Cronaca

Pizzetti: 'Salviamo il tribunale con la mobilità nel pubblico impiego'

Nella foto, da sinistra il senatore Pizzetti, il sindaco Galimberti, la presidente Marini, l’avvocato Giovanni Gagliardi e la dirigente del tribunale Laura Poli

Si muove anche la politica per cercare di salvare il tribunale di Cremona dal collasso dovuto al problema della carenza di personale amministrativo. Il sottosegretario per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti ha risposto al grido d’allarme del presidente del tribunale Ines Marini che già nel mese di luglio, in un incontro con il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, aveva parlato di un “problema urgentissimo”. Oggi Pizzetti, insieme al primo cittadino e all’avvocato Giovanni Gagliardi, consigliere comunale del Pd, ha partecipato ad un incontro con la presidente Marini che ha illustrato la situazione critica in cui versa il palazzo di giustizia cremonese, sia in seguito all’accorpamento, che ha comportato un numero maggiore di cause, sia riguardo ai quindici dipendenti che hanno presentato domanda di trasferimento, dodici dei quali per coprire altrettanti posti a Lodi, con il rischio di ridurre ancora di più l’organico attuale.

“Bisogna evitare che ci si imbatta in una condizione in cui c’è chi va e non c’è chi arriva”, ha detto il senatore Pizzetti al termine dell’incontro, durato un’ora. “Altrimenti il tribunale, da eccellenza quale è ora, andrebbe incontro ad un depauperamento”. Pizzetti ha aggiunto che il problema andrà affrontato su due livelli: il primo, specifico sul palazzo di giustizia di Cremona, toccato dall’accorpamento. “Un accorpamento riuscito”, ha tenuto a precisare il senatore, che ha ricordato che su 30 tribunali, 27 hanno avuto problemi, a differenza di Cremona”. “Bisogna fare in modo”, ha continuato Pizzetti, “che i trasferimenti vengano concessi nel momento in cui ci sono le sostituzioni”. Per quanto riguarda il secondo livello, invece, “bisogna operare nelle mobilità sulle pubbliche amministrazioni: andranno quindi confrontate le qualifiche scoperte nei diversi comparti”. Un’indagine che porteranno avanti già da domani l’avvocato Gagliardi e la dirigente del tribunale Laura Poli. Pizzetti, infine, ha promesso che del problema tribunale parlerà con i ministeri della Pubblica Amministrazione e degli affari regionali e anche con il ministro della Giustizia Andrea Orlando per “fare un focus sulla situazione cremonese”.

Da parte sua, il sindaco Galimberti, destinatario a luglio, insieme al sottosegretario di Stato presso il Ministero della Giustizia, Cosimo Ferri, di una lettera scritta dalla presidente Marini proprio sulla questione organico, ha ribadito che l’impegno e l’interesse da parte del Comune non mancheranno. “Il Comune c’è. Riconosce l’ottimo lavoro svolto dal tribunale, anche nella difficile fase di accorpamento, e riconosce la sua importanza per tutto il territorio. Noi, come Comune, abbiamo favorito il contatto tra Enti diversi, base da cui partire per costruire un percorso condiviso a due livelli: un livello specifico per la situazione cremonese e un livello più generale di mobilità che sfrutti la legge Delrio”.

In merito alla situazione del palazzo di giustizia, è intervenuto anche tutto il personale degli uffici giudiziari di Cremona che ha scritto una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Renzi, al ministro della Giustizia e al ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia: “Nel corso di questi ultimi 15 anni”, si legge, “sono state introdotte numerose riforme al sistema Giustizia senza successo: anzi, dai principali indicatori (tempi medi delle cause, numero procedimenti pendenti), la situazione è addirittura peggiorata (ormai si contano circa 9 milioni di processi civili e penali pendenti). Sono stati aumentati considerevolmente i contributi unificati, sono stati banditi diversi concorsi per magistrati che hanno preso servizio nelle varie sedi d’Italia, in particolare quelle maggiormente scoperte d’organico, riorganizzata la geografia giudiziaria, introdotto il processo civile telematico. Eppure, nessun risultato tangibile è stato riscontrato per quanto riguarda i tempi medi dei processi. Anzi, a ben vedere, se ancora oggi il sistema giudiziario ha retto l’ondata delle mille e poco ragionate riforme, lo si deve solo allo spirito di servizio del personale amministrativo e tecnico del ministero della Giustizia che a testa bassa ha subito ed assimilato le riforme di volta in volta introdotte cercando con il massimo sforzo di far funzionare la macchina giudiziaria. Recentemente, dopo un lungo letargo, si sta tornando a parlare di politiche del personale al ministero della Giustizia, rimasto ormai a circa 37.000 unità e con vacanze di organico di circa 8.000 unità complessive. Mobilità obbligatoria e volontaria in entrata, comandi, stage, volontari, ausiliari del giudice per smaltire l’arretrato: strumenti che hanno una loro utilità ma solo se calati in un quadro sistematico ed organizzativo. Il punto di partenza non può che essere prima di tutto la valorizzazione del personale giudiziario interno. Come ? Attraverso una riqualificazione giuridica che non ha solo un valore economico, ma soprattutto motivazionale, in quanto da anni tutto il personale giudiziario svolge nelle proprie sedi compiti che vanno ben oltre il proprio profilo professionale. Con la riqualificazione del personale si avrebbero forze fresche e competenti per poter fronteggiare compiti che hanno bisogno di mandato formale (il cosiddetto potere di firma) per essere espletati in tempi rapidi. Solamente dopo questo processo si potrà pensare ad introdurre la mobilità in entrata ed anche nuovi concorsi per assicurare all’amministrazione giudiziaria anche un investimento in risorse umane per fronteggiare il futuro. Si valorizza altresì il personale amministrativo attraverso una reale e vera premialità a coloro che si distinguono per qualità, professionalità ed impegno: tale possibilità è al momento preclusa causa una mancata alimentazione del Fondo Unico di Amministrazione destinato a tale scopo. Per questo oggi è il momento giusto: recentemente è stato approntato anche lo schema di DPR che riorganizza l’intero ministero della Giustizia, e pertanto ciò costituisce lo strumento legislativo che consente di superare anche quegli scogli formali di cui all’art.97 della Costituzione”.

Sara Pizzorni

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