Ritardo di 45 minuti sulla Mn-Cr-Mi ma per Trenord 'è tutto regolare'
Ben 45 minuti di ritardo sulla Mantova-Cremona-Milano. Il solito treno 2650 delle 6.41 (da Mantova), che buona parte dei pendolari cremonesi prende verso 7.30, il cui arrivo è normalmente previsto per le 8.40 a Milano, è arrivato invece alle 9.24. Molte le proteste sui social network, soprattutto a fronte del fatto che invece Trenord, sul suo sito, scriveva “circolazione regolare su tutta la linea”. “40 minuti di ritardo per loro è regolare?” scrive una pendolare arrabbiata. “Il solito schifo – risponde un altro -. Ieri sera anche il treno per Mantova delle 20.30 aveva 40 minuti di ritardo”.
Sui social con l’inizio di settembre sono ricominciate le proteste da parte dei pendolari cremonesi per i continui disservizi. Compreso il rifiuto, ricevuto da un pendolare, di rimborso dell’abbonamento per ” mancato rispetto dell’indice di affidabilità” in quanto “la tratta da lei utilizzata, Milano-Gazzo Pieve San Giacomo, non ha superato, nel periodo di validità del suo abbonamento, la soglia utile per aver diritto all’idennizzo”. Una situazione che ha creato un dibattito piuttosto acceso su Facebook. E c’è chi torna a proporre di smettere di acquistare l’abbonamento. “Dovremmo fare uno sciopero dell’abbonamento, non acquistando quello di ottobre e continuando a mostrare quello di settembre” scrivono sul social.
Si preannuncia dunque un autunno caldo per il pendolarismo cremonese. Starà ai comitati, ora, decidere cosa fare. Ma intanto c’è chi fa delle proposte concrete, attraverso una lettera in cui si chiede alle istituzioni di riflettere sulla situazione. “Cremona non può permettersi di perdere i propri contatti con i territori limitrofi, soprattutto in un periodo come questo in cui la nostra città non riesce a soddisfare il bisogno di lavoro dei giovani cremonesi e delle persone senza occupazione – scrive Andrea, storico pendolare della Mantova-Cremona-Milano -. Avere trasporti efficienti con Milano, Parma, Piacenza e Brescia deve essere una priorità per le Istituzioni chiamare a supportare le necessità della collettività”.
La proposta parte da una riflessione: “lo scopo di una società di trasporti non dovrebbe essere quello di spostare un “materiale rotabile” da un posto A a un posto B, ma quello di spostare “i fruitori del servizio” da un posto A a un posto B – si legge nella lettera -. Questa premessa serve per fare in modo che vi sia la consapevolezza che un convoglio pieno di pendolari non può essere bloccato per aspettare e far passarne vuoto (deve avvenire il contrario)”.
Sarebbe utile, si legge ancora nella missiva, “non perdere l’occasione connessa all’idea di collegare Cremona con i capoluoghi vicini, almeno pianificando dei periodi di sperimentazione (es. una corsa al mattina ed una al pomeriggio nelle tratte: CR-Fidenza-PR; CR-BS; CR-LO-MI; CR-MN; CR- PC). Questa proposta non lederebbe alcun diritto acquisito da parte dei pendolari delle fermate dei paesi e paesini minori, dato che riguarderebbe solo due corse al giorno e partirebbe come sperimentazione. In ogni caso, occorrerebbe anche quantificare l’effettiva fruizione da parte di utenti delle stazioni minori (eventualmente razionalizzando le risorse sulla base delle effettive necessità). Questa sperimentazione compenserebbe in parte i disagi dovuti dalla paventata prossima sostituzione dei convogli elettrici con quelli diesel”.
Infine la proposta verte su una maggiore informatizzazione delle linee: “Tramite sito web o app sarebbe utile avere la mappatura dei bisogni dei pendolari, in modo da sondare le fasce maggiormente utilizzate, evitando sprechi – evidenzia la lettera -. Si ricorda che ogni pendolare possiede smartphone adatti a questo scopo. Queste proposte rispondono alle esigenze di lavoratori e studenti. Eventuali condizioni ostative (da parte di Enti, Istituzioni o fornitori di servizi) dovrebbero essere rese note in maniera esplicita ai cittadini, in modo da trarne le conseguenze”.
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