Cronaca

Cura sospesa perché troppo cara L'ospedale di Cremona nel 'caso Avastin'

E’ transitata anche da Cremona, e più precisamente dal reparto di Oculistica dell’ospedale Maggiore, la vicenda delle multinazionali del farmaco multate dall’Antitrust per 180 milioni di euro, per essersi accordate sulla non commercializzazione di un medicinale più economico per la cura della maculopatia degenerativa senile della retina, malattia che colpisce molti anziani e può portare alla cecità. Una multa arrivata a seguito di una denuncia sporta da Altroconsumo (associazione di tutela dei consumatori) sulla base di una segnalazione in particolare, quella di Cristina Flisi, residente a Canneto sull’Oglio, che negli ultimi anni ha accompagnato la madre, Rosa Beduschi, di 79 anni,  nell’odissea dei farmaci Avastin e Lucentis. In breve: nel 2012 l’Aifa (agenzia italiana del farmaco) ha deciso di escludere l’Avastin (nato come antitumorale, ma efficace per rallentare la malattia dell’occhio)  dalla lista dei prodotti utilizzabili anche per casi non specificati nel bugiardino, i cosiddetti “off label”. Al suo posto è stato inserito il Lucentis che però, dato l’enorme costo, è stato autorizzato dal Servizio Sanitario Nazionale con sempre meno frequenza. Per dare un ordine di idee: cura con Avastin 60 euro, con Lucentis 120o.  Il farmaco viene somministrato attraverso iniezioni oculari che richiedono un ricovero in day hospital; il paziente deve recarsi nuovamente in ambulatorio il giorno dopo per un controllo. Molti oculisti (ma non tutti, anzi alcuni hanno contribuito a sollevare il caso) hanno iniziato a non prescriverlo più e gli ambulatori ospedalieri pubblici a negare la prestazione anche nel mezzo del ciclo di cure. E’ così che la signora Beduschi, che dopo aver iniziato le iniezioni al San Raffaele di Milano nel 2010, era stata indirizzata al più vicino  ospedale di Cremona, un bel giorno si è sentita dire che da quel momento la cura era terminata. “Per mia madre, che ha altri problemi di salute, è stato un choc”, afferma Cristina Flisi. “Quel giorno – eravamo più o meno a settembre 2012 – era stata accompagnata a Cremona dal gruppo di volontari del paese. Quando è tornata indietro era in lacrime, oltre che confusa perchè non le era chiaro il motivo della sospensione della cura. Ci si può immaginare lo stato d’animo di una persona malata, che ha quasi completamente perduto l’uso della vista, a cui viene negata di punto in bianco una cura che le aveva ridato speranza e aveva consentito di recuperare alcune diottrie. A Cremona è stata respinta in malo modo, le hanno detto: ‘Qui noi non lo facciamo, provate a vedere da qualche altra parte’. In quel momento la cosa più urgente per me era trovare un altro ospedale, perchè se passa troppo tempo tra una puntura e l’altra (il ciclo di cure prevede tre iniezioni a distanza di 40 giorni l’una dall’altra), il rischio è che si formi troppo liquido e l’effetto  risulta inefficace. C0sì ci siamo rivolti al Carlo Poma di Mantova, dove abbiamo fatto una – due punture e poi ci hanno detto che l’ospedale di Asola, a soli 12 km da casa nostra sarebbe stato più comodo per noi”. Qui le iniezioni non sono neppure iniziate. Ora, afferma Flisi “solo grazie alle pressioni dell’avvocato di Altroconsumo siamo riusciti a riottenere  le iniezioni a Mantova, ma non è stato facile. E soprattutto ci sono molti pazienti che non hanno avuto la nostra stessa perseveranza e semplicemente hanno smesso di farsi curare. Questo per me è inaccettabile”.

Una situazione quindi che per molti pazienti non sembra essere arrivata al lieto fine, nonostante da maggio l’Avastin sia tornato nella lista dei farmaci a carico del sistema sanitario nazionale. “Dopo la multa dell’Antitrust – affermano i legali di Altroconsumo – abbiamo  chiesto ed ottenuto da Aifa che Avastin fosse reinserito nella lista dei farmaci autorizzati (legge n. 648 del 1996) e usato nelle strutture ospedaliere, a vantaggio della salute dei pazienti e delle casse del Servizio sanitario nazionale.  Quanto esposto nella nostra diffida ad Aifa era stato confermato dal più alto organo scientifico in materia di salute, il Consiglio Superiore della Sanità, che ha certificato come i farmaci Avastin e Lucentis ‘non presentano differenze statisticamente significative dal punto di vista dell’efficacia e della sicurezza nella terapia della degenerazione maculare senile’”.

Giuliana Biagi

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