del presente decreto, per gli impianti esistenti, le Autorità competenti provvedono verificare la sussistenza dei requisiti per la loro qualifica di impianti di recupero energetico R1, revisionando in tal senso e nello stesso termine, quando ne ricorrono le condizioni, le autorizzazioni integrate ambientali. (…) Ai sensi del decreto legislativo n.152 del 2006 e successive modificazioni non sussistendo vincoli di bacino per gli impianti di recupero, negli stessi deve essere data priorità al trattamento dei rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale e a saturazione del carico termico, devono essere trattati rifiuti speciali non pericolosi o pericolosi a solo rischio sanitario, adeguando coerentemente le autorizzazioni integrate ambientali alle presenti disposizioni nei termini sopra stabiliti”.
Insomma, niente più bacini regionali per lo smaltimento dei rifiuti ma nazionali, e impianti autorizzati a funzionare a pieno carico. A Brescia, dove si trova il più importante inceneritore lombardo, di proprietà A2A si potrebbe così arrivare dalle 700mila tonnellate annue attuali al milione. Gli altri inceneritori a rischio di vedersi aumentare il carico termico, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera del 15 settembre, sono appunto Cremona, Milano, Sesto, Trezzo d’Adda, Dalmine. Ma ci sono anche gli impianti emiliani (dove si trovano altri 7 inceneritori) e quelli veneti (4 in tutta la Regione).
Il Governo si arroga poteri sostituivi nei confronti delle Regioni che non si adeguassero entro due mesi. Questo significherebbe fare carta straccia del Piano Rifiuti Regionale della Lombardia che aveva indicato proprio l’inceneritore Aem di Cremona come progetto pilota per arrivare allo spegnimento programmato degli impianti più obsoleti. Il sindaco Galimberti ha sempre dichiarato di voler avviare uno studio che porti allo spegnimento dell’impianto entro tre anni dal 2104. L’assessore regionale Terzi, insieme a Maroni, hanno etichettato come follia questa parte del decreto: “un provvedimento altamente ingiusto perché mentre al Nord aumenta la percentuale di raccolta differenziata, altre città del sud come Roma o Napoli continueranno a vivere di rendita, alle spalle di lombardi ed emiliani”.
g.b.
© RIPRODUZIONE RISERVATA